E’ bene fare un paio di considerazioni sul momento presente.
La prima. Nessuno ha la sfera di cristallo per sapere esattamente cosa accadrà domani. Non è un caso se in questo momento vi è il più grado di concentrazione di opinioni difformi e addirittura contrastanti tra gli analisti politici.
La seconda. Dobbiamo smetterla di continuare con i soliti schematismi di sinistra-destra perché il sistema non è più a vocazione maggioritaria, ma attraversa una fase di anarchia in cui partiti eletti con un sistema bipolare si stanno predisponendo su una griglia multipolare attendendo (forse erroneamente) una legge proporzionale che sciolga le catene delle coalizioni.
In questa chiave si sta ragionando, con tutte le difficoltà del caso, di legge elettorale. Le manovre di lungo periodo, la strategia degli attori politici si basano sulla scommessa di nuovi assetti. Più che naturale che la neonata Rosa bianca, i Liberaldemocratici, l’Unione Democratica, l’Udeur sono partiti che puntano sulla coagulazione al centro o sarebbero gioco-forza riassorbiti dalle coalizioni perdendo la loro capacità di decisione.
Un sistema proporzionale è certamente l’unico accordo compatibile per tutti i soggetti in campo e l’unico terreno su cui, oggi o in futuro, è possibile il punto d’incontro. Se fosse soltanto questo il problema dovremmo misurare la razionalità dei partiti rispetto alla semplice condizione che la sinistra tira a campare per cercare di risollevare le sue orrende quotazioni che, secondo l’Espresso, la vedono più o meno di 15 punti sotto e che la destra, per lo stesso motivo, vorrebbe andare al voto senza indugio. Con questo scarto il cambio di legge elettorale è soltanto un pretesto e non rappresenta certo la salvezza della Nazione. La legge elettorale può essere votata prima o dopo le elezioni indifferentemente. A maggior ragione se dal voto uscirà una situazione di instabilità (cosa che, numeri alla mano, sarebbe conseguente soltanto ad un clamoroso recupero dell’intera sinistra coalizzata).
C’è, tuttavia, un altro fattore che va gettato nel calderone: il Referendum. Oggi con grande sensazione appariva sul Corriere un articolo in cui si parlava della clamorosa carta segreta di D’Alema. A me onestamente non sembra la scoperta del secolo: era chiaro che il Governo Marini avesse come vincolo quello di traghettare il Paese verso una nuova legge elettorale con una precisa data di scadenza segnata dalla data (non ancora stabilita) in cui i cittadini sono chiamati alle urne per votare i quesiti referendari. Era la stessa data di scadenza che gli osservatori più attenti potevano trovare impressa sul Governo di Romano Prodi.
Abbiamo già parlato a fondo della legge prevista dal Referendum. Abbiamo visto che potrebbe disegnare due scenari: da una parte potrebbe rinsaldare le coalizioni che cercherebbero di includere quanti più partiti possibile per arrivare a sopravanzarsi l’un l’altra e ottenere il 55% dei seggi in Parlamento, dall’altra metterebbe la pulce nell’orecchio a Pd e Fi sul vantaggio di correre soli e rischiare, per la prima volta nella storia Repubblicana, che un solo partito abbia la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.
Ora, quali che siano le prospettive, converrete con me che Berlusconi vince sempre. E forse col Referendum vince pure di più. Ecco perché mi sembra sospetto il silenzio sulle agenzie di stampa dei politici di Forza Italia. Legge proporzionale, referendum, voto subito ogni scenario ha i suoi vantaggi. So, per esempio che a via della Scrofa sono già tutti presi a ragionare di liste e candidature. Forse sarebbe bene che ragionassero anche su qualche altro calcolo... e in fretta.
La prima. Nessuno ha la sfera di cristallo per sapere esattamente cosa accadrà domani. Non è un caso se in questo momento vi è il più grado di concentrazione di opinioni difformi e addirittura contrastanti tra gli analisti politici.
La seconda. Dobbiamo smetterla di continuare con i soliti schematismi di sinistra-destra perché il sistema non è più a vocazione maggioritaria, ma attraversa una fase di anarchia in cui partiti eletti con un sistema bipolare si stanno predisponendo su una griglia multipolare attendendo (forse erroneamente) una legge proporzionale che sciolga le catene delle coalizioni.
In questa chiave si sta ragionando, con tutte le difficoltà del caso, di legge elettorale. Le manovre di lungo periodo, la strategia degli attori politici si basano sulla scommessa di nuovi assetti. Più che naturale che la neonata Rosa bianca, i Liberaldemocratici, l’Unione Democratica, l’Udeur sono partiti che puntano sulla coagulazione al centro o sarebbero gioco-forza riassorbiti dalle coalizioni perdendo la loro capacità di decisione.
Un sistema proporzionale è certamente l’unico accordo compatibile per tutti i soggetti in campo e l’unico terreno su cui, oggi o in futuro, è possibile il punto d’incontro. Se fosse soltanto questo il problema dovremmo misurare la razionalità dei partiti rispetto alla semplice condizione che la sinistra tira a campare per cercare di risollevare le sue orrende quotazioni che, secondo l’Espresso, la vedono più o meno di 15 punti sotto e che la destra, per lo stesso motivo, vorrebbe andare al voto senza indugio. Con questo scarto il cambio di legge elettorale è soltanto un pretesto e non rappresenta certo la salvezza della Nazione. La legge elettorale può essere votata prima o dopo le elezioni indifferentemente. A maggior ragione se dal voto uscirà una situazione di instabilità (cosa che, numeri alla mano, sarebbe conseguente soltanto ad un clamoroso recupero dell’intera sinistra coalizzata).
C’è, tuttavia, un altro fattore che va gettato nel calderone: il Referendum. Oggi con grande sensazione appariva sul Corriere un articolo in cui si parlava della clamorosa carta segreta di D’Alema. A me onestamente non sembra la scoperta del secolo: era chiaro che il Governo Marini avesse come vincolo quello di traghettare il Paese verso una nuova legge elettorale con una precisa data di scadenza segnata dalla data (non ancora stabilita) in cui i cittadini sono chiamati alle urne per votare i quesiti referendari. Era la stessa data di scadenza che gli osservatori più attenti potevano trovare impressa sul Governo di Romano Prodi.
Abbiamo già parlato a fondo della legge prevista dal Referendum. Abbiamo visto che potrebbe disegnare due scenari: da una parte potrebbe rinsaldare le coalizioni che cercherebbero di includere quanti più partiti possibile per arrivare a sopravanzarsi l’un l’altra e ottenere il 55% dei seggi in Parlamento, dall’altra metterebbe la pulce nell’orecchio a Pd e Fi sul vantaggio di correre soli e rischiare, per la prima volta nella storia Repubblicana, che un solo partito abbia la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.
Ora, quali che siano le prospettive, converrete con me che Berlusconi vince sempre. E forse col Referendum vince pure di più. Ecco perché mi sembra sospetto il silenzio sulle agenzie di stampa dei politici di Forza Italia. Legge proporzionale, referendum, voto subito ogni scenario ha i suoi vantaggi. So, per esempio che a via della Scrofa sono già tutti presi a ragionare di liste e candidature. Forse sarebbe bene che ragionassero anche su qualche altro calcolo... e in fretta.
3 commenti:
La Rosa Bianca eh? Effettivamente se ne sentiva un gran bisogno :D
Per ciò che concerne la politica... Certo che ce ne avevamo bisogno della rosa bianca! Solo che era l'ultima cosa nella lista. Prima in graduatoria c'erano la febbre emorragica e un calcio nei coglioni
Perdonate la scurrilità
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