mercoledì 5 marzo 2008

Il modello Lesotho


E’ un processo che va avanti da molto, moltissimo tempo e siamo giunti ormai al culmine della rivoluzione: il nostro sistema non può più dirsi parlamentare. Bisogna prenderne atto. Il potere del Parlamento sull’Esecutivo conosce in ogni sistema democratico dei contrappesi in modo da imporre la governabilità: in alcuni Stati vi è l’investitura diretta del capo dell’Esecutivo e non vi è dunque la fiducia (ad es. Stati Uniti), in altri vi è la fiducia ma esistono forme di dissuasione al suo uso indiscriminato come il potere di scioglimento delle Camere al Primo Ministro o la sfiducia costruttiva (ad es. Germania).
In Italia, ove vige un sistema di democrazia parlamentare a bicameralismo perfetto, l’assenza di ‘armi’ per il Governo ha portato, con altri fattori, ad un’instabilità cronica. Potevamo dividerci sulle ricette da adottare, invece ecco presentarsi la vera cura: il potere di nomina del Parlamento in mano al candidato Primo Ministro. Un metodo rivoluzionario che potrebbe solo apparentemente sembrare datato (ricordiamo che durante la Monarchia il Senato del Regno era di nomina regia… restava la Camera ad essere elettiva, ma oggi abbiamo risolto questo inconveniente). Dopo una fase di collaudo poco riuscita col Governo Prodi, questa volta speriamo in una migliore resa dopo importanti ed efficientistici aggiustamenti: la nuova versione riveduta e corretta vede la drastica riduzione dei partiti nelle coalizioni e l’eliminazione di qualsivoglia possibile dissenziente.
Dopo che Berlusconi ha sollevato la questione dell’inutilità di più di 30 persone preparate nelle Camere (se no litigano), il rivale Veltroni ha dato pratica realizzazione al progetto di epurazione di qualsivoglia testa pensante per sostituirla con una schiera di segretari (come asseriva ieri anche la Velina Rossa!) e di ragazzini/e con un peso politico e morale pari a quello che può avere il Lesotho nell’Assemblea Generale dell’Onu (senza offesa per i Lesotiani). Uno spot per ogni categoria: la fanciulla bella e brillante con 110 e lode (ce ne sono altre 10 mila), l’addetta al call center (per giunta fasulla), il giovane industriale (figlio di), il rampante industriale, una selva di sindacalisti e portaborse dei big (l’intero staff di Palazzo Chigi). Gente che magari qualcosa ne sa, per carità. Ma senza interessi o un elettorato da rappresentare. Senza la forza e l’esperienza soprattutto.
Confidiamo che anche Silvio si adegui e garantisca finalmente una piena governabilità sostituendo l’inutile orpello del rappresentante del popolo con più utili e funzionali robot antropomorfi che possano schiacciare in sincrono il giusto bottone. Ci costerebbero pure meno!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

credo che la maggior parte delle critiche che arrivano al PD e al PdL sia proprio sulla poca rappresentanza che i candidati hanno e danno ai partiti e all'elettorato tutto.

in compenso possiamo tramutarci da robot. magari presso qualche indistri di Calearo...
:-/ :-/ :-/

GB

Marcello Spirandelli ha detto...

io alle medie ho fatto l'uomo di latta nella recita sul mago di Oz!

Anonimo ha detto...

anch'io feci la part di un robot!!!
per una recita di carnevale!!!

bisogna avvisare Calearo, caro Aetius... :-) :-) :-)

Marcello Spirandelli ha detto...

Già.. Ti ficcano un bel chip in testa per controllarti eppoi sei a posto