Chi l’avrebbe detto? La rivoluzione del sistema partitico è riuscita. E’ una trasformazione di cartapesta, un vero e proprio restyling, ma indubbiamente è suggestiva. Totalmente incoerente e raffazzonata, brutta e malferma, ma c’è.
La semplificazione del panorama politico italiano parte dal Partito Democratico, come approdo di un percorso lunghissimo di avvicinamento tra Margherita, anima cattolica (ma non solo) della coalizione di centrosinistra, e i Democratici di Sinistra, anima riformista (ma non solo). Quel che si può dire è che, come sottolineava Famiglia Cristiana, questa fusione a freddo non è riuscitissima: basti guardare alla sorte del Governo Prodi. La classica ciambella senza buco: mangiabilissima ma esteticamente imperfetta. Se non fossi certo di un magheggio già pronto per ciò il cambiamento futuro della legge elettorale, non scommetterei un soldo bucato sulla sua tenuta futura. Ma tant’è: nel tentativo di approdare ad un proporzionale a quattro attori il Pd ha svolto e svolgerà il ruolo del leone. Onore al merito.
Il Popolo della Libertà (di cui ho scoperto stamane di far parte) è invece un gioco di prestigio francamente divertente. Sorto sul predellino di un’auto a piazza San Babila è ora portato a battesimo proprio da uno dei genitori che l’aveva rinnegato e che prometteva di soffocarlo nel sonno: Gianfranco Fini. Spero che nessuno abbia il cinismo di raccontare ai posteri il processo di formazione del Pdl, dato che è dettato certamente dalla necessità più che dalla virtù. E da una generosa contropartita. La necessità era la sopravvivenza di An: Fi e Pd avrebbero fatto riforme a vantaggio dei partiti maggiori già da poco dopo le elezioni checché ne pensasse Gianfranco Fini. La Grande Coalizione ormai è qualcosa in più rispetto ad una semplice voce. Quale la contropartita? La Presidenza del Consiglio a Gianfranco Fini. Magari non oggi. Domani. Molto più semplice quando si sta in un unico Partito. Dal punto di vista ideologico poi la fusione risulta molto più facile di quella in seno al Pd. Molti elettori di centrodestra chiedevano da tempo il Partito unico. Alla lente d’ingrandimento quel che ne viene fuori è un guazzabuglio di conservatori, liberali e nostalgici dell’uomo forte. Ma che importa? Il ceto medio borghese può essere più o meno reazionario, ma i suoi valori di riferimento sono abbastanza identificabili, come diceva egregiamente Marx.
La Sinistra Arcobaleno è per certi versi la più coerente delle nuove formazioni politiche. Della Sinistra Radicale tutti conosciamo molto bene storia e progetti. Sui secondi non mi esprimo dato che non c’è nulla da inventare: pacifismo, ecologismo, attenzione alle fasce di popolazione più deboli sono sempre stati punti saldi della sinistra (anche se a volte rimangono nella sfera dell’utopia). Anche la storia, poi, suggerisce una forte compatibilità: Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Correntone Ds sono schegge derivanti dalla deflagrazione del Pci (almeno per la gran parte). L’unico elemento di rottura sono i Verdi, che approdano in un luogo che non gli è proprio, ma che in fin dei conti hanno mostrato di saper condividere da tempo. Il cruccio è che l’ecologismo in Italia non abbia saputo interpretare il ruolo che ha avuto in Germania. Ma questa naturalmente è un’opinione personale.
Dopo questi tre aggregati entriamo in una terra di nessuno. Un campo di asteroidi in cui la Lega è il satellite più grande (e comunque già orbita intorno al Pdl). L’Udc più che un pianeta è una meteora e gli altri fanno parte di una polvere stellare che o si coagula o verrà presto spazzata via. Le alternative per queste particelle sono: 1) di costituire un “grande” centro che (ahimè) potrebbe fare da ago della bilancia tra i due partiti maggiori 2) costituirsi in piccoli satelliti ed affiancarsi ai due grandi partiti (scelta che comunque li penalizzerebbe).
Come già dicevo questa trasformazione lascia presagire che il prossimo sistema elettorale sarà un proporzionale con alta soglia di sbarramento in modo da ridurre il numero dei partiti a quattro-cinque. Io credo che in questo sistema ci sia un vuoto enorme a destra e che le formazioni in campo non siano ideologicamente omogenee. Ma la convenienza, si sa, è sempre più importante della coerenza. Altrimenti come spiegate che Fini oggi sia entrato nelle “comiche finali”di Berlusconi?
Ancora una volta, cari elettori, andiamo a farci fregare: stiamo entrando nella Terza Repubblica con gli stessi personaggi che nella Prima maceravano in Parlamento. E se basterà cambiare quei quattro simboli per darci l’illusione che tutto sia mutato, beh… lo meritiamo.
La semplificazione del panorama politico italiano parte dal Partito Democratico, come approdo di un percorso lunghissimo di avvicinamento tra Margherita, anima cattolica (ma non solo) della coalizione di centrosinistra, e i Democratici di Sinistra, anima riformista (ma non solo). Quel che si può dire è che, come sottolineava Famiglia Cristiana, questa fusione a freddo non è riuscitissima: basti guardare alla sorte del Governo Prodi. La classica ciambella senza buco: mangiabilissima ma esteticamente imperfetta. Se non fossi certo di un magheggio già pronto per ciò il cambiamento futuro della legge elettorale, non scommetterei un soldo bucato sulla sua tenuta futura. Ma tant’è: nel tentativo di approdare ad un proporzionale a quattro attori il Pd ha svolto e svolgerà il ruolo del leone. Onore al merito.
Il Popolo della Libertà (di cui ho scoperto stamane di far parte) è invece un gioco di prestigio francamente divertente. Sorto sul predellino di un’auto a piazza San Babila è ora portato a battesimo proprio da uno dei genitori che l’aveva rinnegato e che prometteva di soffocarlo nel sonno: Gianfranco Fini. Spero che nessuno abbia il cinismo di raccontare ai posteri il processo di formazione del Pdl, dato che è dettato certamente dalla necessità più che dalla virtù. E da una generosa contropartita. La necessità era la sopravvivenza di An: Fi e Pd avrebbero fatto riforme a vantaggio dei partiti maggiori già da poco dopo le elezioni checché ne pensasse Gianfranco Fini. La Grande Coalizione ormai è qualcosa in più rispetto ad una semplice voce. Quale la contropartita? La Presidenza del Consiglio a Gianfranco Fini. Magari non oggi. Domani. Molto più semplice quando si sta in un unico Partito. Dal punto di vista ideologico poi la fusione risulta molto più facile di quella in seno al Pd. Molti elettori di centrodestra chiedevano da tempo il Partito unico. Alla lente d’ingrandimento quel che ne viene fuori è un guazzabuglio di conservatori, liberali e nostalgici dell’uomo forte. Ma che importa? Il ceto medio borghese può essere più o meno reazionario, ma i suoi valori di riferimento sono abbastanza identificabili, come diceva egregiamente Marx.
La Sinistra Arcobaleno è per certi versi la più coerente delle nuove formazioni politiche. Della Sinistra Radicale tutti conosciamo molto bene storia e progetti. Sui secondi non mi esprimo dato che non c’è nulla da inventare: pacifismo, ecologismo, attenzione alle fasce di popolazione più deboli sono sempre stati punti saldi della sinistra (anche se a volte rimangono nella sfera dell’utopia). Anche la storia, poi, suggerisce una forte compatibilità: Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Correntone Ds sono schegge derivanti dalla deflagrazione del Pci (almeno per la gran parte). L’unico elemento di rottura sono i Verdi, che approdano in un luogo che non gli è proprio, ma che in fin dei conti hanno mostrato di saper condividere da tempo. Il cruccio è che l’ecologismo in Italia non abbia saputo interpretare il ruolo che ha avuto in Germania. Ma questa naturalmente è un’opinione personale.
Dopo questi tre aggregati entriamo in una terra di nessuno. Un campo di asteroidi in cui la Lega è il satellite più grande (e comunque già orbita intorno al Pdl). L’Udc più che un pianeta è una meteora e gli altri fanno parte di una polvere stellare che o si coagula o verrà presto spazzata via. Le alternative per queste particelle sono: 1) di costituire un “grande” centro che (ahimè) potrebbe fare da ago della bilancia tra i due partiti maggiori 2) costituirsi in piccoli satelliti ed affiancarsi ai due grandi partiti (scelta che comunque li penalizzerebbe).
Come già dicevo questa trasformazione lascia presagire che il prossimo sistema elettorale sarà un proporzionale con alta soglia di sbarramento in modo da ridurre il numero dei partiti a quattro-cinque. Io credo che in questo sistema ci sia un vuoto enorme a destra e che le formazioni in campo non siano ideologicamente omogenee. Ma la convenienza, si sa, è sempre più importante della coerenza. Altrimenti come spiegate che Fini oggi sia entrato nelle “comiche finali”di Berlusconi?
Ancora una volta, cari elettori, andiamo a farci fregare: stiamo entrando nella Terza Repubblica con gli stessi personaggi che nella Prima maceravano in Parlamento. E se basterà cambiare quei quattro simboli per darci l’illusione che tutto sia mutato, beh… lo meritiamo.
2 commenti:
Noi staremo di Vedetta.
Noi annuseremo l'aria e indicheremo la strada.
ero alle elementari quando "la Repubblica" fece uscire "Portfolio", l'album delle figurine della politica.
Gianfranco era alto. magro magro magro.
aveva una piccola Fiamma in mano.
che ardeva e scaldava.
crolla il Muro, Tangentopoli, Fiuggi, il 1994.
e a seguire.
il Grande Capo ha fatto il Grande Passo.
me l'aspettavo.
non immaginavo così e in questo modo.
mai avuto la tessera con la fiamma.
sempre votato AN.
perchè credevo in qualcosa di Nuovo, di Grande, di Nazionale.
dalla mia posizione piccina piccina continuerò in quell'idea di partito popolare-nazionale e sanamente liberale dove tutte le Identità, la rappresentazione della Comunità di un Popolo, ispirata ai Valori della Rappresentanza Sociale e Nazionale, possano trovare sempre posto.
dove la Modernità sia la concezione "spazio-tempo" della Politica e non un Nuovo Tempio dove si consumeranno i riti che la Storia ancora non prevede.
io voglio credere alle Idee, ai Valori, al Lavoro, alla Nazione, alla Comunità, all'Identità.
accetto la sfida.
e da domani lotterò.
per poter vedere cosa accade ad un Sogno.
un abbraccio, GB
Io ho paura, caro GB, che i nostri ideali diventeranno sempre più confusi in un soggetto che mette d'accordo troppa gente. L'hai già visto: condoni ed indulti non sono cose che noi amiamo fare. Ma per amore di alleanza le abbiamo fatte. Noi siamo per la legalità ma dobbiamo accettare situazioni poco chiare.
Io ero di An ma non ho scelto di essere del Pdl. Non ho mai visto un documento programmatico del Pdl. Non ho assistito a nessuna riunione, incontro, vertice. Basta guardare il diverso tenore delle dichiarazioni sulle agenzie tra Fi e An per accorgerci che siamo compatibili ma diversi. Eppoi questo colpo di mano?
E se questo non bastasse buttiamola pure sul pratico: sei sicuro che tutti coloro che hanno votato fino a ieri An voteranno Berlusconi in Aprile? Che peso ha il consenso individuale in liste bloccate a livello regionale o quasi?
Ci sono elementi su cui riflettere.
Spero che qualcuno lo faccia
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