lunedì 21 gennaio 2008

La crisi

Siamo al canto del cigno e anche questo è un’unica stecca spaventosa. Lo so, si è detto tante volte. E probabilmente dopo aver toccato il fondo si comincerà pure a scavare. Sono convinto, tuttavia, che nella vita di una comunità ci sia un punto di non ritorno superato il quale la spirale degenerativa possa bloccarsi solo a costo di sacrifici epocali.
L’occasione è giunta: la crisi del Governo Prodi. Non voglio banalizzare. Non sono tra quelli che credono che Prodi sia Satana e ritengo sbaglino anche coloro che aborriscono Silvio Berlusconi per partito preso. Sono frutti del sistema partitico e politico attuale. Oggi, tuttavia, si apre uno spiraglio: la possibilità di costruire un futuro alternativo. Dalla crisi è possibile disegnare un Paese nuovo cominciando dalle regole. Sembra un progetto utopistico, ma non lo è. Al contrario: è l’unica possibilità di salvarsi dalle derive che, se si mancherà quest’ultima occasione, scolleranno sempre più la base della cittadinanza dai suoi vertici.
Ciascuno sa ciò che serve: meno partiti, più governabilità. Il numero dei decisori va ristretto, il concetto di responsabilità rafforzato. Il cambiamento della classe politica, ne sono convinto, seguirà di pari passo. Le soluzioni per giungere a questo non sono discutibili né negoziabili. Serve solo coraggio. In caso contrario le leadership attuali dovranno sopportare appieno la responsabilità dello sfascio del nostro Paese. Non ci sono più giustificazioni
.

Nessun commento: