sabato 29 marzo 2008

Diario di un curatore di campagna - 8

Ottavo giorno
Inglobati da Forza Italia. Ecco cosa sta accadendo. Lentamente, come un blob azzurro e minaccioso il forzismo si avvicina e fagocita tutto ciò che incontra. Nella sua melma turchese ha cominciato a smembrare Alleanza Nazionale. Come il secolarismo col Cattolicesimo, come i barbari con l’Impero Romano, come la Cina con il Tibet, come l’immondizia sopra la Campania, l’ondata di Forza Milan sta inglobando l’ormai sempre più debole fiammella della svolta di Fiuggi.

C’era chi l’aveva ampiamente previsto. C’era chi sosteneva che, invece, An con il suo radicamento territoriale, valoriale, organizzativo avrebbe conquistato il fiero vincitore. In realtà il partito del Cavaliere sta dominando con la superiorità economica. Dove arrivano i gadgets? A Forza Italia. Chi si frega i gadgets? Forza Italia. Chi si preoccupa di attaccare i manifesti? Forza Italia. Chi paga gli eventi? Forza Italia. Chi deve telefonare per accordarsi? Forza Italia… no, AN. A voi sembrerà una cosa da poco. Falso. Svuotando di significato le sedi territoriali di Alleanza Nazionale, il partito di Berlusconi ha cominciato a depotenziarle.

A parte tutto questo i candidati di Fi e di An cominciano a girare insieme come carabinieri. Le cene si devono fare in comune per quanto possibile. I comunicati stampa, invece, si fanno separati: se contate che inseriscano i nomi dei vostri negli eventi che vengono segnalati state freschi. In ogni caso poco importa.

Una cosa poi mi ha lasciato di stucco circa i poteri soprannaturali degli alleati azzurri. Bonaiuti mandava via e-mail ai membri, funzionari, lavoratori, operai, sguatteri, imbianchini, donne delle pulizie di Forza Milan un quaderno con la raccolta degli interventi significativi e le cose da dire. Una sorta di massimario che può essere visto sia come la Sacra Bibbia del forzista, sia come la guida “Cosa dire ai testimoni di Geova quando cercano di minare la vostra fede”. In ogni caso, seppur triste, è abbastanza utile. Ebbene, da qualche giorno è cominciato ad arrivare anche a me. Ed è una cosa stupefacente perché io non ho mai dato la mia e-mail né al loro, né al mio, né al nostro partito. Ma chi c… gliel’ha dato?

Forza Italia in questo progetto di fusione (come la fusione Alitalia-Air France) fa un po’ la parte del leone anche per un’altra ragione. Come mi spiegava il loro presidente provinciale la formazione politica di via dell’Umiltà è abituata a ragionare con culture estremamente diverse: liberale, socialista, democristiana, piduista (oooops… dai, scherzo!). Alleanza Nazionale invece, come partito erede dell’MSI, non riusciva a gestire neppure le beghe degli ex fascisti con gli ex ex fascisti (Storace litigò con Alemanno, la Mussolini si era incavolata con Fini… gli ex Dc invece sembravano molto più a loro agio in ogni situazione). E’ evidente che se domani Berlusconi dirà di mettersi tutti in cerchio intorno alla foto del Duce e di orinarci sopra i problemi nascerebbero da alcuni ex aenninini. I forzisti invece temo che, di fronte ad un ordine espresso di Silvio, non avrebbero alcuna perplessità neppure di fronte all’immagine di alcuni stretti familiari (la stessa idea che Bondi possa dire di no al roveto ardente di Palazzo Graziali è presentato dal dizionario sotto il nome di ossimoro). Insomma, quando verranno le dispute teologiche, si sa dove spunteranno gli albigesi. Già qualche lamentela c’è e si sa. E’ già arrivata disposizione che venga repressa, ma se l’ordine necessita di lungo esercizio, la venerazione è qualcosa che si acquisisce per fede.

Pregate Silvio perché i vostri dubbi vengano fugati, pregate per la stabilità al Senato, per la cordata italiana, pregate gli Angeli, gli Arcangeli i Troni e le Dominazioni. Non ci indurre in tentazione. Amen.

venerdì 28 marzo 2008

Diario di un curatore di campagna - 7

Settimo giorno (quando anche Dio si riposò)

I lati piacevoli di un lavoro come il mio ci sono. A forza di parlare male della politica (anche se ho sempre precisato che le mie critiche vanno rivolte alle svolte bipartitiche e deideologizzate dei tempi moderni) va a finire che mi chiederete perché mi occupo ancora di partiti e istituzioni. Risposta: per giorni come quello appena trascorso.
Mi hanno nominato cavaliere del lavoro? Mi hanno garantito un incarico al ministero della Funzione Pubblica? No. Semplicemente oggi, con l’assenza del candidato, un tipo ha portato un salame in ufficio e ce lo siamo sbranato come poteva fare un leone con un Cristiano (Allam). Quei vecchi sapori di una volta, quei bivacchi in cui si discorreva ancora di idee di fronte ad un bicchiere di merlot!
Lo so, lo so, sono un nostalgico. Come darvi torto? Non avrei scelto AN se no. Solo che non sono della stirpe di Ciarrapico o della Mussolini. Mi piacerebbe essere un fascista tipo Almirante. Ma anche un comunista tipo Berlinguer se preferite. Mai ministro, sempre una brava persona. O forse no.
In ogni caso oggi sono rimasto molto scosso. Ho fatto il test proposto da Repubblica che dovrebbe indicarvi la vostra collocazione politica. Sull’asse delle ascisse ci sono i due idealtipi conservatore-progressista, su quello delle ordinate laico-confessionale. Sono più che felice di esser capitato in un quadrante dove non c’è nessuno, ma ciò che mi lascia basito è che (pur avendolo ripetuto due volte) sono stato piazzato nel quadrante progressista-confessionale. Cioè? Sarei una sorta di Binetti? Eppoi devo capire: in caso di risposta affermativa alla domanda se credo nel concetto di Padania, dove si sarebbe dovuto spostare il mio segnalino? E se fossi stato d’accordo sulla flat tax sarei balzato nel riquadro conservatore? Cari amici di Repubblica, o io non ho capito proprio nulla su di me e devo cominciare ad interrogarmi sul senso profondo della vita in mezzo a questo casino di vortici di galassie o voi avete fatto questo test con la stessa accuratezza che usa SWG nel fare i sondaggi.
Come si vede da queste riflessioni oggi ho lavorato duro. Da domani, però, finisce la pacchia. Già nella mattinata devo inviare un comunicato cattivo cattivo contro Uolter. Ma per oggi va bene così.






giovedì 27 marzo 2008

Diario di un curatore di campagna - 6

Sesto giorno
Ragazzi miei ma non è che stiamo prendendoci un po’ gusto a farci prendere a bastonate dagli spagnoli? Lo so, sono bastonate abbastanza leggere, ma uno torna dal lavoro e, in un tempo di declino, vorrebbe che almeno la Nazionale lo divertisse un po’. Mai avrei pensato che a tratti sarebbe stata più gustosa una puntata de L’infedele con –udite udite- Tremonti piuttosto che l’Italia di Donandoni. Come a dire: se a vostra moglie piace picchiare, meglio diventare masochisti. D’altra parte la politica fatta o vista diventa sempre meno appassionante.

Una campagna elettorale sciapetta serve soltanto a rinfocolare i vecchi vizi di federazione. Colpi bassi, qualche spiata, soliti pettegolezzi. Gente che cerca di accoltellarti da tutte le parti e non capisci il perché, trame di basso livello, piccoli giochetti da bottegai di provincia. Signori miei, ho uno stipendio oggettivamente basso, non ho un incarico politico vero e proprio, non ho un cda, non ho un circolo né un iscritto (non sono convinto di esserlo neppure io). Vuole proprio dire che siete morti di fame se cercate di portarmi via la sedia da sotto il sedere. Ma se me lo chiedete esplicitamente ve la cedo volentieri!

Vabbè, parlo di qualcosa che chiunque abbia fatto un minimo di politica conosce bene, quindi non serve che scenda nei dettagli. Solo che ormai sembra che anche chi ha un tozzo di pane sia una minaccia. E non è neppure la guerra tra poveri. E’ proprio il ricco che cerca più accanitamente di farti le scarpe per portarti via anche foglia di fico che ti rimane a coprire le pudenda! E dopo torni a casa e non gioca bene neppure la Nazionale! Contro la Spagna, poi! Ma ditemelo: volete portarmi alla santità?

Nel frattempo cari Pidiellini nordici vi do una notizia: i vostri leader non li vedrete più. Berlusconi è troppo impegnato a fare le cordate per andarsene a zonzo per le regioni sicure. Questo lusso lasciatelo a Uolter che ha tempo da perdere. Bastava vederlo in Sicilia in una saletta dell’oratorio neppure troppo gremita, vicino ad un’affascinante Finocchiaro. Sembrava un po’ meno in forma… il tono era lo stesso, ma si nota proprio che somatizza.. C’è chi ha tempo di andare a fare il turista alla Valle dei Templi e chi deve fare le cose serie. Ormai Berlusconi ha capito che l’unico modo per salvare l’Italia è cominciare a rimetterci del suo. Forse è per questo motivo che ha detto che questa è la sua ultima campagna elettorale. Quando comincerà a gettare banconote dall’elicottero, forse sarà il momento in cui mi convincerà a votarlo con entusiasmo.

martedì 25 marzo 2008

Diario di un curatore di campagna - 5

Quinto giorno
Chi mi conosce sa quanto sono scettico all’idea di votare por el Pueblo e sa che questa persistente perplessità non deriva dalla simpatia mica eccessiva che la figura di Berlusconi mi ispira né dall’irritazione per il caravanserraglio che il Cavaliere trascina con sé. Non mi piace il Pdl. Mi limiterò a dire che le facce nuove che sono costretto a vedere al lavoro non mi piacciono. Almeno non tutte.

Certo che però anche dall’altra parte sono proprio messi male! Guardavo Ballarò e studiavo l’arroganza di Colaninno, pensavo all’unto che circonda Calearo e non è che mi vengano queste grandi tentazioni! Anzi… le candidature di questi signori mi danno (e sono di destra!) un po’ di voltastomaco. Sono un indeciso, mi sento un precario insoddisfatto, un lavoratore flessibile della politica. Uno di quei pochi sfigati che non riesce ad avere il pelo sullo stomaco per lucrarci qualche lira. Stipendio da morto di fame, famiglia povera. Una preda ideale per la sinistra. E infatti comincia a conquistarmi (pensate!) Bertinotti. Sì! Voglio i contributi pure io! Voglio un salario al livello dei compagni greci o spagnoli che –l’ho scoperto stasera al TG5- prendono più di me dei miei simili. I greci!

Cari Pid(u)isti, se perdete uno scontento come me ora è meglio che chiudete baracca ed emigrate. Ma come? Un infiltrato Pidiellino che ogni giorno deve sopportare angherie di ogni genere da parte di gente che, col diploma (e non dico quale), può vantare la forza politica conferitagli da 100 tessere pagate di tasca propria o da un consiglio d’amministrazione di un ente di secondo grado. Una persona di media cultura che china la testa e si vende alla sottocultura un tanto al chilo per sopravvivere, sapendo che la pecunia non olet. E vi fate perdere un’occasione così?

Diceva Guareschi che nella cabina elettorale Dio vi vede, Stalin no. Ma perdonate… io stavolta, se dovessi scegliere solo basandomi sulle politiche del lavoro, preferirei il compagno Fausto. Se no faccio la X su Berlusconi: se devo votare per gli industriali preferisco scegliere l’originale.

giovedì 20 marzo 2008

Diario di un curatore di campagna - 4

Quarto giorno
La giornata è partita tranquilla e piena d’ottimismo. Gli uccellini cantano nel cielo blu, il sole splende sfavillante sussurrando alle campagne tenere promesse di una favolosa primavera. Sulla superstrada non ci sono autovelox, ho imparato i luoghi dove posteggiare, nessuno mi ha chiamato per rimproverarmi il ritardo di 10 minuti.

In macchina telefono alla Telecom:
(voce automatica) -digiti il numero della sua linea seguito dal tasto cancelletto
-Sì pronto, ho sempre un problema con la linea. Mi ha chiesto il tecnico di ricontrollare presso di voi se avete cambiato configurazione di ip, dsn, dns o come cavolo si chiama. Lei che dice?
-Dico che è ora di mandare a casa Prodi
-Scusi, con chi parlo?
-Eh, con chi parli, con chi parli… cosa facciamo per mandare a casa sti criminali?>
-Ma parlo con la Telecom?
-Eh, vediamo di risolverlo sto problema
-Scusi, parlo con la Telecom
-Sì, la sede di Mestre
-Ah…. Voti a destra suppongo…
-Sì, semo tuti de destra chi
-Bene, allora fatemi il favore di risolvere sta faccenda se no col cazzo che facciamo campagna elettorale. Ci state boicottando. Dopo vi cuccate Veltroni.
-Non te preocupare, risolvemo, risolvemo
A mezzogiorno non si era risolto nulla. Telefono ad un altro tecnico.
-Guardi… devo mandare gli inviti di un convegno, un articolo di giornale, un comunicato… la prego, sono disperato.
-Passo tra un quarto d’ora. Va bene?
-Tra un quarto d’ora, all’una, all’una e mezza. Quando vuole lei. Solo che me la deve risolvere sto problema… sono tre giorni. Siamo in campagna elettorale. La telecom dice che è colpa del router, i tecnici che è colpa della telecom. Il router ha imparato a parlare e piange con me.
-Ok. Ma è colpa della telecom. Sono in sette che hanno lo stesso problema.
-Guardi, venga. Io non ne voglio più sapere niente. L’aspetto.
Ore 16: internet funziona. Il tecnico non vuole essere pagato:

La morale? Non importa per chi votano: la colpa non è del router, né dei loro tecnici, né dei vostri, né dei centralinisti. La colpa non è neppure vostra, né di vostra madre (nonostante quello che provino subdolamente a mettervi in testa). La colpa è sempre della Telecom, di chi prende le decisioni, del poco celato disprezzo per quel rompipalle del cliente. Non mi importa davvero per chi voti sta gente. Spero che in caso di urgenza cerchino di comunicare coi loro telefoni.

Diario di un curatore di campagna - 3

Terzo giorno
La giornata comincia dalla mattina. Un lavoro come un altro. Si prende la macchina e ci si avvia. C'è però una differenza rispetto alle altre giornate romane: il traffico. In una cittadina del nord l'auto può essere molto più stressante che nella capitale. Ogni strada è un attentato: autovelox ovunque, infrared o come cavoli si chiamano ad ogni semaforo. Una calma e un ordine esasperante, a volte pericoloso. Nel frattempo telefonano: come mai non arrivi? Cerchi l'unico parcheggio che non sia a pagamento in un luogo dove nel medioevo era pieno contado. Ti affretti poi a piedi verso il centro città dove sorge la federazione.

Problemi logistici: internet non funziona. Già prima non andava tanto bene, ma cede di schianto non appena devi occupartene tu. Chiami la telecom: la linea è ripristinata, è colpa del router. Cambi router, non identifica la linea. Chiami un altro tecnico che ti dice di richiamare la telecom. Telefoni al 191 alle 18.31 e naturalmente il servizio terminava alle 18.30. Voi chi strozzereste? Rimpiangi i tecnici della Camera: l'ufficio assistenza computer fissi, l'ufficio assistenza computer portatili, il servizio informatica e la gestione delle reti. Rimpiangi la macchina da scrivere, la penna stilografica, il piccione viaggiatore ed il tamtam.

Ci sono da preparare i permessi per la prefettura, le comunicazioni a sindaci e questura, gli accordi con Forza Italia per riempire gli spazi elettorali. E ancora: riscrivere la lettera agli iscritti (sai fare di meglio! Sì, quando si è ispirati si fanno miracoli). Vi prego, sopprimetemi! Abbiate pietà!

Dopo un intervista con un direttore di giornale di provincia ho capito che la vita è difficile per tutti, soprattutto se c'è un sacco di gente a cui dover stare simpatici. C'è qualche iscritto che riesce meglio, c'è il presidente provinciale di azione giovani che ci riesce particolarmente peggio. Non è che ci siano draghi di disponibilità (a meno che non sia la tua). Ma così va la vita, al Pueblo.

mercoledì 19 marzo 2008

PS Sul pirata della strada di Roma

Ma a nessuno è passato per la testa che quel minorato che ha investito due ragazze sulle strisce a Roma, certo Friedrich Vernarelli, fosse così disinvolto proprio perchè aveva il padre vigile urbano? Mi spiego meglio. Si sa che i vigili a Roma tra loro la multa non se la danno mai e che le tolgono agli amici... figuriamoci ai figli. Non credo che papi, ex vigile ed ex Presidente del XVII municipio, di multe per la guida spericolata del figlio ne abbia pagate tante. Non c'è cricca peggiore a Roma di quella degli urbani. Mi spiace che neppure stavolta sta gente paghi. Anzi! Il padre a giustificare il figlioletto in ogni dove. Che vergogna! Se uno lascia la macchina sulle strisce blu e va a cambiare una banconota è capacissimo di trovare la multa al ritorno. Questa è la Roma di Veltroni (per risolvere l'emergenza traffico 1000 vigili in più, come se un vigile riducesse le macchine in circolazione)

DIARIO DI UN CURATORE DI CAMPAGNA - 2

Secondo giorno
Il secondo giorno è sempre e inevitabilmente peggiore del primo: si esaurisce l'effetto novità, e lo sbandamento dello scolaretto diviene il duro macigno, il supplizio di Tantalo che prende forma e sostanza, l'aquila di Prometeo che strappa il fegato che si ricostituisce giorno dopo giorno.

E così comincia il pellegrinaggio al Divino Amore. Duemila anni di storia e le folle di clientes alla porta (tutti molto amici del Presidente o del candiato, certo più amici di te) sono sempre le stesse. In campagna elettorale c'è la moltiplicazione dei pani, dei pesci e anche delle brioches. Tu sei al servizio di tutti, servus servorum Dei. E guai a dire di no! Me l'ha detto il candidato di contattarla... noi siamo amici da quando andavamo a fregare le ciliegie sugli alberi nel 39.

Sul versante Forza Italia oggi si è avuta la conferma che i nuovi compagni di partito hanno fatto sparire penne, uova di Pasqua (summa iniuria!) e magliette. Niente profumo della libertà. Le nostre spie hanno fatto giungere dispacci, i nostri esploratori hanno identificato il nascondiglio in cui si cela la refurtiva. Nel frattempo, onde rimarcare la concordia che regna sovrana, sto sforzando la mia fantasia nello scrivere una lettera agli iscritti cercando di spiegare perchè dovrebbero continuare a votarci. Mi sono incartato nel momento in cui dovevo parlare del nostro elettorato di riferimento, che non è più quello conservatore, quello di destra: ora il nostro partito vuole parlare a fasce più ampie dell'elettorato. Socialisti, ex democristiani, conservatori ma anche riformisti, liberali e monarchici... certo che non ha molto senso.... aiutatemi... liberali, no... moderati? Ok, moderati. Un partito nuovo che si rivolge a tutti i moderati. Come? Chi sono i moderati? Non chiedetelo a me. Moderato è l'aggettivo che accanto a supercalifragilistichespiralidoso serve peggio a descrivermi.

Le tappe di domani saranno: andare in prefettura per l'autorizzazione a usare l'altoparlante sulla macchina (ah, il marketing moderno!), andare a Forza Italia per un cordiale scambio d'opinioni sulla spartizione dei gadget e l'affissione dei manifesti negli spazi dedicati, la riattivazione del sito internet del candidato. La fondazione del Pueblo continua.

martedì 18 marzo 2008

DIARIO DI UN CURATORE DI CAMPAGNA - 1

Primo giorno
Dopo le riunioni preliminari si comincia. Siamo ai confini dell’impero ad evangelizzare le masse colla nuova buona novella del Popolo eletto. El Pueblo, come lo chiamo io.

Nella federazione di Alleanza Nazionale sono arrivate le nuove leve e io sono il responsabile. Ruolo cui avrei rinunciato volentieri: non sono mandatario (il padre economo), né quello che assume, licenzia o dispensa. Quindi sono sostanzialmente il capro espiatorio di questo Giubileo anticipato.

Si registrano nel Pueblo provinciale alcuni malumori. La concordia tra An e Forza Italia è paragonabile a quella che regnava tra Roma e Cartagine ai tempi in cui Annibale scorazzava sulla Pedemontana di Bossi a dorso di elefante. I gadget sono arrivati alla sede di Forza Italia e a noi hanno dato 10 kg di caramelle col logo di Berlusconi Presidente e qualche volantino. Non pervenuti gli oggetti più sfiziosi come penne e varie ed eventuali (io ricordo un ottimo profumo della libertà della scorsa tornata ma non saprò mai seè stato replicato). Il resto “è già stato distribuito”. Dove? A chi?

Toccante lo spirito di comunanza. Tutti hanno paura di fare le manifestazioni in comune: poi loro rimorchiano i nostri e in quella parte della provincia noi stiamo con la sinistra e loro stanno all’opposizione. Ma non ci siamo mai amati così tanto! Tutti si salutano e si fanno battute le più stronze possibili (mentre arrancavamo sotto 10 kg di caramelle, un amico di Forza Italia ci ha dato molto gentilmente dei “ciucciamentine”).

Si cerca di dare una mano quando questa può nuocere (“perché non vi prendete questi 60 kg di volantini? Ah, l’ascensore è rotto”) e ci si incaponisce sulle cose marginali pur di fare scontenti gli altri (il nostro sindaco non può venire: è impegnato tutta la notte alla presentazione di un libro. Bisogna rimandare)

Voi direte… quando mai non si è fatto? Ma stavolta è questo impegno a costruire il nuovo soggetto che diventa divertente: ci si fonde con la stessa gioia che potrebbero adottare due falangi macedoni scagliandosi l’una contro l’altra. El Pueblo unido jamas sera vencido!

sabato 15 marzo 2008

Perla Pavoncello: l'ineffabile leggerezza della rappresentanza

Sono esterrefatto. Sfatto, matto, strafatto. Esatto: una sorta di follia mistica, di rapimento estatico. Preso dalle convulsioni come una Pizia. Riporto dal Corriere. “Dopo la battuta di Berlusconi sui precari e le polemiche che ne sono seguite, ecco un colpo di scena: Gianni Alemanno, candidato a sindaco di Roma, annuncia che Perla Pavoncello (la precaria cui il Cavaliere aveva consigliato di sposare "suo figlio o comunque un milionario") sarà candidata per il Pdl nelle liste del Comune di Roma.” Eh?

Ormai davvero abbiamo deciso di prendere tutto come una burletta? Io faccio le bolle con la saliva: mi candidate? Questa ragazza fa una domanda in tv (neppure troppo brillante o innovativa) e siccome Berlusconi le risponde in modo umoristico e lei non se la prende va candidata? Che volete dimostrare? Che lo stoicismo paga?

Ora che requisito possiamo adottare per le prossime candidature? Una gara di rutti? Una gara di tiro a freccette? Una corsa coi sacchi? Oppure possiamo scegliere il caso più umano, quello che si presenta col cappello più buffo. Voglio una rappresentanza equa dei rossi di capelli, delle donne cannone e dei truzzi da discoteca. E i nani? No, quelli sono già candidati. Mi dispiace non essere residente a Roma. Mi sarei presentato al seggio con un bel naso da clown. E sarebbe stato un onore per me non votare per Gianni Alemanno.

giovedì 13 marzo 2008

I 12 ddl di Veltroni

Signori miei, io non lo vorrei dire, ma quest’idea decisionista di presentare i disegni di legge prima delle elezioni non è né buona né foriera di conseguenze positive sul piano istituzionale. Rappresenta anzi una volta di più lo scadimento della nostra Repubblica in un sistema plebiscitario. Non bastavano le liste precostituite, i candidati premier designati, il bipartitismo del voto utile. Oggi -offerta speciale!- ecco il pacchetto premium: Presidente del Consiglio, Ministri, Parlamento, legislazione, tutto con un unico voto! Come diceva un manifesto ritoccato su La Repubblica: VelTrony, non ci sono paragoni.

C’è a chi tutto questo piace. Fate vobis. Tuttavia lasciatemi fare il grillo parlante per qualche istante: voi pensate davvero che sia bene che un leader si vincoli a presentare dei disegni di legge già scritti prima delle elezioni? E se a me non piacesse uno di questi? E se pensassi che un articolo, un comma, una parola non vanno bene? Già, dovrebbe essere il Parlamento a discuterli. Ma in questo modo si blindano, si avvolgono dell’aura sacra della scelta popolare. Chi potrà decidere di metterli in discussione poi? Non certo la maggioranza del Pd, scelta, investita, eletta insieme con il pacchetto di disposizioni normative.

Avendo un sistema a (almeno) due attori ci si aspetterebbe che l’altro ci fornisse un’alternativa. Invece no! Pronti 13 disegni di legge. A me avevano spiegato che la democrazia fosse qualcosa di un attimo più serio e complesso e che il Parlamento dovesse essere sovrano. Invece ci ritroveremo con due camere di semi-competenti, fedelissimi, impotenti. Con due partiti senza democrazia interna, dove al massimo si voteranno i vertici provinciali, sempre con una sorta di plebiscito. Con lo Stato in balia di gruppi di pressione (i cosiddetti poteri forti) che, in assenza di regolamentazione, vivono nell’ombra tirando le redini. Nepotismo, corruzione, clientele: diciamoci la verità… questa Terza Repubblica rischia già dalla partenza di essere peggiore della conclusione della Prima.

mercoledì 12 marzo 2008

I meriti di Prodi

Difendere un leader odiato come Romano Prodi è certamente un’azione anticonformistica. Se il professore non è stato –forse- il peggior Presidente della storia repubblicana è stato –certo- uno dei meno amati. Da parte mia non ho mai fatto mistero della poca simpatia nei suoi confronti: pacioso, senza carisma, traffichino, moralista; non appartiene né alla mia cultura né al mio modo di vivere. E’ un relitto del passato, di un modo di fare politica antiquato nelle forme, caotico, conciliante e, in definitiva, inefficace nei contenuti.

In questi giorni si vedono i risultati dell’azione del Governo di Romano Prodi e non sono certo esaltanti: liberalizzazioni incomplete e parziali, riforme abbozzate e avventurose, una gestione dell’economia non certo espansiva con un’imposizione fiscale, soprattutto dopo la Finanziaria 2007, folle. Una maggioranza eterogenea ha portato ad un’eterogenesi, ossia a conseguenze inintenzionali di azioni intenzionati, disarticolata e certamente non voluta. Tradotto: dal casino della coalizione di centrosinistra e dalle politiche che essa ha attuato non sono uscite né i risultati che questa si era proposta né, in alternativa, qualcosa di buono per il Paese.

Oggi tuttavia abbiamo avuto la prova che sul letame nascono i fior: nell’abominio della desolazione, nella prospettiva di una stagflazione (quel magico mix di stagnazione e inflazione che ha per un Paese in crisi l’aspetto invitante delle fogne di Calcutta nella stagione del monsone), in un contesto di salari da fame, abbiamo scoperto che almeno i conti pubblici stanno un po’ meglio e che il debito pubblico ammonta (solo!) al 104% del Pil.

Il centrodestra ha due strade: 1) continuare a profondersi in esorcismi contro il Maligno personificato in Romano, soprannominato anche l’Attila sulle due ruote, e gemere contro questo emissario del male che ha ridotto l’Italia in miseria; 2) riconoscere che –anche vista l’esperienza al governo- non ci sono bacchette magiche e che il meglio che si può fare è tentare di alleggerire il carico fiscale tagliando la spesa anche a costo di qualche sacrificio; riconoscendo e consolidando quel poco di buono che è stato lasciato. Berlusconi ha detto che il Pdl è un partito monarchico: bene! Vediamo se riuscirà a convincere di questo anche i suoi ministri quando ci sarà da eliminare il fondo di solidarietà per l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. o il capitolo di spesa per la difesa del muflone nelle campagne del Monferrato.

martedì 11 marzo 2008

Apc-ELEZIONI/ SONDAGGISTI: CIARRAPICO PUO' SPOSTARE 400 MILA VOTI

Il Pdl al Senato tra 160-170 seggi. Ancora un indeciso su quattro
Roma, 11 mar. (APCom) - La bufera Ciarrapico potrebbe spostare
fino a 400 mila voti. Secondo i sondaggi la candidatura
dell'imprenditore, pensata come il giusto antidoto alla Destra di
Storace, farà acquistare o perdere al Pdl di Silvio Berlusconi un
punto percentuale. Per il resto, il trend delle proiezioni sulle
intenzioni di voto è ormai stabile: con il centrodestra di 8
punti avanti al Pd e la querelle della maggioranza risicata al
Senato che vedrebbe la coalizione del Cavaliere oscillare tra i
160 e i 170 seggi. "Secondo le ultime ricerche il Pd di Walter
Veltroni è al 36% mentre il Pdl al 44% - spiega ad Apcom Nicola
Piepoli dell'omonimo istituto di ricerca - L'Udc è fermo al 6% ma
la situazione è ancora mobile e può prendere un corso più
delineato nelle prossime settimane. Mentre 'La Destra' di Storace
si attesta al 2% ma potrebbe salire o scendere a seconda
dell'effetto Ciarrapico. Le nostre indagini ci dicono che la
candidatura dell'imprenditore dovrebbe portare elettori e non
sottrarli alle fila del Pdl, ma è ancora presto per dirlo".
"Alla Camera la coalizione di Berlusconi avrebbe 344 seggi mentre
al Senato oscilla tra i 155 e i 162 - prosegue Piepoli - A un
mese di distanza gli indecisi sono ancora il 25%, ovvero uno su
quattro non sa chi votare, e sono una categoria mentale
assolutamente eterogenea, di cui non si può tracciare un profilo
nè prevedere nulla". "Questa settimana per esempio - conclude
l'esperto - abbiamo avuto un 5% di spostamento sia in entrata sia
in uscita: la percentuale di chi è passato tra gli indecisi è
equivalente a quella di chi, invece, ha deciso per uno
schieramento. Per questo il risultato è rimasto invariato".
"Gli incerti oscillano tra un minimo del 15% a un massimo del 30%
- spiega dal canto suo Alessandro Amadori di 'Coesis Research' -
C'è un forte disorientamento tra gli elettori perchè sono
cambiati i simboli e i contenitori e si vota solo dopo due anni.
Gli incerti sono tanti e la realtà è ancora molto fluida". E
Ciarrapico cosa sposterà in termini di consensi? "Bisogna vedere
se per il Pdl si rivelerà una mossa azzeccata oppure no -
chiarisce il sondaggista - Potrebbe essere l'equivalente di ciò
che è stato l'accordo con i radicali per il Pd, e quindi creare
un'emorragia di voti, oppure un modo per rubacchiare elettori
alla 'Destra'. In ogni caso lo spostamento non dovrebbe superare
il punto percentuale, ossia 400 mila voti".
Dalle ultime rilevazioni la crescita del Pd sembra essersi
arrestata? "Sì, la spinta iniziale si è esaurita e da diverse
settimane il distacco di 8 punti tra i due schieramenti si è
fatto più stabile", spiega l'esperto. Che aggiunge: "Al Senato
contiamo 10-12 senatori in più per il Pdl che, senza includere i
senatori a vita, significherebbe appena 170 seggi. Ma ci sono
ancora molte regioni incerte come Liguria, Sardegna, Calabria,
Abruzzo e Molise". E alla Camera? "Alla Camera la situazione è
completamente diversa - conclude Amadori - il distacco in termini
di deputati sarà notevole perchè saranno tanti i partiti che
resteranno fuori dal premio di maggioranza. La situazione è molto
più frammentata rispetto al 2006, la torta non si divide più solo
in due ma sono aumentati i soggetti che dovranno spartirsi i
seggi residui. Per cui in questo caso il Pdl avrà una larga
maggioranza".

Ma c’era davvero bisogno di Giuseppe Ciarrapico?


Ciò che viene da chiedersi, di fronte alle polemiche innescate a seguito dell’intervista rilasciata a Repubblica da Giuseppe Ciarrapico è: ce n’era davvero bisogno? E non parlo tanto dell’intervista, quanto della sua candidatura. L’ex re delle acque minerali, della Roma di Viola, del Secolo d’Italia, era noto come “er Fascistone” da sempre. Ora creano sconcerto le sue parole. Ma dico, ci siete o ci fate?
Da una parte abbiamo il Pdl: vi eravate improvvisamente dimenticati chi era il Ciarra? Eppure è dal 1947 che lo ricorda ad ogni piè sospinto. Sta in un posto della lista (undicesimo) dove davvero improbabilmente sarà eletto. Ma è pur sempre nel “manifesto”, nell’idea d’Italia del Pdl. Perciò inutile frignare: chi è causa del suo mal pianga sé stesso.
Dall’altra parte abbiamo il Pd: ecco pianti, lamenti, stridor di denti, stracciar di vesti e cilici. Un fascista? Abominio! Forse però i difensori della democrazia non ricordano che il 12 marzo del 2007, un anno fa –era di lunedì- il Pd si ritrovava al teatro Eliseo a Roma per celebrare i suoi fasti. In quell’occasione c’era pure un entusiastico Ciarrapico che sottolineava come la destra italiana fosse ormai morente. In quell’occasione il reazionario sosteneva Alessandra Mussolini come sindaco di Latina. Oggi Franceschini e Veltroni devono essersi dimenticati di quell’omone alle loro spalle. E si domandano come possa il Pdl circondarsi di questa teppaglia.
Il discorso ovviamente resta il solito: che bella ipocrisia! Prima si candidano in lista persone di siffatta risma per tirar su due voti in più e poi ci si indigna. Si è voluto il bipartitismo? E che vi aspettavate? Da qualche parte i voti bisognava pure raccattarli. Alla fine della fiera si scoprirà che tutta sta gente di nessun peso a parole può essere molto pericolosa. Ma basta una smentita, qualche mea culpa e tutto torna nella pax romana del secondo duomvirato.

lunedì 10 marzo 2008

Pdl: ecco le liste


Tratte da Il Giornale.it ecco tutte le liste del Popolo della Libertà

VALLE D’AOSTA

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Un solo candidato nel collegio uninominale: è il forzista Giuseppe Gambardella, dirigente dell’agenzia delle entrate della val d’Aosta.
SENATO
Anche per Palazzo Madama c’è un solo nome in corsa, quello di Cleto Benin, presidente di Eurotravel, uno dei più importanti tour operator italiani.
PIEMONTE
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Alle spalle di Berlusconi e Fini troviamo, nella prima circoscrizione, i candidati di nomina forzista con in testa l’ex ministro Lucio Stanca, quindi Benedetto Della Vedova, leader dei Riformatori liberali, Caterina Ferrero, consigliere regionale e coordinatrice provinciale di Forza Italia, l’ex sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver, Osvaldo Napoli, deputato uscente mentre i nomi presentati da Alleanza nazionale sono quelli di Agostino Ghiglia, coordinatore provinciale, Maria Teresa Siliquini, già sottosegretario all’Università. Nella seconda circoscrizione corrono Guido Crosetto, coordinatore regionale di Forza Italia, Roberto Rosso, già coordinatore regionale e sottosegretario al Lavoro, Gilberto Pichetto Fratin, consigliere regionale e uomo forte di Forza Italia a Biella, Maria Teresa Armosino, ex sottosegretario alle Finanze, Walter Zanetta, Enrico Costa, deputato uscente come Franco Stradella. Gli uomini di Fini sono invece Marco Zacchera, deputato uscente come Gianni Mancuso, segretario provinciale del partito. La new entry è Alessandro Ruben.
SENATO
Capolista sarà Enzo Ghigo, sicuri i nomi dei forzisti Aldo Scarabosio, notaio, alla sua terza candidatura a Palazzo Madama, Lorenzo Piccioni, anche lui al terzo mandato. Alleanza nazionale propone Ugo Martinat, coordinatore regionale, Andrea Fluttero, senatore uscente e il cuneese Beppe Menardi.
LIGURIA
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In «pole position» Claudio Scajola, ex ministro dell’Interno poi dell’Attuazione del programma nel governo Berlusconi. Quarta in lista Fiamma Nirenstein, opinionista del Giornale, dietro di lei Sandro Biasotti ex governatore della Liguria, ora consigliere regionale, Gabriella Mondello, deputato uscente di Forza Italia, Eugenio Minasso deputato e coordinatore regionale di An, Michele Scandroglio omologo di Forza Italia, Roberto Cassinelli avvocato, coordinatore cittadino di Fi a Genova, Alessandro Gianmoena, responsabile nazionale Formazione dei giovani di Forza Italia e collaboratore di Gianni Baget Bozzo, Raffaella Della Bianca, capogruppo di Forza Italia al Comune di Genova, Gianni Plinio, capogruppo di An in Regione, Franco Amadeo, vicepresidente della Provincia di Imperia, Giulia Costigliolo, Alessandro Parino, Maria Grazia Frja, Laura Bestoso.
SENATO
Capolista è Enrico Musso, docente universitario, già candidato sconfitto a sindaco a Genova. Numero due Giorgio Bornacin senatore di An. Seguono Gabriele Boscetto deputato di Forza Italia, avvocato, di Imperia, Franco Orsi consigliere regionale forzista, Luigi Morgillo consigliere regionale di Forza Italia, imprenditore, spezzino, Gianfranco Gadolla imprenditore, presidente Provinciale di An, Roberta Bergamaschi, Fabio Cenerini.
LOMBARDIA
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Nella prima circoscrizione, dietro ai capilista Berlusconi e Fini il Pdl schiera Ignazio La Russa, uno dei colonnelli di An, Gianfranco Rotondi, leader della Democrazia cristiana per le autonomie, Stefania Craxi, Andrea Ronchi, Mario Valducci, Paolo Romani, Maurizio Lupi, l’europarlamentare di An Cristiana Muscardini, Luigi Casero, Francesco Colucci, Gaetano Pecorella, Valentina Aprea, Paola Frassinetti, Mariella Bocciardo, Elena Centemero, Riccardo De Corato, Giorgio Stracquadanio, Simone Crolla. Nella circoscrizione Lombardia 2, dietro i due leader si candidano l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, la coordinatrice azzurra Maria Stella Gelmini, Raffaello Vignali, presidente della Compagnia delle opere, Mirko Tremaglia, Gregorio Fontana, Stefano Saglia, Antonio Palmieri, Adriano Paroli, Laura Ravetto, Viviana Beccalossi, assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Romele, Giorgio Iannone, Maria Berruti, Domenico Angelucci, editore di «Libero», il giornalista dello stesso quotidiano Renato Farina, Luigi Fabbri, Antonio Verro, Marco Airaghi. Nella circoscrizione 3, sempre alle spalle di Berlusconi e Fini, troviamo Giancarlo Abelli, Massimo Corsaro, Maurizio Bernardo, Chiara Moroni, Andrea Orsini, Carlo Nola, Oscar Rivetti, Giacomo Tiraboschi.
SENATO
Assegnato da tempo il posto di capolista al governatore della Lombardia Roberto Formigoni, alle sue spalle troviamo le riconferme dei senatori uscenti: da Alfredo Mantica (An) all’ex presidente della Provincia di Milano Ombretta Colli (Forza Italia), da Guido Possa (Forza Italia) ad Alessio Butti (An), da Gianpiero Cantoni (Forza Italia) a Marcello Dell’Utri (Forza Italia). A seguire Mario Mantovani, europarlamentare di Forza Italia, Romano Comincioli (Forza Italia), Antonino Caruso (An) a Luigi Scotti (Forza Italia), Antonio Tomassini (Forza Italia), Giancarlo Serafini, consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Valditara (An), Giacomo Caliendo, presidente dell’associazione dei magistrati tributari, Salvatore Sciascia, ex dirigente Fininvest, Valerio Carrara, senatore uscente di Forza Italia, Alfredo Messina, Pierfrancesco Gamba (An), deputato uscente, Riccardo Conti e Alessandro Gallone (An).
VENETO
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Nella prima circoscrizione i posti considerati «buoni» sono i primi tredici dopo il ticket Berlusconi-Fini. A occuparli sono Niccolò Ghedini, senatore uscente e legale di fiducia del Cavaliere, Alberto Giorgetti, coordinatore regionale di An, Aldo Brancher (Forza Italia), Francesco De Luca (Dc per le autonomia), Filippo Ascierto (An), Marino Zorzato (Forza Italia), Lorena Milanato (Forza Italia), Luca Bellotti (An), Giustina Mistrello Destro (Forza Italia), Elisabetta Gardini (Forza Italia), Giorgio Conte (An), Enrico Hüllweck, ex sindaco di Vicenza (Forza Italia), Vendemiano Sartor, presidente della Confartigianato Veneto. Non ancora sicuri l’imprenditore discografico Gianmarco Mazzi vicino ad An, Luca Moschini (candidato dei Circoli della libertà di Michela Brambilla) e il deputato uscente Giuseppe Fini (Forza Italia). Nella circoscrizione Veneto 2 le candidature «blindate» arrivano al nono posto dopo Berlusconi e Fini. A conquistarle sono stati Renato Brunetta, europarlamentare di Forza Italia, docente universitario e uno degli economisti di riferimento del centrodestra, Adolfo Urso, ex viceministro alle Attività produttive (An), l’assessore regionale Fabio Gava (Forza Italia), Valentino Valentini, da anni interprete di fiducia di Berlusconi nei summit internazionali, Maurizio Paniz (Forza Italia), Catia Polidori, presidente dei giovani imprenditori della Confapi, Ettore Riello, presidente e amministratore delegato del Gruppo Riello, l’ex deputato di Forza Italia Michele Zuin, Pieralfonso Fratta Pasini. Dovranno sudarsi il seggio Luca Sbardella, Annalisa Andretta, Letizia Ortica, l’ex deputato di Forza Italia Lucio Leonardelli.
SENATO
Capolista è il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan. Dietro di lui le caselle a garanzia d’elezione sono occupate da Luigi Ramponi (An), Elisabetta Casellati (Forza Italia), Maurizio Sacconi (Forza Italia), Maurizio Sala (An), Paolo Scarpa Bonazza Buora (Forza Italia), Cinzia Bonfrisco (Forza Italia), il direttore della Fiera di Vicenza Maurizio Castro, vicino ad An, Piero Longo, penalista e uno degli avvocati di fiducia di Berlusconi, l’imprenditore rodigino Mauro Mainardi, il senatore uscente Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e il deputato uscente Cesare Campa (Forza Italia).
TRENTINO ALTO ADIGE
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Prima alla Camera tra i monti dell’Alto Adige e del Trentino sarà la campionessa olimpica di sci Manuela Di Centa, deputata uscente di Forza Italia. Dietro di lei Giorgio Holzmann, deputato altoatesino di An. Poi Maurizio Del Tenno, considerato un pò il «Colaninno» del Pdl: presidente nazionale dei giovani di Confartigianato, imprenditore di Sondrio nel settore immobiliare e vicepresidente dei Circoli della libertà. In quarta posizione Mario Malossini (Forza Italia). Più defilato Alberto Berger.
SENATO Candidato nel collegio senatoriale uninominale di Trento sarà Sergio Divina, senatore uscente, leghista; in Valsugana il Pdl schiera Giacomo Santini ex telecronista Rai, Forza Italia; a Rovereto Cristano De Eccher di An; candidati a Bolzano dovrebbero essere Maurizio Vezzali, Patrizia Ancilla Orio e Giuseppe Bellomo (tutti e tre di Forza Italia).
FRIULI
CAMERA Il vicepresidente della Commissione europea ed ex (ma forse anche futuro) ministro degli Esteri Franco Frattini sarà il capolista del Pdl in Friuli Venezia Giulia. Si sposta dal Senato alla Camera l’ex sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione, che in caso di vittoria potrebbe seguire Frattini alla Farnesina. Posto blindato anche per il coordinatore regionale azzurro Isidoro Gottardo che lascia la regione per entrare a Montecitorio. In lista al posto numero sette Forza Italia ha schierato invece uno dei due ex leghisti passati col Cavaliere, Albertino Gabana. L’altro, Marco Pottino, guadagna l’ottavo posto e dovrebbe figurare come il primo dei non eletti. In quota ad An entrano invece i due deputati uscenti, Roberto Menia e Manlio Contento. A completare la lista infine la giovanissima Ilia Franzin, ventottenne di Maniago, l’assessore tarvisiano Francesca Comello e il goriziano Fabio Gentile.
SENATO
Per la corsa a palazzo Madama il Popolo della Libertà ha scelto di inserire in testa di lista tre candidati blindati in ordine alfabetico: Giulio Camber, Giovanni Collino e Ferruccio Saro. Il quarto posto, assegnato a Vanni Lenna, non è certo.
EMILIA ROMAGNA
CAMERA Sale sul podio al terzo posto garantito Michela Vittoria Brambilla, catapultata dalla lista della Lombardia. Poi l’ex ministro dei Trasporti Pietro Lunardi e Tommaso Foti di Alleanza Nazionale. E ancora il giornalista Giancarlo Mazzuca, direttore del Quotidiano Nazionale. L’azzurro Fabio Garagnani, l’imprenditore Enzo Raisi per An e Giorgio Lainati per Fi. In ottima posizione l’avvocato Anna Maria Bernini, già nota alle cronache perché assiste legalmente la vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani. Transfuga dall’Udc, Emerenzio Barbieri. Sospinti a fondo lista, immeritatamente, l’infaticabile Isabella Bertolini, l’ex sindacalista Giuliano Cazzola e il giornalista Giovanni Mottola.
SENATO
Capolista un altro transfuga dall’Udc, Carlo Giovanardi, ex ministro per i Rapporti col Parlamento e berlusconiano doc. Poi Filippo Berselli,An, ex sottosegretario alla Difesa ed esperto del tema immigrazione. Giampaolo Bettamio per Forza Italia ex sottosegretario agli Esteri. L’avvocato Alberto Balboni, ancora An.L’azzurra Laura Bianconi, impegnata per i diritti dell’infanzia nella precedente legislatura. Massimo Palmizio, Fi e infine, in una posizione che ha scarse possibilità di arrivare in parlamento, Maria Ida Germontani per An.
TOSCANA
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Corrono per la Camera Paolo Bonaiuti, fiorentino, portavoce di Silvio Berlusconi (se ne parla come di un possibile candidato anche a sindaco di Firenze nel 2009), Elio Vito (capogruppo alla Camera di Forza Italia), Denis Verdini (coordinatore regionale di Fi), Riccardo Migliori (coordinatore toscano di An) Marco Martinelli (parlamentare uscente di An). In buona posizione tre candidate: la ex responsabile Marketing della Rai, Deborah Bergamini, il sindaco di Castiglione della Pescaia Monica Faenzi e Flavia Perina, direttore del Secolo d'Italia, già eletta nel 2006 nelle liste toscane di An. Più indietro Massimo Parisi, vicecoordinatore regionale di Fi, Gabriele Toccafondi, vicecapogruppo di Fi al Comune di Firenze, Maurizio Bianconi, consigliere regionale di An, Riccardo Mazzoni, direttore del Giornale della Toscana, Roberto Tortoli, ex sottosegretario all’Ambiente.
SENATO
Capolista l’ex ministro dell'Ambiente e capogruppo di An al Senato Altero Matteoli. Dietro di lui il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, toscano di Fivizzano, Gaetano Quagliariello, Franco Mugnai (grossetano senatore uscente di An), Paolo Amato (senatore fiorentino di Forza Italia) Achille Totano (giovane senatore uscente di An), Massimo Baldini (ex sottosegretario alle Comunicazioni). In posizione meno facile Lucio Barani (parlamentare uscente del Nuovo Psi), e Franco Banchi (ex Udc, ora Popolari Liberali).
UMBRIA
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Il Pdl candida l’ex comandante della Guardia di Finanza, il generale Roberto Speciale, rimosso dal suo incarico dal viceministro Vincenzo Visco e poi reintegrato dal Tar del lazio con conseguente bufera di polemiche e sue dimissioni finali. Poi il consigliere regionale di An Pietro Laffranco, il coordinatore regionale di Forza Italia, Luciano Rossi.
SENATO
Capolista il senatore di Forza Italia, Franco Asciutti, di Perugia ex presidente della Commissione Istruzione del Senato ed esperto di problematiche scolastiche. Poi da Alleanza Nazionale. Domenico Benedetti Valentini, avvocato di Spoleto. La consigliera regionale di Forza Italia, Ada Spadoni Urbani, anche lei nata a Spoleto. Infine Dario Guardalben, capogruppo al consiglio comunale di Terni.
MARCHE
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Dopo Berlusconi e Fini sono candidati il leader repubblicano Giorgio La Malfa, il coordinatore regionale di Forza Italia Remigio Ceroni, Carlo Ciccioli, Ignazio Abrignani, commissario liquidatore della Compagnia Italiana Turismo già candidato di Forza Italia nel 2001 e nel 2006. Saranno candidati anche Licia Ronzulli, medico fisioterapista, Simone Baldelli, deputato uscente di Forza Italia, Claudio Barbaro, presidente dell’Associazione sportiva italiana e membro dell’esecutivo del Coni.
SENATO
Capolista sarà Mario Baldassarri, economista, di An, nato a Macerata, laureato ad Ancona, ex viceministro dell’Economia del governo Berlusconi. Dietro di lui Francesco Casoli, senatore di Forza Italia, anconetano, Salvatore Piscitelli, Giulio Conti, deputato uscente di An, Francesco Massi, consigliere regionale ex Udc.
LAZIO
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Nel collegio Lazio 1 il Pdl punta su Gianni Alemanno e Fabrizio Cicchitto come capolista. Dopo di loro Beatrice Lorenzin; Luciano Pescante e il leader della protesta dei tassisti romani Loreno Bittarelli. Nel collegio Lazio 2, dopo i capolista Berlusconi, figurano Rocco Crimi; Giorgia Meloni; la ex portavoce del Family Day, Eugenia Roccella; il combattivo parlamentare di An, Fabio Rampelli; Gianfranco Conte; Cosimo Ventucci; Francesco Aracri; Giulio Marini; Antonello Iannarilli; Angelo Santori; Giuseppe Mochi; Giovanni Crescenzi e Fabio De Angelis.
SENATO
Capolista l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, seguito da Maurizio Gasparri, già designato come futuro presidente del gruppo unico a Palazzo Madama. Terzo nella lista è Lamberto Dini seguito dall’ex sottosegretario alla Salute, Cesare Cursi. Al quarto posto un altro big, come il senatore Mauro Cutrufo, indicato dal Pdl come vicesindaco a Roma. E ancora: Andrea Augello; Giuseppe Ciarrapico in undicesima posizione, Domenico Gramazio, il sindaco di Anzio, Candido De Angelis e il consigliere regionale di Forza Italia, Stefano De Lillo.
ABRUZZO
CAMERA Subito dopo i due leader Berlusconi e Fini la candidatura forte di Maurizio Scelli, l’ex commissario straordinario della Croce Rossa italiana. Carla Castellani, medico ed esperta di problematiche dell’infanzia, per Alleanza nazionale. L’azzurro Sabatino Aracu; l’imprenditrice Paola Pelino di Sulmona, Fi; Marcello De Angelis, An; Daniele Toto, nipote del fondatore della linea aerea Airone; Giovanni Dell’Elce, ex sottosegretario alle Attività Produttive, Fi. E poi ancora Lorenzo Sospiri, ex presidente provinciale di An. Giuseppe Stanziale, vice coordinatore regionale di Forza Italia. Per An Etelwardo Sigismondi.
SENATO
Capolista il coordinatore regionale di Forza Italia, Andrea Pastore e subito dopo il coordinatore di An, Fabrizio Di Stefano. Seguono l’imprenditore, Filippo Piccone e il consigliere regionale, Paolo Tancredi, entrambi per Forza Italia. Gianfranco Giuliante, presidente provinciale di An, Patrizio Stornelli, medico di Avezzano, e Daniela Arcieri sempre per An.
MOLISE
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Nel Molise i capolista fanno eccezione alla regola. Dopo Silvio Berlusconi, infatti, non c’è Gianfranco Fini bensì la giovane larinese Sabrina De Camillis, capogruppo di Forza Italia alla Regione. Per An ci sarà invece Quintino Pallante, primo dei non eletti in regione. Essendo una regione poco popolosa, le liste sono ridotte all’osso. E i posti utili sono quello del capogruppo e, forse, quello del numero due in lista. Alla prova dei fatti non è tornato sulla scena Michele Iorio di cui si era ipotizzato un ritorno in Parlamento.
SENATO
Il Molise elegge due senatori, e visti i quozienti che bisogna ottenere, normalmente i seggi finiscono per essere assegnati uno al centrodestra e uno al centrosinistra. Quindi in pole-position c’è il capolista Ulisse Di Giacomo, medico-cardiologo, assessore alle Politiche per la Salute in Regione e coordinatore regionale di Forza Italia, seguito dal senatore uscente Gino Di Bartolomeo, già presidente della Regione.
CAMPANIA
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Nella circoscrizione Campania 1 dopo Berlusconi e Fini, nel posto d’onore dove avrebbe dovuto essere piazzato Antonio D’Amato figura il segretario del Nuovo Psi, Stefano Caldoro, seguito da Alessandra Mussolini; Italo Bocchino. Al quattordicesimo posto c’è Amedeo Laboccetta e al diciannovesimo il paracadutista e medaglia d’oro al valor militare, Gianfranco Paglia. In Campania 2 c’è Mara Carfagna, seguita da Nicola Cosentino e Mario Landolfi. Subito dopo il sesto nominativo è quello di Giancarlo Lehner, al settimo posto l’avvocato Nunzia De Girolamo, seguita da Edmondo Cirielli. In lista anche Michaela Biancofiore e Gennaro Malgieri.
SENATO
Per Palazzo Madama la capolista è l’ex governatrice di Nassiriya e inviata nel Darfur, Barbara Contini, oggi anche responsabile di Forza Italia per gli Italiani nel mondo. Dopo questa prestigiosa new entry c’è il senatore beneventano Pasquale Viespoli; il senatore di Forza Italia Pasquale Giuliano; il medico ed ex assessore alla Regione, Raffaele Calabrò. Sempre in Campania sono candidati Sergio De Gregorio, Vincenzo Nespoli e la giornalista del Tg1, moglie di Emilio Fede, Diana De Feo.
PUGLIA
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L’ex governatore della Puglia, Raffaele Fitto, per Forza Italia. Al quarto posto il senatore di An, Alfredo Mantovano, ex sottosegretario all’Interno ed esperto delle problematiche legate ai flussi migratori. Per Fi Antonio Leone, l’avvocato Donato Bruno; Luigi Vitali. Per An, Antonio Bonfiglio. Poi Pietro Franzoso e Andrea Lazzoni, Fi. L’industriale Francesco Divella, An, Simeone Di Cagno Abbrescia, ex sindaco di Bari, e Gabriella Carlucci per Fi. Italo Tanoni, un diniano. Carmine Patarino, An, Vincenzo Barba imprenditore, Fi, la presidentessa dell’associazione donne marocchine Souad Sbai An. Peppino Calderisi, Barbara Mannucci che copre il fronte dei giovani di Forza Italia. Infine Luca D’Alessandro, giornalista e capo ufficio stampa di Forza Italia.
SENATO
Capolista per An, Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce. Subito dopo Antonio Azzollini per Forza Italia. Giorgio Costa, Fi, ex sottosegretario alla Difesa. Carmelo Morra, l’imprenditore Francesco Maria Amoruso per An e l’imprenditore Pasquale Nessa Fi il senatore Salvatore Mazzaracchio di Forza Italia per An il consiglire regionale Michele Saccomanno. Luigi Grillo per Fi; Luigi Lettieri D’Ambrosio, presidente dell’Ordine dei Farmacisti regionale e Cosimo Gallo.
BASILICATA
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Dopo la coppia leader c’è il «Gianni Letta» di An, Donato Lamorte, storico consigliere di Fini. Lamorte è seguito da Vincenzo Taddei, già senatore di Forza Italia ed ex coordinatore regionale. Quinto posto per Giuseppe Moles, segretario particolare di Antonio Martino alla Difesa durante il governo Berlusconi e infine Mariano Pici, medico chirurgo.
SENATO
Primo della lista è il coordinatore regionale di Forza Italia e senatore, Guido Viceconte, al secondo posto il coordinatore di An, Egidio Digilio, al terzo il capogruppo di Forza Italia alla Regione Cosimo Latronico, a seguire Nicola Pagliuca, consigliere regionale di Forza Italia, poi il consigliere provinciale di Matera, sempre di Forza Italia, Paolo Castelluccio, e infine Lella Ferro, professoressa.
CALABRIA
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Per tentare di vincere in Calabria, il Popolo delle libertà mette in campo alcuni nomi pesanti. Dopo Berlusconi e Fini c’è l’imprenditore della moda, Santo Versace, seguito da Francesco Nucara segretario nazionale del Pri e dal coordinatore regionale di An, Giovanni Dima. Segue Giancarlo Pittelli (Fi) che ritorna alla Camera dopo una legislatura al Senato; Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario. E poi Iole Santelli e la componente dell’ Antimafia, Angela Napoli. A seguire Pino Galati strappato» all’Udc e Ida D’Ippolito parlamentare di Forza Italia.
SENATO
Per Palazzo Madama è confermato capolista Francesco Nitto Palma (Fi) che dalla Lombardia arriva in Calabria, seguito da Giuseppe Valentino (An) e Antonio Gentile (Fi). Dopo di loro Vincenzo Speziali, industriale del cemento molto vicino a Marcello Dell’Utri, candidato in quota azzurra. E poi ancora: Francesco Bevilacqua (An) che rientra dopo una legislatura di fermo. E Mario Caligiuri che, come sindaco di Soveria Mannelli dal 1985 al 2004, ha fatto diventare il suo comune quello più informatizzato d’Europa. Una candidatura per la quale si è mossa anche la società civile.
SICILIA
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Per la Sicilia occidentale in terza posizione Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea Regionale poi il coordinatore regionale Angelino Alfano, entrambi provenienti da Forza Italia. Per Alleanza Nazionale c’è Giuseppe Scalia seguito da altri due esponenti azzurri: Enrico La Loggia e Pippo Fallica. In posizione privilegiata l’assessore al turismo della regione, Dore Misuraca, marito di Barbara Cittadini e dunque genero di Ettore Cittadini, ex assessore alla sanità. Subito dopo di nuovo An con Antonino Lopresti seguito da Gaspare Giudice. Per la Sicilia orientale l’ex ministro della Difesa, Antonio Martino, An, l’ex ministro delle Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, Fi. Poi Carmelo Briguglio e Domenico Arezzo, entrambi An.
SENATO
L’azzurro Renato Schifani guida la lista Pdl. Poi Domenico Nania per An e il professor Carlo Vizzini, Fi. Tra i sicuramente eletti nelle posizioni alte della lista Giuseppe Firrarello, Antonio D’Alì, sottosegretario al ministero dell’Interno con il governo Berlusconi. Poi il magistrato Roberto Centaro, il Lumìa del centrodestra, seguito da Mario Francesco Ferrara, Salvo Fleres, Raffaele Stancanelli e, finalmente una donna, Simona Vicari, ex sindaco di Cefalù e unica donna presente nell’assemblea regionale.
SARDEGNA
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Due anni fa Forza Italia e An ottennero sei posti a Montecitorio. Questa volta i sondaggi indicano che non dovrebbe essere difficile per il Pdl arrivare a quota otto, mentre il nono e il decimo posto scatterebbero solo in virtù di una vittoria netta. La formazione alla Camera vede, dopo Berlusconi e Fini, l’ex presidente della Regione, Mauro Pili; Bruno Murgia (da An); Salvatore Cicu; Giuseppe Cossiga; Carmelo Porcu; Piero Testoni; il sindaco di Olbia Settimo Nizzi; l’attore Luca Barbareschi; Paolo Vella; Giovanni Marras; Ada Lai; Maddalena Calia; Antonella Sedda; Ida Sarrizu; Sisinnio Piras e Davide Billai.
SENATO Nella lista per Palazzo Madama scontate le conferme di Beppe Pisanu come capolista e degli uscenti Mariano Delogu, Piergiorgio Massidda e Fedele Sanciu. Al quarto posto entra, però, il segretario del sindacato autonomo di Polizia, Fillippo Saltamartini. Gli altri nomi (a rischio) sono quelli di Silvestro Ladu, già consigliere regionale nel gruppo Fortza Paris; Battista Corda, capogruppo di Forza Italia in consiglio provinciale di Nuoro; la dirigente comunale Ada Granata e Anna Casula

domenica 9 marzo 2008

L’ipocrisia dell’indignazione: Berlusconi strappa il programma del Pd


L’indignazione è solitamente un sentimento positivo. Si tratta della sana incazzatura per ciò che non è decoroso. Ci si può indignare per un’ingiustizia, una violenza, una mancanza di rispetto. C’è poi chi finge di indignarsi. Di solito lo fa chi è abituato a chiudere entrambi gli occhi per ogni tipo di nefandezza ed addita al pubblico biasimo un comportamento sconveniente per il perbenismo classico per cercare di trarne beneficio.
Come si distingue il primo dal secondo? Il primo insorge come un moto di ribellione quando la classica goccia fa traboccare il vaso. Il secondo, invece, si fonda sullo scuotimento teatrale di una testa e lo sguardo di commiserazione: “noi non l’avremmo mai fatto, noi siamo brava gente e ci scaldiamo sempre con misura”.
Diciamocelo chiaramente: non perderei un istante a parlare del fatto Berlusconi abbia strappato due fogli di carta a Milano. Era un colpo di teatro, una sorta di esemplificazione delle parole che ha usato, tacciando la sinistra d’infedeltà verso gli impegni presi. Puro spettacolo. Nel momento in cui il Pd si indigna, però, comincio ad indignarmi io. Ci sono miliardi di cose che dovrebbero farvi incazzare dieci volte di più del gesto che ha fatto Berlusconi al Palalido a Milano. Ne avete una gamma talmente vasta… Invece cavalcate il senso comune, preferite rimproverare il ragazzino che, a tavola, mangia con le mani. Se la politica sta diventando questione di facciata, un ballo in maschera in cui prendersi, mollarsi e cercare di fregare la donna a un altro –tutto con molta cortesia- perdonerete se una persona che ancora s’indigna davvero vi lasci alle vostre piroette ipocrite e si dedichi ad altro.

venerdì 7 marzo 2008

Marianna Madia e Barbara Matera: Saranno Famose


Marianna Madia si lamenta oggi su Repubblica per essere stata crocefissa per la candiatura. Ma poveriiina! Lasciatela stare deve crescere! Certo se doveva crescere poteva pure evitare di farlo in Parlamento. Anche perché di questi spot elettorali si fatica a comprenderne il senso. Doveva essere giovane? Doveva essere donna? E perché proprio la Madia? Il punto è che in parlamento si è smarrito il concetto di rappresentanza politica (il che implica una selezione elettiva) e lo si è sostituito con quello di rappresentanza corporativa (quota panda donne, meglio se giovani neolaureate). E si vorrebbe, da parte di codesta gente, che non si possa neppure giudicarli? Dopo un terno al lotto di questo genere (15 mila euro al mese per 5 anni, più extra) qualcosa lo dovrai pure provare no?
Dall’altro lato spunta a sorpresa Barbara Matera. Una figura di intellettuale di spessore. Notti sul ghiaccio, la domenica del villaggio, la letteronza. Anche questa si deve fare? Anche questa non si può giudicare? Magari sono geni inespressi, magari sono ragazze prodigio della politica italiana. Non dico di no. Solo che lo dovrebbero dimostrare prima, non dopo. Se no ai ragazzi di venticinque anni non andate a parlare di merito. Perché sono convinto che preferirebbero essere sottorappresentanti come “classe” piuttosto che essere rappresentati da pie donne che hanno incrociato lo sguardo del maestro.

giovedì 6 marzo 2008

Luca Barbareschi candidato di An in Sicilia

Prime anticipazioni nel totoliste. Voci autorevoli parlano di una candidatura alla Camera del noto attore Luca Barbareschi in Sardegna al quinto posto nella quota di Alleanza Nazionale.


ELEZIONI: MASTELLA, RINUNCIO A CANDIDARMI ALLE POLITICHE

(ASCA) - Roma, 6 mar - ''Sconfitto prima ancora di essere
probabilmente sconfitto sul campo, rinuncio a candidarmi''.
E' l'annuncio del leader dei popolari-Udeur, Clemente Mastella.

Il pdl non cambia palinsesto


Oggi, come sempre accade in campagna elettorale, le notizie sono rimbalzate come proiettili impazziti. Nel frullatore sono caduti i dissidi interni al Pd con i radicali, la retta via smarrita di Selva, la ‘nuova’ candidatura di De Mita e quella della Pricipessa Borghese (avanti Savoia! Dopo gli Sforza-Ruspoli della scorsa tornata, aspettiamo che i Colonna corrano contro gli Orsini per il Comune di Roma), i ripescati di Veltroni (sacrosanti una volta tanto) e i suoi ‘nuovi’ progetti (un’impresa in un giorno… dove l’avrò già sentita?). Fatti rilevanti, ma non decisivi.
Per gli amanti delle notizie bomba, invece, segnaliamo anticipatamente la giornata di domani: novità sul Governo Prodi e, in serata, si attendono le liste del Pdl (a meno di ulteriori slittamenti). Ci sarà molto su cui commentare. Nani e ballerine? Gli uni, le altre e qualcosa di più. Volete cambiare il programma? Rete Quattro, Canale Cinque, Italia Uno. Scegliere!

La tremarella prima delle liste


A destra la terra trema. Mentre si conoscono già molte indiscrezioni nella parte di liste del Pdl di competenza di Forza Italia, da An le voci sono molto più misurate. Generali a parte, la tendenza dovrebbe essere quella di una complessiva riconferma degli uscenti. Qualche new entry è prevista in Veneto, in Puglia, nel Lazio.

L’aria si può tagliare a fette con il coltello e qualcuno ha paura di una sorpresina dell’ultima ora. D’altra parte questi sono i momenti in cui saggiare la resistenza delle alleanze con i colleghi, dato che certamente i territori non hanno voce in capitolo.

Aspettando le liste si vive quel clima da giorno prima dell’uscita dei voti alle superiori. C’è chi sai che passerà, chi temi che sia bocciato, ma tu che stai sul confine, con qualche insufficienza qua e là, che fine farai? Allora partono le telefonate al santo che puoi vantare nel comitato ristretto che prende le decisioni. Né troppe, né troppo poche. E intanto ti aggiri inquieto non sapendo se restare a Roma o tornartene a casa. A chiunque dici che, in fin dei conti, anche se vieni fatto fuori, troverai il modo di cavartela. “Io non ho mai chiesto nulla a nessuno! E stavolta, dover domandare qualcosa e affidarmi agli altri mi fa sentire in un modo…”.

Nelle persone che si caratterizzavano per spocchia e senso di superiorità vedi apparire qualche segno di umanità. Fanno la battuta, sorridono, sdrammatizzano. Si riscoprono mortali, fragili, vulnerabili. E per una volta cercano il calore umano.

Ah, ci fosse ogni giorno l’uscita delle liste!


mercoledì 5 marzo 2008

Il modello Lesotho


E’ un processo che va avanti da molto, moltissimo tempo e siamo giunti ormai al culmine della rivoluzione: il nostro sistema non può più dirsi parlamentare. Bisogna prenderne atto. Il potere del Parlamento sull’Esecutivo conosce in ogni sistema democratico dei contrappesi in modo da imporre la governabilità: in alcuni Stati vi è l’investitura diretta del capo dell’Esecutivo e non vi è dunque la fiducia (ad es. Stati Uniti), in altri vi è la fiducia ma esistono forme di dissuasione al suo uso indiscriminato come il potere di scioglimento delle Camere al Primo Ministro o la sfiducia costruttiva (ad es. Germania).
In Italia, ove vige un sistema di democrazia parlamentare a bicameralismo perfetto, l’assenza di ‘armi’ per il Governo ha portato, con altri fattori, ad un’instabilità cronica. Potevamo dividerci sulle ricette da adottare, invece ecco presentarsi la vera cura: il potere di nomina del Parlamento in mano al candidato Primo Ministro. Un metodo rivoluzionario che potrebbe solo apparentemente sembrare datato (ricordiamo che durante la Monarchia il Senato del Regno era di nomina regia… restava la Camera ad essere elettiva, ma oggi abbiamo risolto questo inconveniente). Dopo una fase di collaudo poco riuscita col Governo Prodi, questa volta speriamo in una migliore resa dopo importanti ed efficientistici aggiustamenti: la nuova versione riveduta e corretta vede la drastica riduzione dei partiti nelle coalizioni e l’eliminazione di qualsivoglia possibile dissenziente.
Dopo che Berlusconi ha sollevato la questione dell’inutilità di più di 30 persone preparate nelle Camere (se no litigano), il rivale Veltroni ha dato pratica realizzazione al progetto di epurazione di qualsivoglia testa pensante per sostituirla con una schiera di segretari (come asseriva ieri anche la Velina Rossa!) e di ragazzini/e con un peso politico e morale pari a quello che può avere il Lesotho nell’Assemblea Generale dell’Onu (senza offesa per i Lesotiani). Uno spot per ogni categoria: la fanciulla bella e brillante con 110 e lode (ce ne sono altre 10 mila), l’addetta al call center (per giunta fasulla), il giovane industriale (figlio di), il rampante industriale, una selva di sindacalisti e portaborse dei big (l’intero staff di Palazzo Chigi). Gente che magari qualcosa ne sa, per carità. Ma senza interessi o un elettorato da rappresentare. Senza la forza e l’esperienza soprattutto.
Confidiamo che anche Silvio si adegui e garantisca finalmente una piena governabilità sostituendo l’inutile orpello del rappresentante del popolo con più utili e funzionali robot antropomorfi che possano schiacciare in sincrono il giusto bottone. Ci costerebbero pure meno!

martedì 4 marzo 2008

Che dite? D'Alema sarà contento?


ELEZIONI. VELINA ROSSA: NEL PD SPUNTA IL 'SEGRETARISMO' (DIRE) Roma, 4 mar. - Arriva in Parlamento un nuovo ceto politico. Si tratta "dei 'segretari', non di partito, ma di veri e propri segretari se non portaborse", si legge nella Velina Rossa, la nota politica di Pasquale Laurito. Tra i nomi delle candidature del Partito democratico, "definito il Partito del rinnovamento, leggiamo i nomi del segretario del segretario- continua Laurito- il segretario del vicesegretario, la segreteria al completo del presidente del Consiglio, la segretaria del ministro dell'Istruzione, il segretario del ministro della Difesa, il segretario del ministro della Famiglia... e sicuramente qualcuno ci sara' sfuggito". Se prima "era di moda il nepotismo" ora questa moda "come dovremo chiamarla? Il segretarismo?".

Le liste del Pd

"Volevamo portare la classe operaia al potere, ma scorrendo i nomi di tante mogli, figlie, portavoce, portaborse, segretari, ragazze/i pon pon, penso che al potere abbiamo portato la servitù."
Peppino Caldarola, (ex) deputato Pd, ex direttore de L'Unità, trombato per lasciar posto a gente che conta.

Nulla da aggiungere

lunedì 3 marzo 2008

Piero Martino: il santo patrono dei portaborse

Continua la nostra rassegna sulle Candidature del Pd (quelle del Pdl saranno commentate quando ci saranno rese note).

Ci si stava giusto domandando se, tra 25enni infervorate ed industriali rampanti, nelle liste del Pd ci fosse posto pure per i portaborse. Una professione anche troppo bistrattata, soprattutto tenendo presente che i compensi e l'impegno non sempre sono corrispondenti. Ci sarebbe anche da considerare il fatto che esistono due tipi di portaborse: quelli paraculati e quelli plebei. Quelli del primo genere giocano nella squadra dei Santi in Paradiso. Quelli del secondo genere sono collaboratori di qualche anima del purgatorio.

Così, come sempre accade, a chi più ha, più sarà dato ed i primi restano i primi anche nelle liste. Infatti a rappresentare la corporazione dei portaborse nel Pd non poteva essere che un collaboratore paraculato: Piero Martino. Portavoce di Franceschini, Capo Ufficio Stampa del Pd, Pierdomenico è un tipo da serie A. Talmente da serie A da essersi beccato come extra dello scorso anno anche una potente consulenza del Ministero della Pubblica Istruzione. Non tanto, solo 15 mila euro. Che per altri sarebbe lo stipendio di un anno, ma anche San Gennaro ha il suo tesoro! Figuriamoci se non può averlo il Patrono dei portaborse...

Comunque fidatevi, è bravo. Tanto bravo da lasciare stupefatti pure quelli di Dagospia, che il 10 ottobre 2007 mettevano in evidenza come fosse stato abile a farsi dare questa consulenza da Fioroni pur essendo il portaborse di Franceschini. Tra i due esponenti del Pd, come si sa, non corre buon sangue.

Speriamo che si faccia conoscere anche per imprese più degne!

La coerenza di Massimo Calearo


(ANSA) - VICENZA, 1 MAR - Massimo Calearo non vuol parlare di elezioni e candidature, anche se nei suoi confronti starebbe proseguendo il pressing del Pd per farlo scendere in lizza in Veneto. 'Sono in ufficio e sto lavorando - risponde all'ANSA l'imprenditore - e intendo prendermi un week end sabatico. Fino a lunedi' non parlo'.
Se questo significhi che rifiuta l'offerta a scendere in politica, il presidente di Federmeccanica precisa: 'certamente. Bisogna anche lavorare ogni tanto, e io sono quattro anni che con l'impegno di presidente di Assindustria Vicenza, dal quale mi sono dimesso ieri, non riesco a farlo'. Ma e' vero che le fanno la corte per candidarsi ? 'Mi chiamano ogni giorno, a tutte le ore - risponde -, per offrirmi di entrare in politica!'. (ANSA).

(ANSA) - VENEZIA, 2 MAR - 'Ho accettato la proposta di Walter Veltroni come capolista del Partito Democratico nella circoscrizione elettorale del Veneto dopo lunga e attenta riflessione e perche' credo che questo sia un momento fondamentale per il futuro del nostro Paese'. Cosi' Massimo Calearo, l'industriale vicentino presidente di Federmeccanica, spiega perche' ha accolto la proposta di scendere in politica con il Pd. 'Ho accettato la proposta di Veltroni - rileva - perche' se nel Partito Democratico trovano spazio anime, culture e interessi (anche non di sinistra) come quelli di cui io sono portatore, significa che la politica italiana sta veramente cambiando'.(ANSA).

sabato 1 marzo 2008

Perché Silvio Berlusconi non può perdere le elezioni


Si sa, è intuitivo, e nonostante questo Walter sta facendo di tutto per scardinare quest’idea: Silvio Berlusconi non può perdere le elezioni. Una chiacchierata con uno dei più preparati analisti politici in circolazione (che meglio di me ragiona di numeri e di algoritmi), mi ha aperto gli occhi su una realtà che è intuitiva e banale: Veltroni in nessun universo reso disponibile dalla fisica quantistica ha una possibilità di vincere.

Perché? Beh, il primo fattore è numerico: l’SWG, che com’è noto è sempre stata più ‘amica’ nei sondaggi al centrosinistra, dà nella sua ultima rilevazione il PD+Idv al 38,5 come percentuale più alta della forbice mentre al PDL+lega assegna, come percentuale minima, il 42,5%. Quattro punti secchi percentuali di distacco. Una rimonta possibile. Se non fosse che questa è la più ottimistica delle previsioni per il PD. E per giunta prima che Silvio Berlusconi, tutto preso da liste e programmi, scenda realmente in campo per fare campagna elettorale. Ed aggiungo: ad oggi nessun parlamentare del PDL è ancora impegnato in campagna elettorale.

In ogni caso ci sono cifre più verosimili: considerata l’alta fidelity party dell’elettorato di Forza Italia (3 su 4 votano per appartenenza) è più che legittimo pensare che tra gli elettori del Cav voterà Pdl qualcuno in più rispetto al 24% di elettori del 2006. Forza Italia da sola veniva data a febbraio al 27-29,6%. Sapendo che la somma di due partiti non dà mai la somma dei loro voti, diciamo che Fi nel Pdl abbia il 26,5% (il che non è vero perché ha di più). An dal 12,5 del 2006 può aver perso il 3% di consenso (esagerando), tra Storace e scontenti vari? (veniva data tra il 10 e il 14% a febbraio). Ok, 9,5%. La lega viene data minimo al 5-6%. Risultato: 41.

Ignorerò, per rendere ancora più lapalissiano il dato, le altre componenti del Pdl (Circoli vari, DC di Rotondi, Mussolini, Lombardo, Giovanardi, Dini, ecc. ecc.). Le cifre sono approssimative perché le ho esasperate al ribasso. Sommiamo tutti i minimi dell’ultimo sondaggio SWG: Sinistra arcobaleno 7% , Partito socialista 0,5%, Rosa bianca 1%, Udc, 6%, La Destra-FT 1,5%, il Partito Comunista dei Lavoratori di Ferrando 0,5%, la Sinistra Critica di Ferrando 0,2%, l’Udeur 0,3, Pro Life di Giuliano Ferrara 0,1%, altri 0,4%.

Com’è evidente a tutti questo conteggio è un paradosso, perché se la Destra o la Sinistra Critica sono al minimo difficilmente riverseranno i loro incerti sul Pd. In ogni caso… sommando tutti questi dati arriviamo ad un 17,5 che, sommato al 41 minimo del Pdl+Lega, dà un 58,5. In questo caso il Pd insieme all’Italia dei Valori vincerebbe con il 41,5%.

Considerata l’inesattezza dei dati sopra citati (che sarà superiore allo 0,25% che significherebbe perfetto pareggio) se ne evince che Silvio Berlusconi non può perdere le elezioni. Ma se anche le perdesse con queste percentuali di sostanziale pareggio, come farebbe Veltroni a governare in modo così diverso da Romano Prodi? Sarebbe inevitabile arrivare alla Grande Coalizione!

Cari anti-berlusconiani rassegnatevi: in un modo o nell’altro il Cavaliere resterà in sella.

Le candidature di servizio


Roma, 29feb. (Adnkronos) - 'In Parlamento chi lavora sono trenta persone, tutte le altre devono essere li', leali, e devono essere presenti dalle nove di mattina alle nove di sera'. Lo afferma Silvio Berlusconi rientrando a Palazzo Grazioli dopo la presentazione del programma del Pdl. 'Se ce ne sono troppi bravi -spiega il leader azzurro- fanno a pugni tra loro, perche' su un argomento vogliono parlare in tre, quattro o cinque. Quindi e' molto meglio averne uno e la riserva e basta. Questo ho imparato in questi anni'.
Berlusconi commentando le candidature scelte da Walter Veltroni (candida l'operario? 'Lo fara', ma alla fine non cambia nulla'), sostiene che devono essere presenti in Parlamento i 'rappresentanti della gente, chi ha fatto sport, chi ha rappresentato altre categorie... Guardate cosa ha fatto Fiorella Ceccacci per valorizzare il teatro', chiarisce il leader del Pdl. 'Percio' -insiste- serve un rappresentante di ogni categoria, perche' queste persone sono i canali che veicolano le esigenze del settore'.

Io lo dicevo già da parecchio tempo. I parlamentari, ragazzine comprese, sono scelti più per la loro utilità che per la loro preparazione. Il caso della Picierno è un'eccezione: serviva per dimostrare a De Mita non solo che la sua 'pupilla' era in vendita per una squallida poltrona, ma che era disposta pure ad accoltellarlo alle spalle. Un modo elegante di Veltroni per ringraziarlo della polemica scatenata in occasione della sua defenestrazione.
Per il resto, a partire dalla Madia (che oggi ha dato alta prova di sè sul Corriere e che, come sottolineava Repubblica, si è fatta subito benvolere dalla sinistra) per arrivare alla falsa precaria Ilardi, sono tutte candidature "di servizio" (ai leader). O meglio di disservizio, dato che si stanno rivoltando contro lo stesso Veltroni.
Non mi illudo, sarà così, se non peggio, per il Pdl. Sono infatti curioso di vedere le liste. Tuttavia o si cambia davvero il modus agendi della politica, o questo circo sarà destinato a continuare.
Avete notato che in campagna elettorale e nei programmi non si è spesa una sola parola sulle riforme se non per paventare, scongiurare, minacciare inciuci? Io vorrei sapere che idee hanno coloro che mi appresto a votare sul nostro sistema istituzionale. Ma mi rendo conto che in campagna elettorale, forse, è chiedere troppo.