sabato 23 febbraio 2008

Se vuoi far politica non fare politica


Quali saranno le candidature dei partiti in campo non è ancora possibile saperlo e dunque ragioniamo sul vago. Certo che se il buon giorno si vede dal mattino, è difficile dire che sarà una giornata radiosa. I criteri tra i due schieramenti maggiori (almeno questi) sembrano ben diversi: da una parte si punta sulla società civile, dall’altra sui vip. In realtà a ben guardare anche la società civile del Pd rappresenta più che altro dei veri e propri spot. Ben pagati, peraltro, se si presta attenzione a ciò che diceva la Velina Rossa riguardo alle cifre che il Partito di Veltroni si farebbe pagare per una candidatura in un seggio corazzato. Però, però, però… in questi ultimi giorni tutto sembra in cambiamento, in vorticoso e totale rinnovamento. E non serve ogni volta consumere il nome de Il Gattopardo per dire quali sospetti diano adito a tutte queste danze furibonde. Siamo in mezzo al guado ed i segnali sono quelli di un mutamento di comunicazione nella politica più che di una sostanziale innovazione. Le oligarchie vengono solo sfiorate da questo tsunami distruttore. Ma c’è un dato nuovo che viene ignorato e che spiega tanti sacrifici dei nostri matusalemme politici. I nuovi segnali si coglievano ancor prima della formazione di Pd, Pdl, cose rosse e cose bianche e poco dipendono dalla volontà dei singoli quanto ad una trasformazione della Costituzione materiale, ossia della Costituzione che sussiste di fatto, indipendentemente dalla Carta fondamentale. E’ indubitabile: stiamo assistendo ad un ridimensionamento del ruolo del Parlamento. Camera e Senato, onorevoli e senatori sono tutti travolti da un depotenziamento che i protagonisti conoscono bene: la carica in sé non conta più nulla. Perché? Si può parlare di cause e concause, ma fondamentalmente la ragione sta da una parte nella progressiva diminuzione della presenza dello Stato nell’economia (e questo spiega anche perché al suo posto è aumentata la politica) e dall’altra nell’emergere di poteri concorrenziali sia a livello nazionale (Agenzie, Regioni, Province, Comuni) sia a livello internazionale (Unione Europea, accordi internazionali sul commercio e l’ambiente). Inutile poi parlare degli altri contropoteri, che in fin dei conti sono sempre esistiti. Sarà per queste ragioni, sarà per la conformazione del sistema, finora bipolare, ma la nostra Repubblica Parlamentare, mentre da una parte delegava sovranità concedeva i poteri restanti al Governo che diveniva il vero attore del sistema politico. Non serve fare lezioni di diritto parlamentare per verificare questo progressivo svuotamento di potere dell’Assemblea Elettiva: basta pensare a cosa può fare un parlamentare di fatto: presentare interrogazioni e affini (cui raramente si da risposta), proposte di legge (che rimangono praticamente sempre lettera morta) e votare in aula (con un voto singolo che solo al Senato questa legislatura si è dimostrato determinante… ma andate a chiedere ai deputati quanto può valere uno dei loro). La forza sempre maggiore che si tende a conferire ai leader in modo diretto o indiretto, con le primarie o con l’indicazione del nome sul simbolo, stanno sempre più ad indicare che poco importa l’equilibrio democratico all’interno dei partiti, ma che si preferisce invece consentire derive plebiscitarie. Oggi sarebbe difficile immaginare all’interno del Pd una dialettica simile al vecchio Pci e sarebbe tantomeno concepibile vedere nel Pdl, quale che sia il suo destino, un Congressu sul modello della vecchia Dc. Qualcuno dirà purtroppo, qualcuno dirà meno male, ma stiamo entrando definitivamente in un’altra epoca che supera definitivamente la transizione bizzarra della Seconda Repubblica. Non ci si dividerà più sull’ideologia, l’elettorato diventerà sempre più mobile, assumeranno sempre più importanza le procedure della selezione dei leader all’interno dei partiti. E – venendo al Parlamento – i leader sceglieranno per Camera e Senato dei gregari, dei passisti che tirino la volata finale. Gli scalatori senza squadra saranno falcidiati sulla salita, quelli che possono andare ad insidiare o a disturbare il leader designato saranno invece fatti ministri o dirigenti. A scomparire dalle Assemblee Nazionali saranno tutto il ceto medio della politica, i signorotti delle tessere, senza speranza di fare la differenza a livello nazionale, ma capaci di spostare una provincia. Con partiti grandi come quelli attuali, avere 100 mila voti (che per i cultori del genere sono un’irrealistica enormità) significa avere in mano meno dell’1% della formazione. Il consiglio è quindi il seguente: se volete fare politica, non fate politica.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

caro Aetius, allora faccio bene a continuare a fare il mio piccolo studio sulla Globalizzazione...
sia benedetta la Destra Sociale che è attenta a queste questioni.

le assemblee parlamentari degli stati nazionali oggi sono davvero poca cosa rispetto agli uffici legali delle multinazionali.

1- ripartire dal Valore del Concetto di Nazione.
2- ripensare il Mercato del Lavoro aprendosi ad esso e non facendosi travolgere.
3- Mercato, appunto, e non Internazionalismo Mercatista.

circa i problemi interni dell'economia con la politica, la prima cosa che mi viene da dire è: riduzione in scala di quanto appena scritto. ma so che non basta.

perchè manca un'Idea di base di Politica, purtroppo; sapendo che non basta neanche questo, ma ora come ora è la cosa più lampante.

Marcello Spirandelli ha detto...

Caro GB,
naturalmente credo tu abbia ragione. E altrettanto naturalmente bisognerebbe ripensare la politica e l'economia approntando un progetto di che cosa vogliamo sia fatto di concreto. In questo crollo generalizzato delle ideologie non sappiamo più dove dobbiamo andare. Bisognerebbe ripensare ad un nuovo quadro valoriale. Io sono dispostissimo a rinunciare a fette di sovranità statale, ma qui si sta esagerando nelle materie dove non è necessario delegare e si è molto più ritrosi in altre dove invece sarebbe indispensabile farlo.
Per essere più chiaro io credo che il federalismo a più velocità della lega sia una ciofeca guardando verso il basso. Guardando verso l'alto invece ci sono materie di cui l'Europa si è impossessata (tipo quella dei diritti) prendendo decisioni che sono contro le leggi dei singoli stati nazionali (vedi per esempio l'adozione per la coppia di lesbiche in francia), ed altre (reti, immigrazione) in cui sarebbe possibile fare di più mentre invece l'Ue si lava le mani.
E' un discorso complicato e lungo. Comunque bisogna ripensare l'idea di Nazione in chiave attuale. E questo difficilmente può essere fatto in un partito unico