Devo essere sincero: la Repubblica non mi piace. E' un giornale fazioso che si ammanta di un'autorevolezza intellettualoide al fine di accreditarsi quale tempio della Cultura italiana. In realtà è, a mio modo di vedere, la risposta a Libero o il Giornale con molta più qualità, classe e preparazione. A volte ritengo che potrebbe riuscire ad essere organo del Pd come l'Unità lo era dei Ds. La Repubblica, infine, ha una colpa definitiva: nello scontro tra Roma e Milano mi porta a tifare nell'ambito editoriale per quest'ultima e per il Corriere della Sera. Questione di gusti, naturalmente.
Oggi leggevo l'editorialone scalfariano domenicale. Per un attimo un istante di panico: ho concordato con la prima parte dell'analisi. Poi mi sono ricordato che mi accade spesso: Scalfari parte da innegabili constatazioni bipartisan per approdare a conclusioni molto partisan. Una sorta di finto sillogismo che sfocia in un postulato di sinistra. Infatti, subito dopo le rilevazioni incontrovertibili di rito, ecco giungere gli osanna all'incompreso Governo Prodi. Tutto confortante, una calda coperta nel freddo di questa domenica di dicembre.
Un momento... leggo le ultime righe. Non le capisco. Le rileggo. " Fossi in lui [Dini, ndr], manterrei più "aplomb", se mai cercherei di ottenere le preghiere della sua collega Binetti e l'intervento della Provvidenza per ascendere al Senato in una prossima legislatura. Abbia pazienza, senatore Dini. Lei ha 77 anni ma, come ho già detto, non li dimostra. Vedrà che dall'Alto qualcuno si muoverà in suo favore se lei troverà gli intermediari giusti. Come lei ben sa, è sempre questione di maniglie..."
Mi gratto la testa: è davvero lo stesso Eugenio Scalfari che si stracciava le vesti poche righe prima per il tentativo di corruzione di Senatori da parte di Berlusconi? E' questo il padre nobile del La Repubblica? Un giornalista che si piega a proporre un mercato delle vacche del migliore offerente per mantenere in piedi un Governo?
Io credo che se la gente e perfino gli intellettuali, anche di parte, sono arrivati a negoziare un concetto sobrio di Stato, un'idea pulita di coerenza valoriale, significa che la via del declino è tracciata. Forse ha ragione Scalfari a dire che le nazioni prosperano quando hanno coscienza di sè. Ma dimentica che quasi sempre non vale il contrario: le nazioni decadono quando di sè hanno schifo. E il foro boario aperto parimenti da Destra e Sinistra (politica e non) nel Senato della Repubblica non gioca certo a dare all'Italia un'immagine di sè stessa che possa gratificarla.
Oggi leggevo l'editorialone scalfariano domenicale. Per un attimo un istante di panico: ho concordato con la prima parte dell'analisi. Poi mi sono ricordato che mi accade spesso: Scalfari parte da innegabili constatazioni bipartisan per approdare a conclusioni molto partisan. Una sorta di finto sillogismo che sfocia in un postulato di sinistra. Infatti, subito dopo le rilevazioni incontrovertibili di rito, ecco giungere gli osanna all'incompreso Governo Prodi. Tutto confortante, una calda coperta nel freddo di questa domenica di dicembre.
Un momento... leggo le ultime righe. Non le capisco. Le rileggo. " Fossi in lui [Dini, ndr], manterrei più "aplomb", se mai cercherei di ottenere le preghiere della sua collega Binetti e l'intervento della Provvidenza per ascendere al Senato in una prossima legislatura. Abbia pazienza, senatore Dini. Lei ha 77 anni ma, come ho già detto, non li dimostra. Vedrà che dall'Alto qualcuno si muoverà in suo favore se lei troverà gli intermediari giusti. Come lei ben sa, è sempre questione di maniglie..."
Mi gratto la testa: è davvero lo stesso Eugenio Scalfari che si stracciava le vesti poche righe prima per il tentativo di corruzione di Senatori da parte di Berlusconi? E' questo il padre nobile del La Repubblica? Un giornalista che si piega a proporre un mercato delle vacche del migliore offerente per mantenere in piedi un Governo?
Io credo che se la gente e perfino gli intellettuali, anche di parte, sono arrivati a negoziare un concetto sobrio di Stato, un'idea pulita di coerenza valoriale, significa che la via del declino è tracciata. Forse ha ragione Scalfari a dire che le nazioni prosperano quando hanno coscienza di sè. Ma dimentica che quasi sempre non vale il contrario: le nazioni decadono quando di sè hanno schifo. E il foro boario aperto parimenti da Destra e Sinistra (politica e non) nel Senato della Repubblica non gioca certo a dare all'Italia un'immagine di sè stessa che possa gratificarla.
Per approfondire:
editoriale di Eugenio Scalfari 30/12/2007
da bp0.blogger.com/.../2000_Donna_allo_specchio.jpg
2 commenti:
per anni, ancora ora, ho fatto e faccio disperare mia madre per la quantità di giornali che conservavo fin da adolescente: ragazzino, ma già interessato alla poltica.
qualcuno mi insegnò a salutare col pugno chiuso; poi ho smesso. di mio e grazie alle prime compagnie fuori da scuola. le mie scuole superiori erano più di menefreghisti che non volevano fare nulla o sgobboni.
gli altri, prof e studenti di sinistra.
questo quadretto per dirti che è da allora che non compro Repubblica. quando c'è lo leggo, eccome.
ma parto dai pezzi di sport, cultura e spettacoli e ciò che scrive Adriano Sofri e Mario Calabresi; anche se è strano scrive i loro nomi così vicino.
però bello, quasi.
tipo una sensazine di calduccio da torpore mattutino.
di Scalfari posso solo riportarti la geniale definizione che Capezzone usava nella sua rassegna stampa domenicale: anche Lui, la domenica parla con Dio.
sono ancora convinto che Lui, fosse Scalfari.
:-) :-) :-) a presto! GB
una definizione geniale che ti confesso non conoscevo. Io non mi incazzerei a leggere Repubblica se si ammettesse che è un giornale fazioso e nulla affatto obiettivo. In nessuna sua pagina. Finchè c'è ancora chi rivendica per questi fogliacci una verginità di onestà intellettuale io non potrò riconoscere la loro autorità morale. Preferisco qualcuno che mi dica il suo punto di vista ammettendo di essere schierato. Ma non tollero chi ha la presunzione di insegnarmi in una sorta di teoria del complotto come vanno realmente le cose. Non lo tollero davvero
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