E’ Prodi davvero l’ultimo degli immortali? A sentirlo in Aula oggi sembrava che fosse al primo giorno di Governo. Una rivendicazione orgogliosa e, dal mio punto di vista, francamente paradossale dei meriti. Nessuna ammissione di colpa. L’uso voluto di verbi coniugati al futuro.
Ma vediamo quali sono i numeri. A parte la scontata fiducia alla Camera (i voti di scarto dovrebbero essere intorno alla cinquantina anche senza Udeur) al Senato le cifre parlano da sole. Se partiamo da una situazione di 157 parlamentari per il centrosinistra e 156 per il centrodestra, esclusi senatori a vita, lo spostamento di 3 senatori dell’Udeur porta all’assenza della maggioranza politica. Manzione e Bordon, tra l’altro dimissionario, voteranno a favore del Governo. Di Dini, D’Amico e Scalera non ci è ancora dato sapere. Fisichella, ex An, dichiarò che non avrebbe più votato per la maggioranza. La situazione, salvo assenze, porterebbe dunque il conta-punti senatoriale ad un 154-160. In più anche Franco Turigliatto promise un voto contrario. 153-161.
Veniamo ai sette senatori a vita. Montalcini, Colombo e Scalfaro confermeranno il loro supporto a Prodi, così come probabilmente lo farà Ciampi per un dovere istituzionale. Pininfarina potrebbe non presentarsi o addirittura votare per il centrodestra. Cossiga e Andreotti sono due mine vaganti anche se, date le dichiarazioni del Presidente della Cei Bagnasco, non mi sorprenderebbe che quest’ultimo revocasse a sorpresa il suo placet.
Il mercato delle vacche di Palazzo Madama è peraltro aperto: voci di una compravendita di senatori sembrano qualcosa di più di un sospetto. A questo punto stiamo a guardare. Certo, se Prodi ce la facesse anche stavolta, cadrebbe la biblica foglia di fico configurando il sistema come completamente corrotto. Perché nessuno può convincermi che, nel caso dei senatori cambiassero casacca, la causa non sarebbe addebitabile ad una generosa contropartita. Una sola conclusione: stiamo attraversando i giorni più bui della Seconda Repubblica.
Ma vediamo quali sono i numeri. A parte la scontata fiducia alla Camera (i voti di scarto dovrebbero essere intorno alla cinquantina anche senza Udeur) al Senato le cifre parlano da sole. Se partiamo da una situazione di 157 parlamentari per il centrosinistra e 156 per il centrodestra, esclusi senatori a vita, lo spostamento di 3 senatori dell’Udeur porta all’assenza della maggioranza politica. Manzione e Bordon, tra l’altro dimissionario, voteranno a favore del Governo. Di Dini, D’Amico e Scalera non ci è ancora dato sapere. Fisichella, ex An, dichiarò che non avrebbe più votato per la maggioranza. La situazione, salvo assenze, porterebbe dunque il conta-punti senatoriale ad un 154-160. In più anche Franco Turigliatto promise un voto contrario. 153-161.
Veniamo ai sette senatori a vita. Montalcini, Colombo e Scalfaro confermeranno il loro supporto a Prodi, così come probabilmente lo farà Ciampi per un dovere istituzionale. Pininfarina potrebbe non presentarsi o addirittura votare per il centrodestra. Cossiga e Andreotti sono due mine vaganti anche se, date le dichiarazioni del Presidente della Cei Bagnasco, non mi sorprenderebbe che quest’ultimo revocasse a sorpresa il suo placet.
Il mercato delle vacche di Palazzo Madama è peraltro aperto: voci di una compravendita di senatori sembrano qualcosa di più di un sospetto. A questo punto stiamo a guardare. Certo, se Prodi ce la facesse anche stavolta, cadrebbe la biblica foglia di fico configurando il sistema come completamente corrotto. Perché nessuno può convincermi che, nel caso dei senatori cambiassero casacca, la causa non sarebbe addebitabile ad una generosa contropartita. Una sola conclusione: stiamo attraversando i giorni più bui della Seconda Repubblica.
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