Qualcuno sorriderà, ma da piccolo una fiaba che mi rendeva sempre molto triste era la piccola fiammiferaia, la povera bimba che in una notte di freddo e di gelo, senza aver venduto un fiammifero, si ferma in un angolo e accendendone uno dopo l'altro sogna le cose più belle finchè arriva la nonna defunta che a seguito delle preghiere della piccina se la porta con sé in paradiso. Non vi lamentate se non vi ho commosso: non era quello l'obiettivo. Non sono un fautore del conservatorismo compassionevole. Questa notte però ho letto qualcosa che mi ha richiamato alla mente la scena della bimba cenciosa e abbandonata, quasi fosse la celeberrima medeleine nel tè di Proust. Si tratta di una lettera aperta a Berlusconi tratta da una newsletter chiamata "Il punto" che viene redatta dall'on. Marco Zacchera, un deputato che ammiro e di cui condivido molte battaglie. Ne riporto un brano: "“Adesso che facciamo”? Perché è difficile dire che la Destra del 2007 sia ancora “fascista” e quindi automaticamente fuori dal gioco (anche perché i più “fascisti” da tre mesi sono i suoi più fedeli alleati) e pensare di arrivare al 51% emarginandoci è difficile non tanto nei numeri quanto per il fatto che in questi anni la Casa delle Libertà è cresciuta ed è viva nei fatti.Per carità: magari si litiga per posti ed assessori, ma si è comunque molto più coesi di prima perché si ragiona con gli stessi parametri. [...] La CDL c’è, Cavaliere, ed è un delitto distruggerla anche perché senza di lei non ci sarebbe stata, e rischia adesso di perdere l’anima. Una CDL dove servono tutti gli ingredienti del menu, da Casini a Bossi, mentre altri nuovi arrivi rischiano di essere incompresi ed indigesti. Insomma: forse fa bene Forza Italia a cambiare la giacca, occorre un po’ di tempo perchè cali la tensione tra i due protagonisti – lei e Fini - dettata soprattuto da situazioni contingenti e da caratteri diversi, ma poi occorre ritrovarsi, discutere, imparare da errori passati per non cascarci più." Non è una campana fuori dal coro. Molti esponenti di An tendono la mano, in attesa che il Cavaliere ci ripensi, che in fin dei conti torni indietro. Nessuna concessione in più, certo: Adolfo Urso ci aveva provato nell'Esecutivo del Partito e Fini tra poco se lo mangiava.
Vorrei ora che vi dilettaste in un'analisi del testo da liceo e scopriste le piccole differenze di tono tra il brano precedente e un articolo pubblicato ieri dal Giornale a firma di Stenio Solinas: "«Dalle fogne li ho fatti uscire e nelle fogne li faccio tornare». Testo e musica di Silvio Berlusconi. Per chi sta in via della Scrofa e dintorni, tutto il resto è noia e questo è quel che resta di una lunga marcia verso il nulla.Erano partiti che erano ancora brutti, sporchi e cattivi, la più «impresentabile» fra le forze politiche della cosiddetta Prima Repubblica, quella per la quale era stato addirittura inventato un arco costituzionale ad escludendum: i reprobi, i reietti, i ghettizzati, i neofascisti. [...]Tredici anni dopo, Alleanza nazionale è un partito senza identità che nella corsa affannosa del suo presidente verso il centro e verso una successione all’insegna del centrismo moderato se lo ritrova ora occupato più di prima e in più con il suo fianco destro questa volta presidiato da altri. La nuova legge elettorale vedrà i grandi partiti scegliersi gli eventuali alleati di governo non prima delle elezioni, ma dopo. Il cerchio si chiude e c’è sempre una nemesi politica e anche una lezione. Chi con Berlusconi guarisce, di Berlusconi perisce." La morale della fiaba? Mai tendere la mano verso a chi ghermisce un machete.
venerdì 23 novembre 2007
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