lunedì 28 gennaio 2008

Tutto nelle mani di Berlusconi

Dopo la processione al Quirinale, che Bordon, evidentemente poco amante di queste ritualità repubblicane ha bollato come “desolante”, sembra che tutto resti nelle mani di Berlusconi. Domani è l’ultimo giorno: Forza Italia e Partito Democratico saliranno al Colle per dire quello che già tutti sanno. Non sarà però un passaggio inutile: se ciò che il Cavaliere vuole dire a Napolitano si può leggere sulle prime pagine dei giornali, non è lecito sapere quello che risponderà il Presidente della Repubblica.
Perché tutto dipende da Berlusconi? Perché è il leader dell’opposizione, è il Presidente del secondo partito maggiore (il più grande in assoluto se consideriamo i voti ottenuti nelle scorse elezioni), l’unico che possa dare numeri sufficienti per un Governo che possa dirsi di larghe intese. Altre maggioranze, considerati gli equilibri in Senato e le posizioni finora espresse, sono improbabili. Il Cavaliere, tuttavia, ha detto alto e forte il suo no, accompagnandolo, per essere ancora più convincente e far comprendere quale sarebbe il clima in caso di accordi alle sue spalle, con la minaccia di folle oceaniche in piazza.
Tutti sanno che Berlusconi non è uomo che si attacchi alle parole. Da quando è sceso in politica 14 anni fa (non mi stancherò mai di ricordare queste cifre) ci ha abituato a reinterpretazioni continue delle sue dichiarazioni, anche a distanza di poche ore. Tuttavia egli ha dimostrato sempre di rinegoziare le proprie posizioni quando si avventurava in qualche boutade al limite del sistema democratico. Stavolta, per esempio, me lo immagino rettificare: “Ma quale marcia su Roma… io ho detto soltanto che la gente ci chiede di andare in piazza!”. Certo sarebbe difficile sentirlo affermare: “Sì, mi sono sbagliato. Veltroni ha ragione: facciamo un governo di 8 mesi per fare le riforme. Poi, come sempre succede in Italia in materia di lavori pubblici, 8 mesi diventano 1 anno e poi 1 anno e mezzo.”
Marini ci provi pure. Ma immaginare che si dia alla sinistra la possibilità di riorganizzarsi e di far dimenticare la brutta immagine del Governo Prodi è folle. E nessuno venga a dirmi che il Pd lo fa per amor di Patria!

2 commenti:

Old Whig ha detto...

E invece è proprio questo che ci vengono a dire quelli di sinistra, con una faccia di tolla monumentale...

Marcello Spirandelli ha detto...

C'hai ragione... Io ero per un governo istituzionale PRIMA che Prodi tentasse l'azione di forza. Ora è offensivo chiederlo anche perchè non approderebbe a nulla. Ci sono posizioni troppo diverse. Mi è capitato raramente negli ultimi tempi di essere d'accordo con Fini, ma stavolta sono completamente con lui. E vada anche l'Udc a quel paese con tutti sti distinguo! Il voto di preferenza non è una soluzione ai problemi dell'Italia. Senza cambiare legge elettorale è solo un modo per farsi vedere interessati ai problemi del Paese. Tanto Casini sa già fin troppo bene quali sono i personaggi che gli fanno prendere voti. Attualmente è bene non dare l'alibi delle preferenze a nessuno. Meglio andare con questa legge e semmai ragionare dopo. Ma poi una cosa nessuno me la toglie dalla testa: se si dovesse replicare una condizione di ingovernabilità non sarebbe l'occasione giusta per fare le riforme? Chi vivrà vedrà