giovedì 31 gennaio 2008

PETIZIONE

CONSTATA
l'incapacità dell'Italia ad autogovernarsi
VERIFICATA
l'alta presenza di infiltrazioni mafiose/camorristiche nei gangli del potere,
CERTIFICATA
la corruzione intrinseca del sistema e l'irriducibile incapacità a determinare classi dirigenti responsabili ed efficienti
SI DOMANDA
ad altro Paese europeo, da designarsi secondo concorso pubblico e quindi secondo la logica del miglior offerente, di sobbarcarsi la responsabilità di esercitare protettorato o sovranità piena (la decisione sarà commisurata all'offerta) sulla Penisola Italica.
Il Popolo Italiano con la presente dichiara conseguentemente di rinunciare alle proprie prerogative ed augura miglior fortuna ai concorrenti. Premio di consolazione al miglior perdente un Mastella in omaggio che verrà recapitato a casa. In palio inoltre ricchi premi e cotillons

Legge elettorale, referendum, voto subito: Forza Italia e l'asso piglia tutto

E’ bene fare un paio di considerazioni sul momento presente.
La prima. Nessuno ha la sfera di cristallo per sapere esattamente cosa accadrà domani. Non è un caso se in questo momento vi è il più grado di concentrazione di opinioni difformi e addirittura contrastanti tra gli analisti politici.
La seconda. Dobbiamo smetterla di continuare con i soliti schematismi di sinistra-destra perché il sistema non è più a vocazione maggioritaria, ma attraversa una fase di anarchia in cui partiti eletti con un sistema bipolare si stanno predisponendo su una griglia multipolare attendendo (forse erroneamente) una legge proporzionale che sciolga le catene delle coalizioni.
In questa chiave si sta ragionando, con tutte le difficoltà del caso, di legge elettorale. Le manovre di lungo periodo, la strategia degli attori politici si basano sulla scommessa di nuovi assetti. Più che naturale che la neonata Rosa bianca, i Liberaldemocratici, l’Unione Democratica, l’Udeur sono partiti che puntano sulla coagulazione al centro o sarebbero gioco-forza riassorbiti dalle coalizioni perdendo la loro capacità di decisione.
Un sistema proporzionale è certamente l’unico accordo compatibile per tutti i soggetti in campo e l’unico terreno su cui, oggi o in futuro, è possibile il punto d’incontro. Se fosse soltanto questo il problema dovremmo misurare la razionalità dei partiti rispetto alla semplice condizione che la sinistra tira a campare per cercare di risollevare le sue orrende quotazioni che, secondo l’Espresso, la vedono più o meno di 15 punti sotto e che la destra, per lo stesso motivo, vorrebbe andare al voto senza indugio. Con questo scarto il cambio di legge elettorale è soltanto un pretesto e non rappresenta certo la salvezza della Nazione. La legge elettorale può essere votata prima o dopo le elezioni indifferentemente. A maggior ragione se dal voto uscirà una situazione di instabilità (cosa che, numeri alla mano, sarebbe conseguente soltanto ad un clamoroso recupero dell’intera sinistra coalizzata).
C’è, tuttavia, un altro fattore che va gettato nel calderone: il Referendum. Oggi con grande sensazione appariva sul Corriere un articolo in cui si parlava della clamorosa carta segreta di D’Alema. A me onestamente non sembra la scoperta del secolo: era chiaro che il Governo Marini avesse come vincolo quello di traghettare il Paese verso una nuova legge elettorale con una precisa data di scadenza segnata dalla data (non ancora stabilita) in cui i cittadini sono chiamati alle urne per votare i quesiti referendari. Era la stessa data di scadenza che gli osservatori più attenti potevano trovare impressa sul Governo di Romano Prodi.
Abbiamo già parlato a fondo della legge prevista dal Referendum. Abbiamo visto che potrebbe disegnare due scenari: da una parte potrebbe rinsaldare le coalizioni che cercherebbero di includere quanti più partiti possibile per arrivare a sopravanzarsi l’un l’altra e ottenere il 55% dei seggi in Parlamento, dall’altra metterebbe la pulce nell’orecchio a Pd e Fi sul vantaggio di correre soli e rischiare, per la prima volta nella storia Repubblicana, che un solo partito abbia la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.
Ora, quali che siano le prospettive, converrete con me che Berlusconi vince sempre. E forse col Referendum vince pure di più. Ecco perché mi sembra sospetto il silenzio sulle agenzie di stampa dei politici di Forza Italia. Legge proporzionale, referendum, voto subito ogni scenario ha i suoi vantaggi. So, per esempio che a via della Scrofa sono già tutti presi a ragionare di liste e candidature. Forse sarebbe bene che ragionassero anche su qualche altro calcolo... e in fretta.

mercoledì 30 gennaio 2008

GOVERNO. DA NAPOLITANO INCARICO A MARINI PER RIFORMA ELETTORALE

(DIRE) Roma, 30 gen. - Il Capo dello stato Giorgio Napolitano ha
conferito a Franco Marini l'incarico di formare un governo per
una nuova legge elettorale. Lo ha comunicato il Segretario
generale del Quirinale, Donado Marra.
== NAPOLITANO CONVOCA MARINI AL QUIRINALE ALLE 17 (AGI) =

martedì 29 gennaio 2008

Tre semplici mosse per una nuova legge elettorale

Volete un manuale delle istruzioni per uscire da una crisi di Governo come questa? Semplice: copritevi le spalle con gli obblighi costituzionali e percorrete la via del Senato. Il risultato? Alla peggio le elezioni. Ma se…
Prima mossa: supponiamo che Napolitano incarichi un nuovo Presidente del Consiglio. Chiamatelo Franco o chiamatelo Giuliano poco importa. Supponiamo che sappiate, dati alla mano, che può contare su 3 voti di vantaggio al Senato e su una vasta maggioranza alla Camera. Perché 3 voti? Beh, con Dini che rientra nei ranghi per il “bene superiore” partendo dal fatidico 161-156 abbiamo un 158-159. Togliamo un Fisichella ed aggiungiamo un Andreotti: 157-160.
Seconda mossa: supponiamo che un partito che chiameremo, per fare un esempio, Udc si trovi allora di fronte ad un Governo incaricato di approvare una nuova legge elettorale con una maggioranza autonoma. Supponiamo che il leader di questo partito che ribattezzeremo, sempre per fare un esempio, con le iniziali P.C. non voglia stare fuori dei giochi. E dica: io non ho votato per il Governo, ma c’è. Che devo fare? Lo ignoro? O ci parlo? Ci parlo, dai.
Terza mossa: supponiamo che a quel punto tutte le forze politiche si trovino costrette a parlare di legge elettorale facendo passare qualche emendamento, dando qualche suggerimento per una nomina o due negli enti pubblici, ecc.
…ecco fatta una bella legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, definizione preventiva delle alleanze e voto di preferenza! Viva la nouvelle cuisine!
++ GOVERNO: CASINI, MEGLIO ANDARE AD ELEZIONI ANTICIPATE ++
(ANSA) - GERUSALEMME, 29 GEN - ''Abbiamo cercato di lavorare
per un atto di pacificazione fra le due parti. Poiche' le
disponibilita' necessarie non sono maturate, tanto vale non
perdere ulteriore tempo e andare verso le elezioni anticipate
perche' credo a nessuno servano ne' governicchi ne' pasticci'':
lo ha detto a Gerusalemme il leader dell'Udc Pier Ferdinando
Casini. (ANSA).

Commissione Cultura convocata d'urgenza per la conferma di Maiani

Vi ricordate di Luciano Maiani? E' l'ex presidente del Cern ora nominato presidente del Cnr. E' balzato agli onori della cronaca per aver firmato la lettera con cui si chiedeva a Benedetto XVI di non recarsi alla Sapienza.
Domani la Commissione Cultura della Camera è convocata d'urgenza per confermarne la nomina. In un momento di crisi in cui il portavoce di Palazzo Chigi Sircana dichiarava che non si sarebbe proceduto ad "occupazioni", un'eccezione probabilmente la si può pure fare. Sarà dunque per il gesto eroico di Maiani, sarà per il CV di tutto rispetto, ma la Presidenza del Consiglio ha pensato che forse qualche nomina qua e là prima di lasciare sgombro il campo ad un sempre più probabile Marini forse se la poteva pure permettere. E così in barba a questioni di opportunità, nell'impossibilità di un dibattito politico sovrastato dalle voci della crisi, un piccolo assalto alla diligenza almeno per i nomi indispensabili c'è stato.
Non sta a me giudicare la correttezza della scelta. Ma sul metodo sì. E dopo l'affaire Cusumano da parte di Palazzo Chigi questa è un'altra disastrosa caduta di stile.
**FLASH -QUIRINALE: BERLUSCONI, NESSUNA ALTRA STRADA CHE IL VOTO- FLASH** =
(Sam/Opr/Adnkronos)
29-GEN-08 11:33

Governo istituzionale: l'ultima spiaggia è Franco Frattini

Tutto per tutto al Quirinale per un Governo Istituzionale con una nuova personalità di Centrodestra. Un disperato tentativo per bloccare la possibilità di elezioni subito. Un uomo delle Istituzioni di alto profilo degli ambienti vicini a Berlusconi ma senza veti particolari da sinistra.
Che il Presidente della Repubblica sia disposto a tutto pur di scongiurare le elezioni immediate col Porcellum si era capito. E di premier in pectore se ne sono alternati diversi: Letta, Marini, Draghi. Ora sembrerebbe che Napolitano intenda giocarsi l’ultimo asso nella manica: Franco Frattini, vicepresidente della Commissione Europea. Un asso stretto in una tenaglia che va stringendosi sempre più: da una parte l’aspirazione di trionfo berlusconiano, dall’altra la scarsa accondiscendenza della sinistra radicale a uomini appartenenti all’altro schieramento. Frattini è un individuo che incarna una storia non aliena alla sinistra, un alto profilo istituzionale ed è conosciuto come refrattario ai contrasti. Ex socialista, ex magistrato, ex Ministro della Funzione Pubblica e degli Esteri, Commissario italiano alla Ue nelle materie riguardanti la Giustizia, la Sicurezza e le Libertà appare certamente come il profilo adatto a tentare l’avventura. L’unico punto debole è l’assenza di carisma. Nella giornata di ieri si è sentito fare il suo nome per la candidatura a Sindaco di Roma, subito smentita dallo stesso. Perché non pensare a qualcosa di più? Rispondi Franco, c’è Giorgio al telefono.
Se anche questo tentativo fallirà non resterà che la via delle urne. Con tutto ciò che ne consegue.

lunedì 28 gennaio 2008

Tutto nelle mani di Berlusconi

Dopo la processione al Quirinale, che Bordon, evidentemente poco amante di queste ritualità repubblicane ha bollato come “desolante”, sembra che tutto resti nelle mani di Berlusconi. Domani è l’ultimo giorno: Forza Italia e Partito Democratico saliranno al Colle per dire quello che già tutti sanno. Non sarà però un passaggio inutile: se ciò che il Cavaliere vuole dire a Napolitano si può leggere sulle prime pagine dei giornali, non è lecito sapere quello che risponderà il Presidente della Repubblica.
Perché tutto dipende da Berlusconi? Perché è il leader dell’opposizione, è il Presidente del secondo partito maggiore (il più grande in assoluto se consideriamo i voti ottenuti nelle scorse elezioni), l’unico che possa dare numeri sufficienti per un Governo che possa dirsi di larghe intese. Altre maggioranze, considerati gli equilibri in Senato e le posizioni finora espresse, sono improbabili. Il Cavaliere, tuttavia, ha detto alto e forte il suo no, accompagnandolo, per essere ancora più convincente e far comprendere quale sarebbe il clima in caso di accordi alle sue spalle, con la minaccia di folle oceaniche in piazza.
Tutti sanno che Berlusconi non è uomo che si attacchi alle parole. Da quando è sceso in politica 14 anni fa (non mi stancherò mai di ricordare queste cifre) ci ha abituato a reinterpretazioni continue delle sue dichiarazioni, anche a distanza di poche ore. Tuttavia egli ha dimostrato sempre di rinegoziare le proprie posizioni quando si avventurava in qualche boutade al limite del sistema democratico. Stavolta, per esempio, me lo immagino rettificare: “Ma quale marcia su Roma… io ho detto soltanto che la gente ci chiede di andare in piazza!”. Certo sarebbe difficile sentirlo affermare: “Sì, mi sono sbagliato. Veltroni ha ragione: facciamo un governo di 8 mesi per fare le riforme. Poi, come sempre succede in Italia in materia di lavori pubblici, 8 mesi diventano 1 anno e poi 1 anno e mezzo.”
Marini ci provi pure. Ma immaginare che si dia alla sinistra la possibilità di riorganizzarsi e di far dimenticare la brutta immagine del Governo Prodi è folle. E nessuno venga a dirmi che il Pd lo fa per amor di Patria!

sabato 26 gennaio 2008

Consultazioni: il calabraghismo della SVP

Sono quasi le ore dieci di sabato mattina. Assolvo il solito rituale che mi rende accettabile al mondo degli esseri viventi, e poi mi avvio verso il notebook per sbirciare qualche ultima notiziola. Arrestato il broker truffatore francese; la sfida dei 12 mesi di Michelle Marsh (i soliti almanacchi con foto di belle figliole che ti bloccano nel momento in cui stai inzuppando il savoiardo nella nutella!); il trio Lopez, Marchesini e Solenghi torna in tv (il nuovo che avanza!); sempre più puzza tra i rifiuti di Napoli... La solita informazione da weekend, che anche oggi ti riporta alle novità della politica. Chissà cosa succede, ora che Prodi ha finalmente schiodato le chiappe dalle poltrone (diciaaaaaaaaamolo! in questi momenti di catartica euforia non è possibile trattenersi). La faccia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stampata ovunque. E là mi ricordo: non solo oggi è giornata di consultazioni, ma al portone del Colle bussano anche i simpatici vucumprà della SVP (Stella Alpina – Sudtiroler VolksPartei).
Toc toc, avanti! Il tempo di taroccare qua e là, spacciare false ambasciate “amico, molto piacere rivedere te amico”, commerciare un maso per un seggio, lavare qualche vetro e congedarsi cordialmente “amico, grazie amico, prendere in considerazione nostre proposte amico, grazie per terroristi altoatesini amico, ricordare sempre di te amico, auf wiedersen mein freund”. Al di là del collis quirinalis, una tribuna di cronisti ad attenderli. Inizia lo show!
Dopo le leggi ad personam, ora siamo alle leggi “ad misuram”, fatte apposta per la SVP. “No alle elezioni subito, sì ad un governo di transizione che riformi la legge elettorale” - chiede Siegfried Brugger, della SVP, prima di lanciarsi nella più lapalissiana delle dichiarazioni “vogliamo una legge elettorale sul modello tedesco”. All’uscita dal Quirinale la SVP sventola il modello tedesco tout court, come una bandiera sul fortino degli apache! Qualcosa che mi ricorda quella proprietà matematica per cui invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia. Che sia spagnolo, tedesco, o del canton Ticino, il prodotto è che alla SVP il “modello italiano” non calza proprio!!!! Questa Italia tanto democratica e tanto Italiana sta stretta alla SVP come il Gabibbo in una taglia 38. E come biasimarli? In fondo, la Sudtiroler VolksPartei è quella che ha sempre insultato il nostro spirito nazionale guidata dalla lapidaria frase dello zio Metternich “L’Italia non è che un’espressione geografica”.
In ogni modo, i cronisti ascoltano i signorotti della SVP, dal verba volant passano allo scripta manent, ed ecco là che l’ennesima confidenza diventa notizia. Udite! Udite! Si fa strada all’interno della Svp, dopo la caduta del Governo, l’idea di non rinnovare il patto stretto con Prodi. “Solo se necessarissimo”, ha detto il Presidentissimo Durnwalder, spiegando che “il partito dovrebbe non dichiararsi già in partenza”. Vi traduco il lemma. In 618 giorni di Governo della sinistra il gruppo della SVP è diventato il fidato cane da guinzaglio di Prodi. A tratti hanno minacciato esitazioni sul voto (il peso del ricatto!), ma alla fine non hanno mai avuto il coraggio di votare contro - come invece hanno agito gli altri dissidenti a turno del Senato. Ora che Prodi è cotto, e che il barlume della speranza di un bis muore, Durnwalder & Co. Si danno al “calabraghismo” a prescindere: “nessuna alleanza prima del voto, si deciderà poi!”.
Viene prima l’uovo o la gallina? L’alleanza o il programma? Cari utenti del web, se siete confusi non preoccupatevi. I nodi della logica sono ben normale dazio da pagare quando si argomenta sulla SVP. Spremere il limone dell’insulto fino alla buccia, non basterebbe per dipingere questi roditori. Hanno rosicchiato alla sinistra oro e favori per rimpinguare le proprie casse. Ed ora provano a girare il budino nel piatto facendo attenzione a che non si sfaldi.
Avanti, cari teutonici! Abbiate il coraggio di servire il dessert. C’è un bel cucchiaino affamato che vi attende. GULP ... speriamo non sia indigesto!
(commento di Lucrezia Borgia, un'amica dell'area di centrodestra sempre "interna" al palazzo)

venerdì 25 gennaio 2008

Governo Istituzionale o elezioni? Ecco gli scenari

Se ieri la situazione era ingarbugliata e si giocava sulla decisione di uno sparuto gruppo di senatori, oggi l’avvenire dell’Italia è nelle mani, o meglio nella testa, del Presidente Napolitano. I fattori sono davanti agli occhi di tutti. L’unica cosa da fare è combinarli nel migliore dei modi.
Il centrodestra vuole andare compatto alle urne, con l’eccezione dell’Udc. Il fu centrosinistra, fatti salvi Italia dei Valori, Comunisti Italiani e Udeur, di elezioni non vuole sentir parlare. C’è da capirli: con questa legge elettorale, presentandosi in ordine sparso, i componenti della ex maggioranza verrebbero lapidati senza anche se non ci fosse la sproporzione di voti che già li condanna alla sconfitta. Tuttavia una riforma potrebbe far comodo anche a Berlusconi. Il Cavaliere già conosce il calvario di un Esecutivo con armi spuntate nei confronti del Parlamento. La possibilità di giocare in coppia con Veltroni è relegata al passato. La possibilità di arrivare al Vassallum o a qualcosa che ci assomigliasse è stata abbandonata nel momento in cui, tenendo per mano il leader del Pd, il Cavaliere si è reso conto che la sua controparte le aveva di burro. Il partito del sindaco di Roma è spaccato a metà e Prodi continua a tenere le fila di parecchie situazioni. Per non parlare dell’eminenza grigia che passa sotto il nome di Massimo D’Alema. Il quesito è dunque il seguente: se sono vere le premesse, come sarebbe possibile blandire Silvio Berlusconi che sembra l’unica conditio sine qua non per arrivare al Governo Istituzionale?
La risposta, come sempre, ha un nome e cognome: Gianni Letta. Con il suo ex sottosegretario alla Presidenza e braccio destro il leader di Forza Italia potrebbe controllare di fatto Governo, risultati e durata. Inoltre si accrediterebbe come “salvatore della Patria”. I problemi, però, sorgerebbero a quel punto dalla sua coalizione. La Lega non sarebbe mai disposta a sopportare un tale tradimento. E non è neppure il caso di tirare troppo la corda con Gianfranco Fini che non ha improvvisamente scordato Piazza San Babila. Detto chiaramente: Silvio potrebbe pensare a riformare la legge elettorale solo se la nuova gli consentisse di governare anche senza la sua coalizione. Tuttavia il problema a quel punto sarebbe col resto del centrosinistra e con la parte del Pd che ha impedito a Veltroni di far felice il Cavaliere già due mesi orsono.
E’ poi possibile pensare ad un Governo Udc-Rc-Pd più altri? Resterebbe una possibilità e potrebbe senza dubbio arrivare ad una rapida approvazione di una legge proporzionale. Questo consentirebbe all’Udc di correre da sola e quindi fregarsene di spiacere al resto del Centrodestra. Una tale legge, tuttavia, dovrebbe pur sempre passare dal Parlamento e, nel caso fossero troppi gli scontenti, ci si dovrebbe aspettare un ostruzionismo feroce. Inoltre si andrebbe a far benedire la “riforma condivisa”.
A questo punto gli scenari si restringono. Sebbene io creda profondamente nella necessità di una revisione radicale del modo di far politica e del sistema istituzionale, ritengo ci siano davvero pochi margini per le trattative. Si rischia di ritornare al riforme approvate a maggioranza che vengono cancellate dal Governo seguente. Questa situazione, come sempre, si risolve soltanto con la collaborazione e la buona volontà di tutti gli attori. E se è vero che il sistema è marcio, probabilmente non lo è ancora a sufficienza per scapparne nauseati.
Il centrodestra a mio parere dovrebbe puntare sì alle elezioni, ma con una profonda assunzione di responsabilità: le riforme non sono derogabili. Varie sono le forme per giungere a modificarle: Assemblea Costituente o Bicamerale. Se agisse di pari passo con il Governo successivo, uno di questi istituti potrebbe salvare il Paese. So quali sono le contestazioni: 1) due organi rappresentativi si delegittimano a vicenda 2) un Esecutivo che resta in carica dopo aver approvato una nuova legge elettorale viene indebolito dal mutamento degli equilibri delle sue componenti. Tuttavia l’altra strada che rimane è aspettare che la casa sia talmente tanto logorata da crollare su se stessa. Per fortuna tale scelta non spetta a me.
Tanti auguri di buon lavoro al Presidente Napolitano.

giovedì 24 gennaio 2008

Buona fine e buon inizio
156 - 161

GOVERNO: ANDREOTTI POTREBBE NON PARTECIPARE AL VOTO =

(AGI) - Roma, 24 gen. - Il senatore a vita, Giulio Andreotti,
potrebbe non partecipare al voto di questa sera al Senato,
sulla fiducia a Romano Prodi. Secondo quanto riferiscono fonti
parlamentari di Forza Italia, Andreotti avrebbe manifestato
l'intenzione di non partecipare. (AGI)

GOVERNO. MASTELLA: E' COME DICE NERUDA, NON C'E' PIU' MAGGIORANZA

(DIRE) Roma, 24 gen. - "Certamente muore chi diventa schiavo
dell'abitudine, muore lentamente...". Clemente Mastella ricorre a
Pablo Neruda -in aula al Senato- per descrivere il suo "stato
d'animo", ma anche il fatto- dice- di una "maggioranza che non
c'e' piu'". Il leader dell'Udeur, dunque, annuncia il suo 'no'
pieno alla fiducia sul governo Prodi.
Qui non c'entra "l'aritmetica, l'entrare come corsari-
polemizza Mastella con riferimento a Cusumano- anche all'interno
del mio partito, oggi la crisi e' politica, perche' un partito
della sua maggioranza- sottolinea- non c'e' piu'".
Basta, "non ci sono le condizioni", e "lo dico dispiacendomi
per questo no. Io non sono tra quelli- assicura Mastella a Prodi-
che rinnegano l'amicizia con lei". Ma il punto, Mastella si avvia
alla conclusione, e' che "non si puo' piu' andare avanti cosi'
com'e', occorre un salto di qualita' fortissimo". Insomma, "tra
l'amicizia e la verita'- taglia corto il leader del Campanile- in
questo momento raccolga i frammenti della verita' politica".

Senato: ecco i risultati in anteprima

Ormai vanno consolidandosi i risultati del Senato. A confermarlo bastarebbero le facce del Governo e della maggioranza. Ma da attenti calcoli i risultati possibili sono soltanto due
In caso di voto di Fisichella
Centrosinistra - Centrodestra
158 - 161
Senza voto di Fisichella
Centrosinistra -Centrodestra
159 -161
Benvenuti nell'occhio della crisi

Governo: Scalera, liberaldemocratici di Dini votano no a fiducia

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 24 gen - I
liberaldemocratici che fanno capo a Lamberto Dini voteranno
no alla fiducia al Governo in Senato. Lo ha annunciato in
Aula il senatore Giuseppe Scalera.

== CUSUMANO ANNUNCIA FIDUCIA E HA UN MALORE =

(AGI) - Roma, 24 gen - Il senatore dell'Udeur Nuccio Cusumano
annuncia il voto di fiducia al governo Prodi e scoppia
l'inferno. Tommaso Barbato gli si avventa contro, trattenuto
dai commessi, gridando "venduto". In aula esplode la bolgia con
insulti - "cesso", "troia" e "frocio" - indirizzati a Cusumano.
Il senatore viene soccorso da colleghi e commessi,mentre il
presidente Marini sospende la seduta per cinque minuti.(AGI)

GOVERNO: MASTELLA, SONO TUTTI CON ME TRANNE UNO

VERTICE CON I SUOI AL RISTORANTE 'CLEMENTE'
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - "Non c'e' nessuna spaccatura nel mio
partito. Come vedete siamo tutti qui tranne uno". Clemente Mastella ha
appena finito una riunione con i suoi al ristorante 'Clemente' in
piazza della Maddalena, a 300 metri dal Senato. L'ex Guardasigilli
scambia alcune battute con i giornalisti sul caso Nuccio Cusumano, il
senatore dell'Udeur che ancora non ha sciolto la riserva su come
votera' a Palazzo Madama la fiducia al governo Prodi.
Il leader del partito del Campanile risponde cosi' a chi gli
chiede se ci sono ancora possibilita' di recuperare Cusumano: "Non lo
so. Certo, chi vota come me e Barbato e' nel partito, e chi non lo fa
e' fuori. Ora mi riposo un po' poi andro' in aula e parlero' e al
Senato spieghera' il mio no alla fiducia del governo Prodi", aggiunge
Mastella.

PRODI: CHIEDO AI SENATORI VOTO ESPLICITO E MOTIVATO

(ASCA) - Roma, 24 gen - ''Sono qui per chiedervi un voto
esplicito e motivato'' di fiducia al governo. E' quanto
sottolinea il presidente del Consiglio, Romano Prodi, nel
corso del suo intervento al Senato, per il voto di fiducia
all'esecutivo.
Il presidente del Consiglio sottolinea come il Paese ha
bisogno di ''essere governato e non si puo' permettere quindi
un vuoto di governo''. Una necessita', per il premier, quella
del voto di fiducia anche per comprendere quale altra
maggioranza si intenda costituire in caso di voto negativo.

Senato: il giorno più lungo

Ha avuto ora inizio la comunicazione di Prodi davanti al Senato della Repubblica. Inizia così la seduta più delicata della Legislatura. Darò aggiornamenti riportando le agenzie degli eventi più salienti.

Shopping al Senato

Ride bene chi ride ultimo dicevo ieri. E forse ho riso troppo presto pure io. La situazione attualmente vede le quotazioni del Governo in netta risalita. Le grandi manovre di stanotte sono probabilmente servite a qualcosa se Fisichella decide stamattina di dimettersi da senatore e di non partecipare al voto di fiducia. Non vuole essere il "killer" di Prodi. Almeno lui potrà farsi una bella dormita dato che la notte scorsa ben pochi sono riusciti a farla, almeno considerati i flussi delle agenzie.
Se però un successo Prodi l'ha ottenuto è stato con la crisi di coscienza indotta al senatore Cusumano dell'Udeur che "sta riflettendo". Forse, secondo il suggerimento di Maurizio Gasparri che ha presentato un'interrogazione parlamentare, questo senso di colpa gli è stato ridestato dall'assunzione improvvisa, nella giornata di ieri, del suo braccio destro, certo Filippo Bellanca, all'Agencontrol, Agenzia del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Davvero una strana coincidenza. Se questa voce fosse vera sarebbe soltanto la conferma della profonda corruzione cui si è giunti ad ogni livello.
Forse ieri era possibile dire cosa è meglio. Oggi non lo è più. Il Pd è spaccato e, se si va ad elezioni anticipate, rischia la scissione. Berlusconi è tentato da allungare la legislatura di quell'anno che sarebbe la sua unica chance per salire al Quirinale. Casini sembra la vispa Teresa dato che elezioni, governo istituzionale, ritorno di Prodi, lui rimane il turacciolo indispensabile a far galleggiare qualsiasi barca. Ciò che però non può essere nascosto è che sotto tutto questo vi è un immenso sistema di interessi e di posti, una mandria di parassiti che ad ogni costo vogliono essere sistemati. Ognuno ha il mutuo da pagare e tiene famiglia... magari anche più di una. Ma è davvero così che si fa?
Per una sorta di dovere di cronaca riporto la dichiarazione del senatore Cossiga che da bene il polso dell'estrema scarsezza di certezze. Non ascoltate nessuno perchè nessuno sa come andrà a finire

GOVERNO: COSSIGA, PRODI PUO' FARCELA, SCENARIO CAMBIATO =
(AGI) - Roma, 24 gen. - "Sono notizie che mi hanno dato 10
minuti fa. La situazione nell'ultima mezz'ora sembrerebbe
radicalmente cambiata. I tre senatori dell'Udeur non andrebbero
oggi in aula, cosi' come farebbe anche il senatore Turigliatto.
I senatori dell'Udc ci stanno pensando. Dunque il quorum
cambierebbe e il governo potrebbe avere la fiducia". E' quanto
ha dichiarato il presidente emeriuto della Repubblica,
Francesco Cossiga, parlando della crisi di governo ai microfoni
di Radio3Mondo. (AGI)

mercoledì 23 gennaio 2008

Okkupazione

Capitan Prodi proverà a domare il naufragio al Senato con il solito “resistere, resistere, resistere” della linea del Piave. Resistere, ma in cambio di cosa? E voilà che piccoli e grandi partiti della maggioranza tornano a giocare a Monopoli: un altro voto di fiducia per ricambiare i favori resi. Motto che varrà anche per i tre “cattolicissimi e moderatissimi” senatori della SVP. Per Anche loro – come dichiarato - si proneranno al Re Mida che in questi anni li ha ricoperti d’oro e gadgets di ogni sorta. Mi auguro per loro, che per questa particolare rianimazione, abbiano chiesto almeno un sottosegretariato o un posticino nel poltronificio prodiano da 600 nomine. Si capisce benissimo che una nomina vale più di una crisi, ma con la svendita d’aria fritta e fumo non si va molto lontani se manca la sostanza. Non solo Prodi dovrebbe dimettersi. Ma dovrebbero essere abbattute tutte queste ormai indecorose forme di matrioskato che scambiano la politica con azioni commerciali. Questa legge elettorale avrà pure le sue storture, per cui andare al voto oggi non servirebbe a riequilibrare il sistema politico italiano. Ma se prodi ed i suoi vassalli fanno affidamento su una riforma elettorale come una sorta di mano dal cielo che salvi la sinistra dagli errori commessi oggi, allora che si rassegnino pure. Il copione e cambiato, e sul set non ci saranno più le solite controfigure. E’ bene che tutti i servi della gleba di Prodi sappiano che gli errori di oggi graveranno pesantemente ed in ogni modo sui posteri.
(commento di Lucrezia Borgia, un'amica dell'area di centrodestra sempre "interna" al palazzo)

I piccoli contro il Governo Istituzionale

Le voci si rincorrono. Ho già espresso l'opinione che l'unica opzione per uscire dalla crisi sistemica che stiamo attraversando sia un Governo per le riforme. Tuttavia sembra che i nanetti stiano diventando aggressivi. Verdi, Udeur, Rifondazione, Comunisti domandano a gran voce elezioni in caso di crisi. La Lega minaccia addirittura la rivoluzione in caso di accordi sotterranei. Anche per i volenterosi la strada è in salita.
Dal Pd si implora Prodi di rimuovere le ragioni del muro contro muro e di andare a dimettersi prima che sia troppo tardi. Riporto integralmente l'Apcom.
"Ventiquattro ore e una scelta: o il presidente del consiglio si dimette prima di andare al Senato o ci va, rende all'Aula dichiarazioni simili a quelle della Camera e si dimette, comunque prima del voto di fiducia a palazzo Madama. Questo lo scenario che Velina Rossa accredita a "ambienti responsabili": con le dimissioni anticipate del premier, infatti, Napolitano, secondo la nota di Pasquale Laurito, potrebbe dare a Prodi un mandato esplorativo per verificare se esistono le condizioni per un nuovo governo di centrosinistra. Se la risposta fosse negativa, scrive Velina Rossa, "il Quirinale potrebbe pensare a un governo tecnico o istituzionale per la riforma della legge elettorale", dando magari il mandato a Franco Marini."
Come si sa Velina Rossa è emanazione di ambienti vicini a D'Alema. Oltre a Marini si fa anche il nome di Mario Draghi, Governatore della Banca d'Italia.
Se sapete tirare le somme voi, ditemelo.

Un requiem per Prodi

Ride bene chi ride ultimo, ma, dalle notizie che giungono numerose, il professore avrebbe ben poco da ridere. Azzardo, con un giorno di anticipo, il risultato di domani: 161-159. Le agenzie confermano che questa stima in realtà è una semplice operazione aritmetica.
Un dato di fatto innegabile: inutile dunque ragionare su ciò che accadrà domani. Sono maturi i tempi per parlare del dopo Prodi. Che accadrà? Nonostante il centrodestra si affretti ad invocare elezioni, le intenzioni dei leader sono ben diverse. Casini lo dice esplicitamente, ma anche a Berlusconi non dispiacerebbe una legislatura che si trascinasse fino ad ottobre, raggiungendo in un colpo solo il risultato di ottenere per i parlamentari la pensione e di consentire al nuovo parlamento entrante di esprimere nel 2013 il nuovo Presidente della Repubblica (indovinate chi sarebbe il candidato). Fini, invece, si rende conto giustamente che la situazione non può andare avanti così. Nelle migliori prospettive una vittoria bulgara della Cdl consentirebbe una risicata maggioranza al Senato.
La soluzione più ragionevole (speriamo che ragionevole significhi anche plausibile) è dunque quella di un Governo Istituzionale.
Nel momento in cui scrivo Prodi è al Quirinale e i piccoli dell'Unione si dicono disponibili ad un suo reincarico o ricandidatura. Un solo messaggio chiaro a tutto il centrosinistra: l'unica speranza per il Paese sono le riforme. E il centrodestra non permetterà mai che queste vengano approvate con Prodi a Palazzo Chigi.

Senato: Dini conferma che non c'è più la maggioranza

(POL) Governo: Dini, a Senato no maggioranza, Prodi salga a Colle dopo Camera
Vedremo come votare
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 23 gen - "Abbiamo
consigliato al presidente del Consiglio di non venire in
Senato dove non ha piu' la maggioranza ma di recarsi al
Quirinale dopo il voto della Camera e rimettere le
dimissioni nelle mani del Capo dello Stato". Lo ha affermato
Lamberto Dini che dev'essere ancora valutato come voteranno
i tre senatori liberaldemocratici nella fiducia prevista
domani.
Mct-Nep

Senato: Fisichella vota contro

GOVERNO: FISICHELLA A PRODI, RAPPORTO ESAURITO =
Roma, 23 gen. - (Adnkronos) - "Non c'e' possibilita' di
recupero". Il senatore Domenico Fisichella lascia palazzo Chigi dopo
un incontro col premier Romano Prodi, assicurando che il rapporto di
fiducia con questo governo si e' esaurito.
"A Prodi -dichiara- ho detto quanto dichiarato gia' il 20
dicembre in aula al Senato: cioe' che il rapporto di fiducia con il
governo si e' esaurito. Prodi ne ha preso atto e ovviamente non e'
rimasto bene".

Senato: Cossiga vota la fiducia

GOVERNO: COSSIGA, IO VOTO SI' E ATTENZIONE ALL'UDC IN SENATO =
Roma, 23 gen. - (Adnkronos) - "Votero' la fiducia a questo
governo. Ma sia chiaro che sara' l'ultima volta". Lo annuncia il
presidente emerito Francesco Cossiga in una intervista al 'Corriere
della sera'. "Il mio giudizio su questo governo non e' affatto
positivo", spiega Cossiga che votera' si' "perche' non vedo
alternative valide, a parte un governo di larghe intese".
Sul fatto se Prodi passera' al Senato, Cossiga dice: "Non ne
sono sicuro, ma credo proprio di si'. Perche' e' chiaro che sta per
scoppiare un'epidemia di prostatite tra i senatori di Forza Italia";
"sono stato colpiti da un virus difficile da debellare perche' e'
mutante. E' il virus Walter Veltronellum, che li fara' uscire
dall'aula al momento del voto. E che rischia di non colpire solo
loro", aggiunge Cossiga invitando poi a fare "molta attenzione al
discorso di Francesco D'Onofrio", dell'Udc. In caso di sconfitta di
Prodi, pero', Cossiga dice che "bisogna andare subito a elezioni.
Anche con questa legge elettorale".

martedì 22 gennaio 2008

Senato: Cossiga cogitabondo

GOVERNO: COSSIGA,COME VOTERO'?ASPETTO DIBATTITO PER DECIDERE
(ANSA) - ROMA, 22 GEN - ''Come votero' sulla fiducia al
governo in Senato? Per decidere attendo di ascoltare alla radio
o di persona il dibattito che si svolgera' alla Camera e al
Senato. Poi decidero'''. Cosi' Francesco Cossiga, raggiunto al
telefono, risponde sul suo orientamento circa il voto di fiducia
chiesto dal presidente del Consiglio Romano Prodi.(ANSA).

Senato: Fisichella... secondo voi?

GOVERNO: FISICHELLA, FARO' MIO DOVERE, NULLA DA DICHIARARE
(ANSA) - ROMA, 22 GEN - ''Faccio sempre il mio dovere di
senatore e non ho nulla da dichiarare'': e' la risposta laconica
del senatore Domenico Fisichella, del gruppo Misto di palazzo
Madama, alla domanda del cronista che gli chiede come votera'
giovedi' sera sulla fiducia al governo. (ANSA).

Senato: Turigliatto vota contro

Apc-*GOVERNO/ TURIGLIATTO: VOTO CONTRO E NON PARTECIPO A MERCATO
Esponenti maggioranza stanno tentando pressioni su di me"
Roma, 22 gen. (Apcom) - "Ho sempre votato contro gli ultimi
provvedimenti di questo governo, ormai è evidente che sto
all'opposizione. Voterò contro anche giovedì". Così il senatore
ex Prc Franco Turigliatto ribadisce la posizione che avrà giovedì
in occasione del voto di fiducia al governo a palazzo Madama.
Ma il senatore 'dissidente' vuole soprattutto smentire alcune
voci di palazzo e chiamarsi fuori da quelle che definisce
"pressioni" nei suoi confronti. "Esponenti di maggioranza -
afferma infatti - stanno tentando di esercitare pressioni su di
me dicendo in giro che tanto alla fine ci starò. Ma io, a
differenza di altri, non mercanteggio niente con nessuno, io
parlo di contenuti".

Senato: Andreotti vota la fiducia

GOVERNO. ANDREOTTI: VOTERO' FIDUCIA, NON VEDO ALTERNATIVE
(DIRE) Roma, 22 gen. - "Al voto partecipo e votero' la fiducia,
non vedo alternative". Il senatore a vita Giulio Andreotti sara'
al Senato il giorno della fiducia al governo. E all'esecutivo
dice che dara' la sua fiducia. "C'e' una vecchia regola- spiega,
raggiunto al telefono- che dice che ogni governo e' peggiore di
quello precedente e quindi... Meglio tenersi quello che c'e'".
Il senatore a vita aggiunge che comunque non partecipera' al
dibattito. "Non appartengo a nessuna coalizione- sottolinea- e al
dibattito non partecipero'. Ma votero'".

I numeri al Senato: cosa accadrà

E’ Prodi davvero l’ultimo degli immortali? A sentirlo in Aula oggi sembrava che fosse al primo giorno di Governo. Una rivendicazione orgogliosa e, dal mio punto di vista, francamente paradossale dei meriti. Nessuna ammissione di colpa. L’uso voluto di verbi coniugati al futuro.
Ma vediamo quali sono i numeri. A parte la scontata fiducia alla Camera (i voti di scarto dovrebbero essere intorno alla cinquantina anche senza Udeur) al Senato le cifre parlano da sole. Se partiamo da una situazione di 157 parlamentari per il centrosinistra e 156 per il centrodestra, esclusi senatori a vita, lo spostamento di 3 senatori dell’Udeur porta all’assenza della maggioranza politica. Manzione e Bordon, tra l’altro dimissionario, voteranno a favore del Governo. Di Dini, D’Amico e Scalera non ci è ancora dato sapere. Fisichella, ex An, dichiarò che non avrebbe più votato per la maggioranza. La situazione, salvo assenze, porterebbe dunque il conta-punti senatoriale ad un
154-160. In più anche Franco Turigliatto promise un voto contrario. 153-161.
Veniamo ai sette senatori a vita. Montalcini, Colombo e Scalfaro confermeranno il loro supporto a Prodi, così come probabilmente lo farà Ciampi per un dovere istituzionale. Pininfarina potrebbe non presentarsi o addirittura votare per il centrodestra. Cossiga e Andreotti sono due mine vaganti anche se, date le dichiarazioni del Presidente della Cei Bagnasco, non mi sorprenderebbe che quest’ultimo revocasse a sorpresa il suo placet.
Il mercato delle vacche di Palazzo Madama
è peraltro aperto: voci di una compravendita di senatori sembrano qualcosa di più di un sospetto. A questo punto stiamo a guardare. Certo, se Prodi ce la facesse anche stavolta, cadrebbe la biblica foglia di fico configurando il sistema come completamente corrotto. Perché nessuno può convincermi che, nel caso dei senatori cambiassero casacca, la causa non sarebbe addebitabile ad una generosa contropartita. Una sola conclusione: stiamo attraversando i giorni più bui della Seconda Repubblica.

lunedì 21 gennaio 2008

La crisi

Siamo al canto del cigno e anche questo è un’unica stecca spaventosa. Lo so, si è detto tante volte. E probabilmente dopo aver toccato il fondo si comincerà pure a scavare. Sono convinto, tuttavia, che nella vita di una comunità ci sia un punto di non ritorno superato il quale la spirale degenerativa possa bloccarsi solo a costo di sacrifici epocali.
L’occasione è giunta: la crisi del Governo Prodi. Non voglio banalizzare. Non sono tra quelli che credono che Prodi sia Satana e ritengo sbaglino anche coloro che aborriscono Silvio Berlusconi per partito preso. Sono frutti del sistema partitico e politico attuale. Oggi, tuttavia, si apre uno spiraglio: la possibilità di costruire un futuro alternativo. Dalla crisi è possibile disegnare un Paese nuovo cominciando dalle regole. Sembra un progetto utopistico, ma non lo è. Al contrario: è l’unica possibilità di salvarsi dalle derive che, se si mancherà quest’ultima occasione, scolleranno sempre più la base della cittadinanza dai suoi vertici.
Ciascuno sa ciò che serve: meno partiti, più governabilità. Il numero dei decisori va ristretto, il concetto di responsabilità rafforzato. Il cambiamento della classe politica, ne sono convinto, seguirà di pari passo. Le soluzioni per giungere a questo non sono discutibili né negoziabili. Serve solo coraggio. In caso contrario le leadership attuali dovranno sopportare appieno la responsabilità dello sfascio del nostro Paese. Non ci sono più giustificazioni
.

L'ultima foglia di fico

== GOVERNO: MASTELLA, LASCIAMO LA MAGGIORANZA =
(AGI) - Roma, 21 gen. - "Lasciamo la maggioranza, l'esperienza
di questo centrosinistra e' finita". Cosi' l'ex ministro della
Giustizia e leader dell'Udeur, Clemente Mastella, in una
conferenza stampa al termine dell'ufficio politico del partito.
"Ringrazio Prodi - dice Mastella - il rapporto umano rimane
e rimarra' sempre, ma l'esperienza politica del centrosinistra
e' conclusa". A chi gli chiede se l'Udeur dara' l'appoggio
esterno al governo, Mastella ha risposto: "No". (AGI)

Se servissero ulteriori conferme...

FINANCIAL TIMES, IN ITALIA CLASSE POLITICA PEGGIORE D'EUROPA
IMMOBILISMO E TRASFORMISMO HANNO FATTO PERDERE CREDIBILITA'
(ANSA) - ROMA, 21 GEN - Un' Italia ormai in ginocchio, con
una classe politica ''iper-pagata'' preda dell' ''immobilismo''
e del ''trasformismo'' che sta inesorabilmente perdendo
''legittimita''' tra i cittadini stanchi e disillusi. E' un
quadro nero della Penisola, il Paese ''peggio governato
d'Europa'', quello che il professor Martin Rhodes traccia oggi
nella pagina dei commenti del Financial Times.
Il gancio per attualizzare la nuova bocciatura del Bel Paese
sono ''l'eruzione'' dell'emergenza rifiuti a Napoli e le
dimissioni dell'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella:
''Povero Romano Prodi - inizia il commento -. L'anno nuovo
comincia male per il primo ministro italiano, colpito da due
eventi avversi, entrambi provenienti dalla Campania''.
Se quello che sta succedendo a Napoli e dintorni illustra
perfettamente la ''scleroticita' '' dei governi italiani che non
hanno saputo sbrogliare una crisi dominata dalla camorra che va
avanti da due decenni (il che dimostra che ''la lotta contro il
crimine e' ancora molto lontana dall'essere vinta''), il
caso-Mastella e' sintomatico del ''fallimento italiano
nell'affrontare la corruzione rampante 15 anni dopo
Tantentopoli''.
''Malgrado le promesse della nuova cosiddetta Seconda
Repubblica infatti - attacca Rhodes - l'Italia rimane il paese
peggio governato in Europa''. E le responsabilita', secondo
l'analista, sono assolutamente bipartisan: dalla ''confusa e
improbabile coalizione di nove litigiosi partiti'' messa insiema
da Prodi, fino alla nefasta eredita' sul piano della legge
elettorale lasciata da un governo Berlusconi che e' stato
''fiscalmente irresponsabile''.
Ad ogni modo decenni di periodica svalutazione della moneta
e di deficit-spending hanno lasciato ''strutturalmente
indebolita l'economia'', e ora ''l'immobilismo regna'': il
risultato e' un sistema nel quale ''tutti i partiti, e lo stesso
governo democratico, stanno continuamente perdendo
legittimita'''.
KWF
21-GEN-08 12:18 NNNN

venerdì 18 gennaio 2008

L'unica risposta al silenzio

Suppongo che siano stati pochi coloro che si sono presi la briga di leggere integralmente il discorso del Papa. Molti avranno fatto come sempre si fa in questi casi: stralci ricavati dalle agenzie, riassunti, frasi e citazioni. Chi ha preso Il Foglio di ieri magari si è limitato a leggere il titolo: “Papa galileiano spiega ai sapienti la ricerca della verità”. Fatto ciò ci si è sentiti in diritto di sparare bordate pro o contro i “sessantottini-intolleranti-come-ai-tempi-di-Lama” o contro i “baciapile-clericali-reazionari-e-magari-anche-un-po’-fascisti”. Entrambi avrebbero posizioni avrebbero le proprie ragioni da addurre: da una parte si potrebbe criticare l’uso frequente della parola “verità” in un discorso sulla ricerca scientifica, dall’atra si farebbe notare come non vi siano forzature o prese di posizione preconcette.
Io, nel mio piccolo, voglio fare quello che a mio avviso risulta più rispettoso nei confronti dello sforzo del Santo Padre e al tempo stesso ciò che la logica della tolleranza dovrebbe richiedere: mi sforzerò di commentare nel mio piccolo il discorso mai tenuto. Almeno io, in tutta onestà, posso dire di averlo letto dalla prima all’ultima parola. Premetto di essere cattolico e, tuttavia, non mi sento esentato da poter esprimere consciamente un’opinione dato che mi sono laureato con una tesi in Metodologia delle scienze sociali.
Che cosa dice il discorso di Benedetto XVI? Esso rivendica orgogliosamente il diritto di un papa a parlare all’apertura di un anno accademico nell’Università della città di cui è Pastore: “il Papa è anzitutto Vescovo di Roma”; e ricorda in modo incidentale come l’Istituzione in cui parla sia stata fondata da un Papa, Bonifacio VIII, così come l’Università stessa nasce in seno alla Chiesa.
Non è soltanto una ragione storica da vincolare alla gratitudine, però, che dovrebbe legittimare il Papa a parlare di fronte alla comunità accademica. Si tratta qualcosa di più profondo: il diritto della fede a parlare e ad ispirare la ragione.
Il discorso del Papa è profondo, a volte perfino arduo. E confesso che alcuni passaggi rappresentano salti audaci che non sempre hanno una consequenzialità logica facile da afferrare per chi non ha il dono della fede. Tuttavia su questo è bene ragionare. Il metodo scientifico attualmente si riconosce, anche se non univocamente, nel fallibilismo popperiano, corrente che si è progressivamente imposta sull’induttivismo. Cosa dice il falsificazionismo? In sostanza asserisce che noi non partiamo dalla constatazione di ciò che accade in natura per formulare e verificare una teoria, ma che la capacità creativa dell’uomo tenta di unire cause a conseguenze di fatti che osserva, senza tuttavia avere mai la certezza che ciò che si proclama sia vero. Newton sembrava avere inequivocabilmente ragione (chi non conosce la storia della mela?), ma Einstein ne ha dimostrato falle immense. Così più semplicemente ciò che appariva di un’evidenza lapalissiana, che il Sole girasse intorno alla Terra, è idea di cui ora sorrideremmo. Possiamo dunque parlare di Verità all’interno del metodo scientifico? Certamente no. Lo scienziato dovrebbe rispondere con lo stesso scetticismo di Pilato: “che cos’è la Verità?”
In tal senso forse Ratzinger esige troppo quando dice “la storia dei santi , la storia dell’umanesimo cresciuto sulla base della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un’istanza per la ragione pubblica”. Né è sufficiente la precisazione che “molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio solo all’interno della fede e quindi non può presentarsi come esigenza per coloro ai quali questa fede rimane inaccessibile”: questa considerazione infatti non nega quanto detto precedentemente sulla verità del nucleo essenziale della fede. Tuttavia credo che ciò possa essergli perdonato proprio in quanto Papa: non ha mai cercato di celarsi come fanno molti dietro un’aura d’imparzialità o di cosiddetto laicismo. Inoltre su quanto segue forse anche Popper avrebbe sottoscritto: “il messaggio cristiano in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi”. Dal momento in cui Kant fece a pezzi la metafisica si è stentato a trovare un posto per questa nel mondo della filosofia. E pure quest’ultima, come ammette lo stesso Ratzinger, stenta a trovare un proprio ruolo. Possiamo quindi ripensare la Verità come concetto? Dobbiamo tornare a Socrate, come suggerisce Benedetto XVI? Tentare di dare risposte a queste domande non può essere fatto in poche righe e sarebbe sempre e comunque un modesto ed inadeguato tentativo.
Due questioni tuttavia non possono essere eluse.
In primis la riflessione che fa Ratzinger sul pensiero di Rawls che “pur negando a dottrine religiose comprensive il carattere della ragion ‘pubblica’, vede tuttavia nella loro ragione ‘non pubblica’ almeno una ragione che non potrebbe, nel nome di una razionalità secolaristicamente indurita, essere semplicemente disconosciuta a coloro che la sostengono”. In breve il messaggio suona come: laicismo o no non potete chiedere ai cattolici semplicemente di stare zitti ma dovete dibattere con loro sul merito delle questioni. Non è un caso che Rawls sia filosofo politico contemporaneo particolarmente caro alla sinistra.
Secondariamente vi è un’altra considerazione che è bene fare. Ciò che lascia impressionati è lo sforzo impressionante per conciliare la fede con la scienza. E tale sforzo è ancor più lodevole se pensiamo che la comunità scientifica agisce nei confronti della religione con una spocchia a volte ingiustificata. Come si può dire che l’etica andrebbe sacrificata alla ragione? Che la scienza ha diritto di prendere le decisioni senza tener conto delle istanze religiose o morali? Se guardiamo alla legge di Hume non è lecito passare dal piano dell'essere al piano del dovere essere. Tuttavia se è vero che da un’azione intenzionale derivano infinite conseguenze intenzionali è forse il caso di domandarci quali risultati si avrebbero da pratiche scientifiche che intervengono sulla manipolazione della vita. Ritengo sia indubitabile, per esempio, ammettere che non è possibile calcolare esattamente come un organismo geneticamente modificato interagisca con l’ecosistema. E se è vero che anche il famoso battito d’ali di una farfalla può far piovere, non possiamo semplicemente fare spallucce su quali siano i prodotti di pratiche quali la clonazione o le pratiche eugenetiche. L’etica, specie quella della vita, richiede l’intervento della religione perché non si può lasciare assoluta libertà di scelta. Anche ponendo come vincolo “il bene dell’essere umano”, chi può definire un tale concetto? Per Zeno Cosini, ne “La coscienza di Zeno” di Svevo, la liberazione dalla malattia sarebbe stata una conflagrazione che distruggesse l’universo. Un paradosso? La filosofia vive di questi da quando fu inventata.
Un gruppetto di scalmanati non può far tacere queste domande. Strillino forte, ma tali questioni sono scritte nel cuore dell’uomo.

da http://www.pitturaitaliana.com/pugliese/Liberta.jpg

giovedì 17 gennaio 2008

La caduta

Oggi è stata firmata la condanna a morte del Governo Prodi. Il tempo che resta davanti è scarsissimo. Tre mesi per tre scenari diversi e nessuno dei tre lo contempla ancora in sella, quando si sarà conclusa (se potrà veramente dirsi conclusa) questa fase di transizione.
Primo scenario. Approvazione della legge Bianco. Riconsacrazione in una cerimonia pagana dei riti bipolari che, tuttavia, vedono rafforzati i due partiti maggiori. Segue un’ulteriore fase d’instabilità verso un futuro incerto.
Secondo scenario. Caduta del Governo con tentativo di Esecutivo istituzionale per le riforme. Prospettiva fortemente voluta dall’Udc che, come liaison con il Centrodestra, assumerebbe un ruolo di assoluta protagonista. Probabile, in tal caso, un proporzionale alla tedesca con un accordo FI-PD-UDC-RC. Fini archivia definitivamente ogni velleità presidenziale. Si apre la Terza Repubblica. Tale ipotesi diviene più remota ogni giorno che passa
Terzo Scenario. Referendum. Cavalcando i sentimenti di antipolitica è probabile il quorum. Naturalmente dipenderà dal comportamento di tutti gli attori politici. Diciamolo chiaramente, però: se passerà non cambierà un piffero. Avremo maxi aggregazioni che, senza riforme regolamentari, si divideranno il giorno dopo in Parlamento. Probabilmente si continuerà col temutissimo bipolarismo coatto. Non ci sono, tuttavia, norme antiribaltone che possano giovare alla governabilità e restano ferme le tanto amate (dai leader) liste bloccate.
Nel momento in cui scrivo Berlusconi dice di preferire il Referendum. Strano… quello che diceva poco fa Mastella. A chi si azzardasse a fare previsioni però do un ulteriore dato da non trascurare: col Referendum il Prc se volesse sperare di tornare a governare dovrebbe fondersi in un’unica lista col Pd. Fate un po’ voi…

da http://etc.dal.ca/belphegor/vol5_no2/images/articles/caduta_impero_lg.jpg

mercoledì 16 gennaio 2008

**FLASH -REFERENDUM: CONSULTA, SI' A TUTTI E TRE I QUESITI- FLASH** =
(Bon/Ct/Adnkronos)
16-GEN-08 16:36

Ma non si parli di complotto

Siamo uomini. E devo essere sincero: il discorso di Mastella, in occasione delle sue dimissioni mi ha toccato nel profondo. Non credo che egli ingenuamente si sia presentato in aula senza calcolarne le conseguenze politiche. Era scosso tuttavia, turbato. Forse non aveva ragione di usare la parola “paura”. Ma il clima non è più sereno.
Siamo uomini, dicevo. E per la debolezza degli uomini, per la loro incapacità di agire in modo solidale, senza personalismi, non posso credere all’idea del complotto dei magistrati contro la politica. Per sfiducia nell’uomo più che per la fiducia nella sua bontà. E’ ridicolo credere ad un disegno criminoso unitario e sotterraneo delle toghe.
Si può credere, però, che una deriva mediatica abbia portato alcune Procure a sopravvalutare il loro ruolo. La Magistratura deve smetterla di credere di essere ammantata di un ruolo di riequilibrio delle Istituzioni. Non è il suo compito. E’ evidente che è più gratificante smantellare un sistema corrotto perseguendo nomi illustri piuttosto che perseguire l’oscuro ladruncolo di quartiere. E forte è la tendenza a piegare le leggi secondo un proprio concetto di Giustizia, che spesso non è quella del Legislatore. E’ per questo necessaria una riforma profonda di tutte le Istituzioni. E non si può rispondere che già è stata fatta: se fosse stata utile, la sua prima vittima non sarebbe stato il suo autore.
Per approfondire


da http://www.associttadini.org/

**FLASH -GOVERNO: MASTELLA, MI DIMETTO- FLASH** =
(Leb/Opr/Adnkronos)
16-GEN-08 11:02

martedì 15 gennaio 2008

Annullata la visita del Papa

Papa alla Sapienza, il Vaticano annulla la visita
Roma, 15 GEN (Velino) - Benedetto XVI non sara' presente all'inaugurazione dell'anno accademico all'Universita' La Sapienza di Roma. "A seguito delle ben note vicende di questi giorni - si legge in una nota del Vaticano - si e' ritenuto opportuno soprassedere all'evento. Il Santo Padre inviera', tuttavia, il previsto intervento".
(red)
151717 GEN 08 NNNN

Gazebo per ombrelli

L’ex ministro di An Gianni Alemanno l’aveva dichiarato pochi giorni fa: basta gazebo, meglio ombrelloni dei contenuti. Ed oggi il Presidente Gianfranco Fini asserisce che anche il suo Partito deve mettere in piazza i gazebo per raccogliere adesioni all’Alleanza per l’Italia. Precisione cronometrica, capacità di organizzazione svizzera, classe dirigente in sincrono. E per rispettare le scadenze si annuncia chela Conferenza programmatica per rilanciare il Partito slitta a metà marzo.
Forse c’è di più di quel che sembra. La carenza di organizzazione è dovuta alla spaventosa confusione che regna. Sul presente, sul passato e sul futuro. Come sempre.
Sul presente: non si sa quello che sta accadendo. Il Governo sembrerebbe sul punto di cadere. Il referendum sembrerebbe sul punto di passare. La crisi con Forza Italia sembrerebbe sul punto di rientrare. Se anche accadrà tutto questo, però, c’è chi annusa il triplice inganno. Una caduta del Governo non porterebbe a nuove elezioni. Il referendum non avvantaggerebbe il Partito di Fini. La crisi con Forza Italia (nel caso di elezioni) finirebbe solo per contingenze politiche e non per una visione complessiva.
Sul passato: da dove venga An c’è ancora qualche dubbio. Le teorie oscillano tra: destra hegeliana ibernata fino al ’94, destra Dc trasfigurata nei corpi degli ex missini, un’anticipazione del conservatorismo compassionevole americano, la trasposizione di un partito alieno del sistema Alfa Centauri.
Sul futuro: Matteoli annunciò, come da noi registrato, che An non poteva essere soltanto “Dio, Patria e famiglia. Fini asseriva pochi giorni fa che la Conferenza di Milano avrebbe rilanciato “Dio, Patria e famiglia”.
A via della Scrofa si consolano: “chi siamo?” e “dove andiamo?” sono domande che, da che mondo è mondo, attanagliano ogni essere umano. Non vorrete chiedere di risolverle proprio ad Alleanza Nazionale…

da http://www.korazym.org/images/ph_fini11102003_gr.jpg

E se fosse venuto il Dalai Lama?

Già. Tante storie per una visita del Papa alla Sapienza di Roma. E se fosse venuto il Dalai Lama? Probabilmente lo si sarebbe accolto senza eccessive discussioni. E se la Cina si fosse lamentata si sarebbe criticata l’ingerenza di una potenza che tende ad infischiarsene dei diritti umani e della tolleranza religiosa.
Sessantasette scienziati, invece, firmano una lettera aperta per non accogliere il Papa in un’università fondata da un Papa (Bonifacio VIII) 700 anni fa. Perché? La ragione ufficiale è che Ratzinger più di 15 anni fa si espresse contro Galilei. E poco importa se Giovanni Paolo II chiese addirittura scusa pubblicamente. Il punto è che il Papa si esprime contro la libertà di ricerca scientifica. Non sono professore di etica né di nulla che ci vada vicino. Eppure nessuno mi toglie dalla testa che neppure chi ha firmato la lettera aperta lo è. Si tratta di fisici per la gran parte. Tra cui (e questo a mio parere è davvero intollerabile) il direttore del Cnr, ex direttore del Cern.
Negli Stati Uniti si è consentito al presidente dell’Iran Ahmadinejad di parlare in un’università e di rispondere alle domande degli studenti. Benedetto XVI, però, è ben più subdolo e pericoloso.
Sulla laicità dello Stato si spendono anche troppe parole e, forse, sarebbe consigliabile suggerire agli scienziati di cominciare dall’Abc. Seguendo tre ordini di riflessioni. Il primo: la sola possibilità di fare qualcosa non ci da il diritto metterla in pratica; Fermi a proposito della bomba all’idrogeno si lasciò scappare un “che bell’esperimento sarebbe”. Il secondo: ciò che è lecito e non lecito fare non lo scelgono né il Papa né gli scienziati ma il diritto e quindi il Parlamento (e affini). Il terzo: la scelta valoriale di base viene compiuta dai cittadini il giorno delle elezioni, quando anche la voce del più autorevole o del più ricco individuo della Repubblica vale per uno.
Se qualcuno ritiene che lo Stato non sia laico, perciò, non se la dovrebbe prendere con il Papa, ma con i suoi rappresentanti. Anche perché appare ridicolo che si giudichi un pericolo per la purezza della scienza e per la salvezza dello Stato il fatto che il Sommo Pontefice parli davanti a 960 persone alla Sapienza quando, con gli stessi mezzi che la scienza ha creato, può raggiungerne milioni rimanendo serenamente dal Vaticano. Ma, si sa, nessun ideologo è peggiore di uno scienziato che smetta di adoperare la ragione.

da http://www.gazzettadelsud.it/primapagina\upload\ratzinger.jpg

venerdì 11 gennaio 2008

Referendum peggio della Acerbo

Vogliate confrontare il mio articolo del 26 novembre 2007 con il seguente. Loro se ne accorgono solo ora?!?!?!?!?!?

LEGGE ELETTORALE. LO SPAURACCHIO DELLA ACERBO, ECCO CHE PREVEDEVA

(DIRE) Roma, 11 gen. - Il referendum peggio della legge Acerbo? Nel dibattito politico sulla nuova legge elettorale irrompe il fantasma della riforma che Mussolini impose nel 1923, con i 'piccoli' dell'Unione e la sinistra radicale che l'agitano con tono quasi scaramantico in attesa del verdetto della Consulta sui quesiti. Ma che prevedeva quella che e' considerata la madre di tutte le peggiori leggi elettorali? In realta' un meccanismo molto semplice, attraverso l'adozione del sistema maggioritario all'interno di un collegio unico nazionale: alla lista che ottiene piu' del 25% dei voti andranno i due terzi dei seggi (356); alle liste di minoranza i restanti (179), distribuiti su base proporzionale. E in caso di lista vincente che e' una federazione di partiti, un ingente premio di maggioranza va al movimento che ha preso piu' voti nella coalizione.
La legge Acerbo (il nome e' del sottosegretario Giacomo Acerbo, che ne fu l'estensore materiale) fu approvata alla Camera il 21 luglio 1923, con 223 si' e 123 no. A favore (naturalmente) il Pnf, ma anche buona parte del Ppi (Alcide De Gasperi in testa) e il Pli; contrari il Pci e il Psi. Il via libera dal Senato -con 165 si' e 41 no- venne il 18 novembre 1923. Quale l'esito del voto con il nuovo sistema? Il listone Mussolini elesse 375 deputati prendendo il 64,9% dei voti, le forze di centro e sinistra ottennero solo 161 seggi. E cio', nonostante al nord fossero maggioranza con 1.317.117 voti mentre i fascisti ne avevano 1.194.829.

Veltroni ed il funerale delle riforme

Il Corriere.it alle ore 15.37 mette come prima notizia quanto segue. "Il rinnovamento della legge elettorale dovrà avvenire in un clima nuovo a favore di una «democrazia dell'alternanza». Per il segretario nazionale del Pd, Walter Veltroni, il nuovo sistema elettorale sarà «probabilmente di transizione, di passaggio verso un assetto compiuto». Intervenendo davanti a una platea di oltre 300 militanti modenesi del Pd, Veltroni ribadisce le condizioni per arrivare presto ad un rinnovo del «porcellum»".
Ma stiamo scherzando? Tutto sto casino per un sistema di transizione? Un sistema di transizione per cosa, poi? Per arrivare alla democrazia dell'alternanza? Sono 15 anni che Berlusconi si alterna a Prodi! Diciamoci la verità... questo è un messaggio in codice per dire che la legge che si vuole votare è d'emergenza. Non vi spaventate, neppure questa sarà quella definitiva. Non ci saranno innovazioni di rilievo: un modo per traghettarci al di là delle acque tempestose del referendum. Poi si potrà ricomincare col grande sonno.

Per approfondire:
articolo Corriere.it

giovedì 10 gennaio 2008

Fi-An: amore per forza

Basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Meglio. Basta la dichiarazione obbligatoria delle alleanze. E come d’incanto, gran parte degli ostacoli frapposti all’approvazione della legge elettorale, proporzionalmente parlando, sciolgono la neve (azzurra) al sole di una nuova primavera.
Sul palcoscenico di Roccaraso, nel tradizionale appuntamento di Fi, si sigla l’accordo sul negoziato preliminare alla pace. D’altra parte era naturale: dopo la defezione dell’Udc, assorbita nei plotoni messi in campo da Pd-Fi-Prc, An rischiava di vedersi isolata.
In fin dei conti era un po’ imbarazzante proseguire con un ostracismo incondizionato sul proporzionale: c’era anche An in Aula quando, nella scorsa legislatura, si votò il Porcellum. E non mi sembra che il vincolo di coalizione sia servito a cancellare il fatto evidentissimo che per tre simboli, nella Cdl, si candidassero altrettanti leader diversi. E’ in questo senso che mi chiedo: a che pro questa continua lotta per la difesa di un bipolarismo forzato?
Fini ragiona in modo tautologico: potremo mantenere l’alleanza con Forza Italia soltanto nel caso vi sia stabilito nella legge elettorale il vincolo di indicare preventivamente la coalizione. Come dire che, in una coppia, l’uomo sia fedele alla donna solo se esiste il vincolo del matrimonio. E poi pretendere che esista l’amore.

da http://www.tubalkain.it/foto/f_cat9_pro26_1.jpg

mercoledì 9 gennaio 2008

Per gli statali i soldi si trovano sempre

Problemi per i salari troppo bassi? Contratti collettivi paralizzati da ere geologiche? L'Italia può marcire sotto i più seri problemi, ma i soldi per gli impiegati statali si trovano sempre. L'ha ribadito il premier: "i soldi per gli statali ci sono". Grandine o neve, fame o carestia, monnezza o declino, 4 milioni di voti son sempre 4 milioni di voti. Tante sono le teste che compongono il mostro della Pubblica Amministrazione. Le cifra dell'ultra-centralista stato post-unitario fanno arrossire: poche migliaia i dipendenti dei vari dicasteri. Oggi invece nel trionfo delle delocalizzazioni e del federalismo i dipendenti son tanti, anzi troppi. E grazie al blocco delle assunzioni sempre più vecchi.
Cari statali, non mi aspetto che siate d'accordo con me. Prendete molte volte uno stipendio modesto (ma non sognatevi di definirlo da fame). E la colpa non è mai del singolo che "tiene famiglia". Ognuno di noi al vostro posto farebbe le vostre stesse rivendicazioni in barba agli altri lavoratori. Ma ammettetelo: siete dei privilegiati. Posto fisso che più fisso non si può (sempre per la maggior parte dei casi), forti percentuali di assenteisti e sfaticati, esubero di back-offices. Il male della burocrazia. Siete per la gran parte stati fortunati a nascere negli anni giusti, perchè dal '70 in poi gli organici crollano drammaticamente. Una classe media formata da padri che divorano i propri figli o aspirano a mantenerli a vita.
Non voglio però cadere nel populismo: fare qualcosa si può, pur conservando denari e privilegi. Se io fossi in voi ai vostri sindacati chiederei di comportarsi onestamente e di presentarsi davanti all'Aran (l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) con una proposta: che per i prossimi anni si leghino gli aumenti contrattuali a calo dell'assenteismo, soddisfazione dell’utente, livelli di efficienza degni di un Paese civile. Soltanto allora potrete sentirvi in diritto di pretendere ciò che ad un lavoratore privato, specie se giovane, viene sistematicamente negato.

da http://testedicalcio.blogosfere.it/images/assenteismo.JPG

lunedì 7 gennaio 2008

Bondi e la mozione che non c'è

Chi non conosce Sandro Bondi? Coordinatore di Forza Italia, temporaneamente spodestato dalla chiacchieratissima Mara Carfagna (al secolo Maria Rosaria) e presto ribalzato in sella grazie alla fissione delle molecole Fi-Pdl, è certo individuo che non passa inosservato. Sarà per i suoi 47 anni (ne compirà a maggio 48) che certo non dimostra... e non è un complimento. Sarà per la vena poetica e ingenua da spirito bucolico qual è, teso probabilmente a fantasticare di pastorelli e zufoli. Sarà perchè al suo vice-coordinatore invece che note politiche invia note poetiche. Sarà per l'animo docile e vagamente patetico. Sarà per la coerenza politica che è pattinata dal comunismo al liberal-liberismo berlusconiano (ma non è un'eccezione). Sarà per il suo cattolicesimo semplice ma convinto. Sarà, sarà, sarà... per mille altre ragioni potrebbe essere. Potremmo citare le sue gaffes su l'Espresso ove attaccava la stessa Forza Italia, per poi però smentire ed essere a sua volta smentito dalle registrazioni messe online dalla testata. Potremmo anche citare performances televisive che più che sopra alle righe erano in realtà ben sotto. Per tutto quanto sopra, visti e considerati precedenti e fatti incontrovertibili Sandro Bondi assurge a personaggio del caravanserraglio Parlamento & co.
Eppure la sua ultima malefatta è sfuggita ai più e siamo ora a riferirvela. Nella giornata di ieri vi sono stati momenti di panico a Forza Italia: la mozione Bondi su cui doveva basarsi l'offensiva 2008 contro la corazzata Prodemkin era un falso storico. Bondi il giorno di Capodanno annunciava di aver presentato una mozione per rivedere la 194. I siluri erano pronti ad allargare la falla aperta dall'infiltrata Binetti. Arrivavano plausi dai cattolici, parole di sostegno. E i nemici partivano all'attacco contro un testo negativo che vuole riportare l'Italia indietro di anni. Selva invece la voleva ripresentare al Senato. Peccato però che il testo nessuno potesse averlo visto perchè non c'era. Isabella Bertolini che nella mattinata di ieri invano lo cercava non l'ha trovato e qualcuno cominciava a sudar freddo. Com'era possibile aver difeso o attaccato una mozione inesistente? In realtà, dati i giorni di festa, la mozione faceva la sua comparsa soltanto il 5 sugli atti Camera, anche se sul sito non ve n'era alcuna traccia. Prima era impossibile trovare il testo dovunque. Ma nel frattempo già troppe parole erano state spese sul nulla. Seconda stella a destra: Bondi e la mozione che non c'è.

mercoledì 2 gennaio 2008

Problemi per Galan

Aria di guerra in laguna. Il Governatore della Regione Veneto Galan ha riconfermato con un blitz tutti i direttori generali delle Asl venete. Sembra che la mossa non sia stata molto gradita da Alleanza Nazionale che lamenta di non essere stata neppure consultata. La gestione proprietaria del Governatore ha destato più di qualche perplessità negli alleati, soprattutto nel partito di Gianfranco Fini che nella principale Regione del Nordest di rospi ne ha dovuti ingoiare parecchi. E spesso in silenzio. Naturalmente il fatto non attirerebbe la mia attenzione se non fosse che la situazione attuale della politica italiana non sia delle migliori. La frattura tra Fini e Berlusconi non si è ancora ricomposta. Risentirà probabilmente della distanza dal momento elettorale. Se le consultazioni politiche saranno fissate a breve, sarà indispensabile una ricomposizione frettolosa. Tuttavia a livello locale le scosse sono state intense e hanno riaperto le ferite finora poco convintamente rimarginate nella pax coalitionis. Il Veneto, inoltre, è il terreno più fertile per un possibile scontro. A differenza delle altre Regioni dell'ex Cdl a partito egemone, è quella in cui Forza Italia conta proporzionalmente di meno rispetto al peso complessivo della coalizione. Ma soprattutto quella in cui An, complice un Coordinatore regionale refrattario ai riflettori e con un fratello in Giunta, ha dovuto maggiormente chinare il capo e subire umiliazioni cocenti. Scartabellando tra le liste dei componenti di cda e cariche politiche si capisce quanto il Partito guidato da Alberto Giorgetti sia sottorappresentato. An sulla sanità veneta questa volta non può chinare il capo. Il rischio è quello di non contare più nulla in una delle maggiori regioni italiane. Domani si riunirà il Coordinamento Regionale del movimento di Fini. Sapremo allora se sarà la Regione guidata da Galan a subire le prime ripercussioni dello scontro al vertice tra il Presidentissimo di An e il Cavaliere di Arcore. Se prevarrà la convinzione che le elezioni politiche siano prossime non accadrà nulla. Ma se si reputerà che ci sia ancora tempo... ci sarà da divertirsi. Galan è avvertito.



da http://kstudio.net/quiz/questpicts/453.gif