giovedì 13 marzo 2008

I 12 ddl di Veltroni

Signori miei, io non lo vorrei dire, ma quest’idea decisionista di presentare i disegni di legge prima delle elezioni non è né buona né foriera di conseguenze positive sul piano istituzionale. Rappresenta anzi una volta di più lo scadimento della nostra Repubblica in un sistema plebiscitario. Non bastavano le liste precostituite, i candidati premier designati, il bipartitismo del voto utile. Oggi -offerta speciale!- ecco il pacchetto premium: Presidente del Consiglio, Ministri, Parlamento, legislazione, tutto con un unico voto! Come diceva un manifesto ritoccato su La Repubblica: VelTrony, non ci sono paragoni.

C’è a chi tutto questo piace. Fate vobis. Tuttavia lasciatemi fare il grillo parlante per qualche istante: voi pensate davvero che sia bene che un leader si vincoli a presentare dei disegni di legge già scritti prima delle elezioni? E se a me non piacesse uno di questi? E se pensassi che un articolo, un comma, una parola non vanno bene? Già, dovrebbe essere il Parlamento a discuterli. Ma in questo modo si blindano, si avvolgono dell’aura sacra della scelta popolare. Chi potrà decidere di metterli in discussione poi? Non certo la maggioranza del Pd, scelta, investita, eletta insieme con il pacchetto di disposizioni normative.

Avendo un sistema a (almeno) due attori ci si aspetterebbe che l’altro ci fornisse un’alternativa. Invece no! Pronti 13 disegni di legge. A me avevano spiegato che la democrazia fosse qualcosa di un attimo più serio e complesso e che il Parlamento dovesse essere sovrano. Invece ci ritroveremo con due camere di semi-competenti, fedelissimi, impotenti. Con due partiti senza democrazia interna, dove al massimo si voteranno i vertici provinciali, sempre con una sorta di plebiscito. Con lo Stato in balia di gruppi di pressione (i cosiddetti poteri forti) che, in assenza di regolamentazione, vivono nell’ombra tirando le redini. Nepotismo, corruzione, clientele: diciamoci la verità… questa Terza Repubblica rischia già dalla partenza di essere peggiore della conclusione della Prima.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

come buon killer vale anche un "franco Tiratore"?
ieri sono stata agli uffici della Camera da Bonelli.
Domani invece alle 11 sono all'Hotel Nazionale x la presentazione della lista Lazio 1

Marcello Spirandelli ha detto...

cioè eravamo nello stesso palazzo... vabbè, io sono bravo a sparare ai barattoli. quanto mi dai?

Anonimo ha detto...

Non voglio dire che quanto da te osservato sia l'inevitabile epilogo di un Paese decadente.
D'altronde non si può negare che in una democrazia, il problema della legge e dei codici è un problema di consenso sociale.
Da questo punto di vista appare lecito che in campagna elettorale il futuro rappresentato abbia coscienza di quali saranno le leggi e di quali saranno le conseguenze del suo voto.
Tuttavia credo che la politica in questa fase dovrebbe, più che mostrare i mezzi dei quali intende valersi, indicare i risultati che intende raggiungere.
Altrimenti appena eletti non si fa altro che approvare il pacchetto promesso pagando il debito con gli elettori dopo di che si ritorna secondo l'italica tradizione ad occuparsi dei propri affari.
Se invece si indica un obiettivo(ad esempio abbassare di 10 punti il tasso di disoccupazione, aumentare dell'80% i salari, riformare la pubblica istruzione sradicando l'idea divenuta commerciale della cultura)finchè non lo si è raggiunto è necessario impegnarsi.
Questo va detto perchè è difficile fare buone leggi.
Per fare buone leggi bisogna almeno studiare bene quali sono gli obiettivi da raggiungere, prendendo in considerazione vantaggi strategici, tattici ed eterogeneità dei fini.
Questo perchè il legislatore/architetto deve progettare al meglio la struttura giuridica poichè deve tenere presente il fatto che se fossero dei geni coloro che sono a lui sottoposti e dovranno dare applicazione alla stessa, molto probabilmente non si troverebbero lì.

Psiconano

Marcello Spirandelli ha detto...

Non posso che sottoscrivere appieno il tuo ragionamento. In realtà il compito dei programmi elettorali sarebbe proprio quello di indicare obiettivi prioritari e metodi con cui si intendono raggiungere. Senza scendere troppo nello specifico. Ma per un semplice motivo: sono i fini ed i valori ad essere scelti nella competizione elettorale, non i mezzi. Io so che se voto la destra non avrò mai una legge a favore dell'immigrazione e so che se voto a sinistra non mi ritroverò della gente favorevole alla guerra (tanto per dire). Che dopo questi obiettivi li raggiungano in un modo o nell'altro poco importa. E' pure da stupidi pensare che ciò che sembra razionale oggi lo sarà pure tra 5 anni. La politica deve portare valori, che devono confrontarsi con altri in Parlamento. Dire che io oggi ho già tutto il pacchetto pronto, significa che domani non lo voglio mettere in discussione e che penso che non possa essere migliorato.
A me sembra banale, ma si vede che non lo è per tutti.