domenica 30 dicembre 2007

L'Italia allo specchio

Devo essere sincero: la Repubblica non mi piace. E' un giornale fazioso che si ammanta di un'autorevolezza intellettualoide al fine di accreditarsi quale tempio della Cultura italiana. In realtà è, a mio modo di vedere, la risposta a Libero o il Giornale con molta più qualità, classe e preparazione. A volte ritengo che potrebbe riuscire ad essere organo del Pd come l'Unità lo era dei Ds. La Repubblica, infine, ha una colpa definitiva: nello scontro tra Roma e Milano mi porta a tifare nell'ambito editoriale per quest'ultima e per il Corriere della Sera. Questione di gusti, naturalmente.
Oggi leggevo l'editorialone scalfariano domenicale. Per un attimo un istante di panico: ho concordato con la prima parte dell'analisi. Poi mi sono ricordato che mi accade spesso: Scalfari parte da innegabili constatazioni bipartisan per approdare a conclusioni molto partisan. Una sorta di finto sillogismo che sfocia in un postulato di sinistra. Infatti, subito dopo le rilevazioni incontrovertibili di rito, ecco giungere gli osanna all'incompreso Governo Prodi. Tutto confortante, una calda coperta nel freddo di questa domenica di dicembre.

Un momento... leggo le ultime righe. Non le capisco. Le rileggo. " Fossi in lui [Dini, ndr], manterrei più "aplomb", se mai cercherei di ottenere le preghiere della sua collega Binetti e l'intervento della Provvidenza per ascendere al Senato in una prossima legislatura. Abbia pazienza, senatore Dini. Lei ha 77 anni ma, come ho già detto, non li dimostra. Vedrà che dall'Alto qualcuno si muoverà in suo favore se lei troverà gli intermediari giusti. Come lei ben sa, è sempre questione di maniglie..."
Mi gratto la testa: è davvero lo stesso Eugenio
Scalfari che si stracciava le vesti poche righe prima per il tentativo di corruzione di Senatori da parte di Berlusconi? E' questo il padre nobile del La Repubblica? Un giornalista che si piega a proporre un mercato delle vacche del migliore offerente per mantenere in piedi un Governo?
Io credo che se la gente e perfino gli intellettuali, anche di parte, sono arrivati a negoziare un concetto sobrio di Stato, un'idea pulita di coerenza valoriale, significa che la via del declino è tracciata. Forse ha ragione Scalfari a dire che le nazioni prosperano quando hanno coscienza di sè. Ma dimentica che quasi sempre non vale il contrario: le nazioni decadono quando di sè han
no schifo. E il foro boario aperto parimenti da Destra e Sinistra (politica e non) nel Senato della Repubblica non gioca certo a dare all'Italia un'immagine di sè stessa che possa gratificarla.

Per approfondire:
editoriale di Eugenio Scalfari 30/12/2007



da bp0.blogger.com/.../2000_Donna_allo_specchio.jpg


Un botto per Prodi

Interrompo il letargo per riportare in questi Annales politici una frase del Presidente del Consiglio dei Ministri. Lo faccio a futura memoria, affinchè le giovani generazioni sappiano che la gente che ci ha guidato in questi momenti di declino era illuminata e, nonostante l'età, reggeva la barra della nave della Nazione senza incertezza alcuna e con sprezzo del pericolo. Lo faccio perchè la saggezza è caratteristica che va oltre la partigianeria e sa tracciare una scia che guida ai destino supremo di un popolo.
"Io faccio. Io duro perchè faccio. Non è che faccio perchè duro. Altrimenti sarei già caduto mille volte. Il discorso sul durare è un discorso che è stato assolutamente inventato. Nessun Governo che vuole durare dura. Un Governo dura se fa." Sommessamente io mi chiedo: durare... fare... Durare come? Fare cosa? In che modo? Prodi è arrivato al botto finale di delirio d'onnipotenza per credere che il fatto che il suo Governo duri sia un valore in sé. Governabilità non è sinonimo di durata. Significa capacità di governare e di realizzare un programma con autorità e coerenza. Il dialogo non è la ricerca di un compromesso ad ogni costo. E' uno scambio d'opinioni in cui si può rimanere della propria idea perchè non ci si trova davanti ad un interlocutore che ha il potere di ricattarti e di assassinare te, la tua famiglia e i tuoi amici.
"Agli italiani auguro molta serenità". Aveva promesso la felicità ed ora augura la serenità. Si sa, non sempre Babbo Natale porta ciò che ci si aspetta. Quest'anno ci è toccato in sorte un bambolotto pacioso. Il prossimo vedremo che destino ci riserverà. Speriamo non cominci sempre con la B.
Buon 2008! Peggio del 2007 politicamente certamente non potrà andare.

Per approfondire
articolo corriere.it


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giovedì 20 dicembre 2007

Il Natale a Montecitorio

Vi raccontano che alla Camera si lavora fino al 24 dicembre. Favoleggiano di febbrili discussioni, accordi segreti, un attivismo sotterraneo alla ricerca del compromesso per la nuova legge elettorale. E' vero: per le 20 persone circa che dentro i Sacri Palazzi hanno il potere di prendere delle decisioni sono giorni duri. Ma anche per gli altri 610 sono giornate intense essendo tutti occupatissimi in altre mansioni che mi adopero testè a rendicontarvi. Innanzitutto vi è la redazione, l'imbustamento e l'invio dei biglietti natalizi. Migliaia, migliaia e migliaia. Duecento di fornitura standard per singolo deputato. Ogni deputato li fa stampare con la frasetta di rito selezionata con meticolosa cura e li manda in casella agli altri colleghi del gruppo o della coalizione (qualche pazzo li manda a tutto il Parlamento). Appena giungono nelle segreterie, poi, finiscono nel cestino senza essere neppure aperti. Vi è poi il rito natalizio dell'accaparramento delle agende del nuovo anno. Il contribuente si acquieti: vengono pagate dal deputato. Solo che sono in numero limitato, soprattutto quelle più economiche in pelle sintetica. Un'agenda Camera è un regalo di prestigio. Anche se siete grillini antipolitici risultano utili: contengono l'annuario con tutti gli interni delle cariche istituzionali. E' comprensibile che vadano a ruba. Quest'anno il termine ultimo ed improrogabile per le ordinazioni era il 30 novembre. Non tutti però ce l'hanno fatta. I restanti hanno come sempre messo in atto gli espedienti politici più tipici: minacce, lusinghe, amici del magazzino, amichette dell'amministrazione, furti e -ci è giunta voce- perfino profferte sessuali. Il Natale di Montecitorio si caratterizza, poi, ogni anno di eventi isolati: l'anno scorso esplose il caso delle statuine gay nel presepe istituzionale e della folgorazione sulla via di Damasco di Bertinotti (stanze di riflessione, ritiri sul Monte Athos, atei che invidiano i credenti, visioni mistiche complici le erbe che crescono nelle aiuole della Camera bassa). Quest'anno abbiamo il calendario delle parlamentari: guardatevelo e compratelo, è per beneficenza. Ma non cadete in tentazione. Neppure Michelangelo si mise così d'impegno a scalpellare i Prigioni come il fotografo che ha reso belle le signore politiche. Oggi rimiravo il ritratto di una deputata del Pd: me ne stavo innamorando. Poi ho guardato la sua scheda sul sito Camera. Devo stringere la mano a chi ha realizzato il calendario. Pace in Parlamento agli uomini di buona volontà: infilatevi l'elmetto che il 26 si ricomincia.

Per approfondire
articolo repubblica.it


da http://presidente.camera.it/img/second/album/grandi/181206_1.jpg


Italia-Spagna: la Banca Mondiale nega il sorpasso

Secondo la Banca Mondiale il sorpasso non è avvenuto: con i criteri di valutazione dell'organismo internazionale l'Italia occuperebbe, nella classifica del Pil pro-capite, il 28-esimo posto (32.020 dollari) mentre la Spagna, seppure in rapida ascesa, sarebbe sempre dietro, al 33-esimo (27.570 dollari). A parte essermi accorto di guadagnare molto di più di quanto pensavo (ma dev'essere la vecchia storia del pollo di Trilussa), sono rimasto un attimo dubbioso: possibile che l'Europa abbia sbagliato così di grosso? Ho fatto una rapida ricerca e poi ho capito tutto: la Banca Mondiale decide secondo il peso economico dei suoi membri. Un po' come il televoto di Maria De Filippi: più pagate e più voti potete esprimere. il sacro principio della democrazia. L'Italia ha contribuito per il 2,85% alla formazione del capitale della Banca (374,8 milioni di dollari) e detiene il 2,78% dei voti in sede di deliberazione. La Spagna ha versato l'1,78% (206, 8 milioni di dollari) e nelle votazioni ha un peso del 1,75%. Secondo voi chi ha alzato la cornetta? Visco, D'Alema o Latorre? Votate numerosi (prezzo della telefonata 12,7 euro IVA escl.)

Per approfondire:
articolo corriere.it
Paesi aderenti alla Banca Mondiale



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mercoledì 19 dicembre 2007

E' arrivata la sveglia

Sarà una reazione da sbavante nazionalista quale è il sottoscritto, ma ritengo una vergogna ascrivere alle notizie di second'ordine il sorpasso della Spagna sull'Italia riguardo al Pil, con annesse frecciatine di Zapatero al collega Prodi. Forse l'opera di devastazione del senso patriottico sarà a buon punto e saremmo rimasti solo io ed Alemanno a commuoverci -come ebbe modo di dire l'ex Ministro dell'agricoltura all'apertura della scorsa campagna elettorale per le amministrative - di fronte alla Macchina da scrivere a Piazza Venezia, ma rimane innegabile un fatto: le ricette della politica italiana non funzionano. E non funzionano per il Paese, non per il concetto olistico di Nazione. Si sono alternati governi di destra e di sinistra e l'economia italiana è immobile. Tutto morto, nulla si muove. Solo una scritta campeggia sul nulla eterno: RESURRECTURIS Non si tratta di fare l'elogio dell'antipolitica. Al contrario: è l'apologia di una politica che non c'è o almeno che si finge che non ci sia. E' un grido di rabbia: perchè mentre tutti si battono il petto per le sfighe di qualcun altro il Paese va a rotoli senza far nulla per se stesso? Esattamente come diceva il New York Times. Sono chiamato a fare analisi alla politica di destra? Ebbene, allora dico alla destra di svegliarsi e di scuotere quei quattro marmatroni timorosi di perdere il posto asserviti ai rispettivi capi: si avvii una politica del merito, dell'efficienza e della responsabilità (una via moderna per definire l'onore). Sono chiamato ad essere critico della sinistra? Ebbene, allora suggerisco ai signori del Pd di non continuare a piangere sulla sventura delle contingenze storiche e di liquidare al più presto un governo che è l'immagine sacra dello stantio. Non sono contro Prodi perchè è la versione cieca, zoppa, sorda e narcotizzata di Blair: ce l'ho con lui perchè ha dimostrato di non saper governare il Paese e non ne ha mai preso atto. Non ce l'ho con Berlusconi perchè è contro Fini e sembra l'incrocio di Peron e Paperon de Paperoni: lo critico perchè ha avuto la sua prima possibilità di far la differenza nel 1994, la seconda nel 1996, la terza nel 2001, la quarta nel 2006 e ora ne vorrebbe pure una quinta. Weber parlava di tendenza all'oligarchia nei partiti. In Italia l'abbiamo santificata a paradigma del sistema politico. E se qualcuno lo nega abbia almeno la grazia di indicarmi un leader dei partiti sopra l'1% che fosse uno sconosciuto quattro legislature fa.



da http://www.fibs.it/hall_of_fame/img/museo/19.jpg


Il sondaggio di Repubblica

I sondaggi di Repubblica mi divertono sempre per due ragioni: 1) non li capisco; 2) li trovo assolutamente inverosimili. Io non so molto di statistica. Perciò spiegatemi voi questi numeri, apparsi ieri sul quotidiano romano. Alla domanda "quanta fiducia hai nei vari partiti?" gli intervistati rispondono che ripongono il maggior grado di fiducia in An, poi nel Pd, quindi (udite udite!) nell'Italia dei Valori. Il Pdl è al sesto posto. La mia difficoltà è tradurre questa rilevazione in voti, dato che nelle urne non si chiede quanta fiducia si abbia in An, ma se si è disposti a sceglierla per essere rappresentati. Che siano questioni ben diverse lo dimostra il fatto che il partito di Fini non è certo quello più votato. Perchè queste osservazioni? Perchè a via della Scrofa sono in brodo di giuggiole per questi riscontri e si avvicinano in corteo al precipizio con passo di danza. La tattica non è la strategia. I liberaldemocratici inglesi, nonostante siano il terzo partito e sorpassino il 10% dei consensi, alla House of Commons hanno pochissimi seggi e ancor meno influenza. Un caso molto simile ad An che chiede a gran voce il sistema anglosassone. Meditate gente, meditate!


da http://www.babonzo.it/after/pezzani4AB/numeri.jpg


martedì 18 dicembre 2007

La fine delle riforme o De spiderpok adveniente

E' finita la battaglia. Nonostante tutte le velleità di cambiamento, chi si era convinto che fossimo giunti alla svolta epocale ha dovuto ricredersi. Oggi sappiamo che qualsiasi accordo sulla legge elettorale, a meno di blitz dell'ultima ora, sarà volto alla conservazione dell'esistente. Resta solo la possibilità del referendum (Corte Costituzionale permettendo). Ed è una speranza assai grama cui aggrapparsi. Vince Prodi, vincono i nanetti. Vince il "rispetto per le differenze", i dialoghi ad oltranza e spesso inconcludenti, quel concetto bacato di concertazione che significa da ragione a tutti attuando politiche inefficienti se non dannose. "Non è che il compromesso sia frutto di chissà quali aspetti negativi - è l'opinione del premier, Romano Prodi -, perchè l'ampiezza del dialogo non è un aspetto negativo." fatto è che si è capito che, a differenza di quanto disse Fini, il Governo non cadrà il giorno dopo l'approvazione della nuova legge elettorale, bensì il giorno prima. Attendiamo la prossima proposta di pastrocchium, quale che sia il nome del suo genitore. Un altro sistema misto con quote proporzionali di garanzia e un maggioritario di facciata. La canonizzazione della conservazione della carnevalesca piccineria italica. Se invece si giungerà al referendum di Guzzetta sarà una sconfitta per tutti: rimarranno le liste bloccate in cui si scatenerà il mercato delle vacche dato che a farne parte saranno tutti i candidati di una coalizione; si cercheranno di incamerare negli schieramenti cani e porci per formare coalizioni vincenti che, senza riforma dei regolamenti parlamentari, si separeranno il giorno dopo in Parlamento. Credo invece poco in Gentlemen's agreement tra Veltroni e Berlusconi che li porti a concorrere da soli: se il vincente avrebbe il 55% dei consensi, il perdente si troverebbe pur sempre piccolo tra i piccoli in Parlamento. E' vero che molti di questi sarebbero spazzati via, ma i partiti italiani hanno più volte dato prova di pervicacia. In fin dei conti possono pur sempre contare sulle realtà locali. Guzzetta e Segni difendono con passione la loro creatura. Si scoprirà ben presto che il figlio spurio del Porcellum è un mostro.


da http://static.blogo.it/happyblog/spiderporksimposon.jpg


Il dubbio di Mastella

Non vorrei essere nei panni di Mastella. Se Fini può dichiarare che la destra c'era prima di Berlusconi e c'è e ci sarà anche dopo (seppure ridimensionata forse di qualche seggio), Mastella non può dire altrettanto dell'Udeur. Perchè è chiaro che qualsiasi modifica che consenta una soglia di sbarramento lo polverizzerà. Quali sono dunque le sue alternative? Anzitutto la creazione della Cosa Bianca che lo riporterebbe in un ruolo a lui congegnale con persone che condividono i suoi valori ed i suoi metodi. In secondo luogo c'è la possibilità di trovare un accordo all'interno della maggioranza su una legge elettorale che gli consenta di sopravvivere. La terza possibilità è accordarsi con Berlusconi per una demolizione controllata del Governo, dando modo al Cavaliere di ricucire in fretta e furia con gli alleati: se il primo cittadino di Ceppaloni trsmigrasse in un centrodestra redivivo riuscirebbe, con elezioni basate sul vecchio Porcellum, ad ottenere cinque anni di ossigeno ed una permanenza stabile al Governo. E come si sa in cinque anni ne cambiano di cose... Ma Mastella deve stare attento. Tempus fugit.



da http://gallery.panorama.it/albums/userpics/10027/normal_mastella.jpg

lunedì 17 dicembre 2007

Fini gioca al piccolo chimico

E' tempo di esperimenti. Il piccolo chimico in politica è un gioco molto diffuso. Si combinano sostanze, si cercano soluzioni, si tentano reazioni mischiando elementi di cui non si conosce neppure il nome. Si vive in mezzo ad alambicchi e a provette cercando la pietra filosofale e scoprendosi forse più alchimisti che scienziati. In questi giorni tutti i camici bianchi di Montecitorio e dintorni sembrano particolarmente indaffarati e, oltre a badare al proprio lavoro, cercano di sabotare quello del vicino, tentando di farlo deflagrare con la soluzione che sta creando. Gianfranco Fini, per esempio, è riuscito, mischiando un po' di cosa bianca e un po' di An, a partorire una mandragola che ha voluto chiamare "partito unico del centrodestra senza Silvio". La piantina sembra un tantino ribelle e già ha provato ad aggredire il suo stesso padre. La cosa bianca infatti pare instabile e con la bocca sibilante di Cesa ha asserito che il dialogo possibile, certo. Sul modello tedesco. Inoltre per dare vita al nuovo esserino servirebbe un ingrediente in più: la Lega. Fini, allora, ha mandato due coraggiosi apprendisti stregoni nelle lande perigliose del padano milanese per cercare di procacciarsela. La Russa e Ronchi, approdati nel capoluogo lombardo, si sono trovati in mezzo ad una sagra della mortadella. Il primo, complice l'accento, ha dimostrato di non essere propriamente mimetico in mezzo a tutto quel verde e ha raccolto fischi e qualche applauso. Il secondo, con il solito sguardo da furetto confuso, è riuscito a portare a casa le penne passando inosservato. Ma il laboratorio è in continuo fermento. Avevo scommesso su un impegno supplementare di An riguardo alle Regioni. Verona - causa Finanziaria - è saltata. State sereni: non è mai troppo tardi per far saltare anche quel che resta della Casa (delle libertà) con la nitroglicerina.



da http://www.claudiocostantini.it/ricordi/immagini/chimica%202.jpg


La convention di Chianciano

Domenica a Chianciano Matteoli ha riunito la convention della sua corrente "Proposta". Come già ho avuto modo di dire, nei momenti in cui si è attaccatisi ritrova l'unità. Era così commovente vedere molte facce note, anche non tradizionalmente vicini ad Altero, tutte riunite per festeggiarlo. Del "Forum per la nazione" però mi hanno colpito alcuni dati che sono, a mio modo di vedere, segnali di altrettanta confusione.
Il primo dato è l'auspico di Matteoli riguardo al superamento della triade "Dio-Patria-Famiglia". Quel motto non esiste più da molto tempo. Dio non è certo un fattore che ha influenzato Gianfranco Fini in scelte come quelle dei suoi sì al referendum sulla fecondazione assistita o sull'ora di Corano nelle scuole; il leader di An d'altronde ha detto esplicitamente di non avere "il dono della fede". Sulla famiglia meglio non parlare: vicende personali a parte, l'errore che An ha riconosciuto più volte è non aver sostenuto a sufficienza le politiche familiari nella sua esperienza di Governo. Per ciò che concerne, poi, la Patria bisogno ammettere che è un ideale un po' annacquato nel Partito di via della Scrofa: si fa un gran parlare di italiani, ma ci si fa sorpassare da destra da Lega, Destra e persino Forza Italia riguardo ai temi identitari. Eppure Matteoli dice che bisogna andare oltre. Dove?
Il secondo dato è l'ipocrita unità di facciata che si respira quando sono presenti esponenti di Forza Italia. Scajola dice che dobbiamo stare uniti e che non vuole neppure immaginare ad un partito dei moderati senza il Pdl, Silvio ci vuole un mare di bene eppoi si alzano Bondi e Cicchitto a dire che Fini è un mistificatore. Il bastone e la carota. O semplicemente il casino.
Il terzo dato è la riscoperta dei siciliani. Nino Lo Presti, Antonio Battaglia, Domenico Nania, Pippo Scalia e Basilio Catanoso hanno tutti parlato e ciascuno è stato valorizzato. Fino ad arrivare all'annuncio che lascia confusi. Altero Matteoli ha chiesto a Guido Lo Porto, ex leader di An in Sicilia e oggi assessore regionale al Bilancio, di impegnarsi a livello nazionale nella nuova fase che sta attraversando il partito di Fini. Perchè proprio Lo Porto? Come assessore al bilancio è forse migliore dell'omologa Isi Coppola alla Regione Veneto che appartiene sempre ad An e che è della corrente di Matteoli? Certamente c'è da dire che che sicuramente Lo Porto è personaggio di tutt'altro calibro (ex direttore del Secolo ed ex vicesegretario dell'Msi) rispetto alla semi-sconosciuta collega veneta. Ma c'è anche dell'altro. L'assessore è stato più volte in rotta di collisione col Governatore Cuffaro. Il disimpegno dell'ex direttore del Secolo potrebbe essere moneta di scambio per un'alleanza in Sicilia con l'Udc e al tempo stesso potrebbe servire a Matteoli per "occupare" il partito romano e consolidare la sua posizione di delfino del Presidente.
L'unica cosa certa per il momento è che molti fattori sono ora in movimento.


da www.manfredimente.it


Vedo e rilancio

Lo so, lo so, la previsione è stata errata. O almeno in parte. Infatti si è verificata la predizione riguardo alla rottura (minacciata) sull'assetto bipolare (Se del Tatarellum sei difensore/ E paladino del bipolarismo/ Quale mezzo sarà migliore/ Di rinunciare all’altruismo?). Verona invece è saltata per ragioni legate alle fiducie che hanno costretto il Presidentissimo e i deputati veneti a rinviare il tutto per il ritorno a Roma. Tuttavia voglio rilanciare: il progetto è solo in parte accantonato e la "sorpresa" promessa da Fini sul Resto del Carlino in breve tempo vedrà la luce.

venerdì 14 dicembre 2007

La leggenda di Teodorico

Su ‘l castello di Verona
Si prepara un grande avviso
Che An presto intona
Per chi dava Fini ucciso.
Dopo giorni un po’ frementi
In cui si dava per spacciato
Esauriti son i fermenti
E il Cavaliere è logorato.
A fare editti ci vuol poco
Se è ben piena la borsella
Ma le riforme vanno a fuoco
Quando vai contro Mastella.
A rinnovare la tenzone
Ove il grande Adige va
C’è la sfida per la Regione
Che l’anno prossimo si rinnoverà.
Se del Tatarellum sei difensore
E paladino del bipolarismo
Quale mezzo sarà migliore
Di rinunciare all’altruismo?
C’è chi vuole libere le mani
E a Roma vuol parlare col Pidì
Ma da Bolzano fin giù a Trani
Non può deciderlo così.
E dunque il Berlusconi
Che sta andando in ritirata
Vedrà presto le conclusioni
Di una scommessa forse errata.
Come nei giochi di magia
In cui l’occhio vuoi ingannare
In politica la fantasia
Davvero in fretta la devi usare
E se provi a tirare in lungo la decisione
A più miti consigli ti conduce il Mastellone






Un'anticipazione

Se l'Italia per il Presidente Napolitano supererà il declino e sfodererà il suo spirito animale, An non è da meno. Nel giorno in cui Mastella fa outing ad Otto e mezzo sul suo avvicinamento al centrodestra e pone il suo ultimatum alla pronuncia della Consulta sul Referendum, Fini, a scanso di equivoci, boccia senza appello ogni possibile soluzione proporzionale e rilancia il Tatarellum. Berlusconi, d'altra parte, ha già dimostrato il suo tallone d'Achille: in caso di crisi sarebbe costretto a tornare da Fini. Alleanza Nazionale per mettere pressione al Cavaliere ha però un'ulteriore arma che non ha ancora usato: le amministrazioni locali. Si era avuto - questo è vero - qualche sentore di crisi a Palermo. Ma perchè non tentare il colpo grosso a livello regionale? In fin dei conti - ci si lamenta in ambienti di An vicini al Presidente - il terzo partito d'Italia non ha neppure un Governatore. E se fino a qualche tempo fa cantare e portare la croce poteva avere un significato, oggi ha senso porsi e porre qualche interrogativo. Se vi piacciono i colpi di teatro di Berlusconi, attendete di confrontarli col palinsesto della concorrenza. Sono sicuro che non vi deluderà.

da http://www.clementoni.com/_data/prodotti/immagini/zoom/11558.jpg


Ode a Mastro Titta

Abbiamo bisogno di responsabili. Il sistema che c'è ora è come un'Idra. Ogni leader, ogni ministro, ogni sottosegretario, parlamentare, consigliere e presidente di qualsiasi ordine e grado è una delle teste. E' colpa sempre di qualcun altro ed ogni testa offre sempre un'altra alla scure del boia. Potrei farvi qualsiasi esempio. Prendiamo il problema dei tir: chi è il responsabile? Uggè! Ma Uggè dice che non ha deciso nulla. Sono stati Cna e Confartigianato. Ma poverini! Era un mese che scongiuravano il governo! Allora è stato Bianchi. No, perchè aveva fatto la cabina di regia ma mancava sempre Prodi e i sindacati non volevano stringere accordi con uno che non conta nulla. Allora è colpa di Prodi. E Prodi dice: io ho aspettato che Bianchi dialogasse con le parti sociali, poi quando il negoziato è fallito io ci ho provato, ma non potevo fare accordi con chi minacciava l'uso della forza bloccando un Paese. Di chi è la colpa? Di Uggè. E così via.
Gli italiani hanno bisogno di un unico referente cui guardare, di una sola testa da tagliare. Altrimenti le taglieranno tutte.



da http://www.summagallicana.it/lessico/e/Ercole%20e%20Idra.jpg


giovedì 13 dicembre 2007

I manager di Stato cadono sempre in piedi

E' stupefacente l'arroganza con cui si continua in modo imperterrito a favorire l'abuso del privilegio che destina ai manager di stato stipendi d'oro. Il doppio del primo presidente della Corte di Cassazione. 548 mila euro all'anno di tetto massimo per personaggi che appaiono drammaticamente sempre gli stessi e che si turnano tra le più prestigiose poltrone d'Italia. Lasciando voragini di debiti.
I precari, i lavoratori dipendenti, gli autonomi che non evadono versano il loro obolo per foraggiare questo circo di illuminati che, spalleggiati da alcuni compari alla Camera, si erano indiganti alla proposta di abbassare il tetto a poco più di 200 mila euro. Io chiedo sommessamente: perchè invece di dare un fisso a questi signori non si vincolano le loro prebende agli utili delle società che gestiscono?





Il ritorno della Cdl

In uno dei miei primi post dissi che forse stava per cambiare tutto e, di conseguenza, non sarebbe cambiato nulla. Vi sembrava che Berlusconi avesse detto che si era stancato degli alleati? Che correva da solo con un nuovo partito? Che chi ci stava ci stava e gli altri andassero a quel paese? Avevate capito male. Che vi salta in testa? Lavatevi le orecchie. "Evidentemente c'è stato un fraintendimento. - spiega il Cavaliere alla televisione della Brambilla- Il fraintendimento è dovuto al fatto che Fini ha pensato che noi avessimo chiesto agli altri partiti di sciogliersi. In realtà il Popolo della libertà è tutto da costruire." Che granchio mostruoso! I più lodavano la mossa geniale, altri la condannavano e nessuno si era accorto che non era capitato nulla.
Provo a darvi una mia opinione: il Governo cadrà a breve, molto prima di quanto immagini qualcuno. Almeno così si pensa a palazzo Grazioli e non si hanno tutti i torti. Ieri alla Camera l'inizio dell'esame della Finanziaria è stato posticipato di ora in ora fino ad oggi per trovare un accordo. Rimane il nodo omofobia sul decreto sicurezza. Il Welfare seppure blindato deve ancora avere l'imprimatur della Camera. C'è chi chiede la verifica ora mentre il Pd vuole imporla a febbraio. Mastella è alla massima soglia del dolore e sta sudando sangue sul suo Giardino degli Olivi a via Arenula pronto per la crocifissione. I socialisti sono furiosi perchè la legge elettorale è in discussione al Senato dove non hanno senatori. Cossiga si sta accorgendo che la guerra in Kosovo non è scoppiata. Dini si sa. Bordon e Manzione non si sa.
C'è più di una ragione per cui Berlusconi presuma che non si riuscirà a fare nessuna riforma. Dunque? Bisognerà aprirsi una via di fuga, ricompattare le fila, ritrovare i vecchi alleati traditi e ripartire per la guerra. E il cammino verso la nuova legge elettorale (perchè è chiaro, com'era chiaro dall'inizio, che solo di questo si sta parlando)? Senza una piena scommessa di Berlusconi naufragherà. Veltroni ha commesso l'errore di gettare sul piatto già tutto. E il Cavaliere con i suoi 70 anni suonati può pensare di spostare in avanti di un anno la costruzione del partito dei moderati, ma non può rischiare di rimandare di 5 anni il suo ritorno al Governo. Aveva ragione Fini: è tutta una questione d'età.




da http://www.iltaccoditalia.info/public/maison%20ikkoku.jpg


mercoledì 12 dicembre 2007

Bianco va in bianco

Bianco va in bianco. Le reazioni alla sua proposta di legge elettorale sono state, per usare un eufemismo, molto tiepide. Ai più, appena si è udito ragionare di soglia di sbarramento al cinque per cento, sono venuti i capelli Bianchi. A Parisi e ai maggioritari è venuto il pelo irto ha sentendo la parola "proporzionale". L'unico leader serio - per una volta - è stato Gianfranco Fini che ha ammesso che stava ancora studiando il sistema. In effetti non credo che un meccanismo così complesso possa essere giudicato seriamente in così breve tempo: fa ridere solo a sentirlo. Si tratta - nella semplicità - di un sistema proporzionale formato per metà da collegi uninominali e per l'altra metà da circoscrizioni fatte di liste bloccate (in vetta alle simpatie degli italiani) con annesse quote rosa, soglia di sbarramento al 5% a livello nazionale per la Camera (a meno che non si raggiunga il 7% in cinque circoscrizioni) e a livello regionale per il Senato, riforma dei regolamenti parlamentari, un portachiavi e un pupazzetto di peluche. La lode alla semplicità. Dopo Tatarellum, Matarellum, Porcellum, Vassallum questo per la conformazione incerta lo chiamerei il Bianco Pupazzum. Gli effetti? Ad occhio un rafforzamento dei partiti con percentuali maggiori, un po' di pulizia per i partitini che non abbiano un forte radicamento territoriale in almeno cinque circoscrizioni (e con la tutela delle minoranze linguistiche l'SVP continuerà a sghignazzare), una lotta intestina tra i candidati di uno stesso partito. Ad An potrebbe pure andare bene data l'indicazione preventiva del nome del premier e del programma. Inoltre, effetto non trascurabile, non verrebbe spazzata via come accadrebbe con la riforma Guzzetta. Le sorprese del giorno, però, non finiscono qui: Berlusconi si lancia in un'apertura funambolica su proporzionale alla tedesca con correttivi e pre-indicazione delle alleanze. Si vede che è stagione di saldi nonostante le feste: Fini farebbe bene ad accettare dato che nel pacco dono il Cavaliere ha inserito anche la candidatura a sindaco di Roma (ed un malcelato complimento a Mussolini, anche se forse questo era il regalo per La Destra). Incaponirsi col maggioritario non fa bene a nessuno e dato che difficilmente Berlusconi e Veltroni andranno a governare insieme, nonostante tutto, cercare non si sa cosa per il bene di non si sa chi appare un'acrobazia che può sostenere soltanto un trapezista della parola come il Presidentissimo.


da http://www.corriere.it/Media/Foto/2004/12_Dicembre/24/fdg/PUPAZZO.jpg


martedì 11 dicembre 2007

Ich bin ein interista

Permettetemi un'incursione fuori campo, anche se sarebbe più corretto dire "in campo". Un avvocato turco, tale Barsia Kaska, ha chiesto all'Uefa di revocare all'Inter i tre punti conquistati sul campo contro il Fenerbahce. Alla protesta si è aggiunto in un editoriale anche il famoso commentatore turco Mehemt Ylmaz. Il motivo? La prova televisiva ha ravvisato un'incredibile irregolarità ? Un gruppo di ultras ha scatenato il panico con un'invasione di campo? No: la seconda maglia dell'Inter, bianca con una grande croce rossa al centro, ricorderebbe la divisa dei templari e sarebbe offesa per l'Islam e il popolo turco. Perdonate lo sfogo di destra, sempre testimonianza di becero spirito guerrafondaio, ma di che stiamo parlando? La Turchia ha nella bandiera la mezzaluna sotto cui vennero trucidati pellegrini cristiani e crociati. La consideriamo forse un'offesa? No, tant'è vero che c'è chi la vorrebbe nell'Unione Europea. I templari furono spazzati via dalla stessa Chiesa di Roma quasi mille anni fa. Saladino è morto, Constantinopoli è caduta, Vienna ha tenuto. Dovremmo avvallare un processo ogni volta che esponiamo due linee rosse perpendicolari su sfondo bianco? Cosa faremo allora della Croce Rossa e della bandiera inglese? Il Regno Unito ne assomma addirittura tre sul suo vessillo, e simbolo dell'Europa sono le dodici stelle della Madonna di Strasburgo. Tutto da riscrivere, da rivedere, da rivisitare. O forse no. Anche perchè la seconda maglia dell'Inter porta semplicemente il simbolo della città di Milano. Probabilmente è il momento buono di sostituire tutto con un bel biscione. Ma nel frattempo anche un gobbo juventino come me oggi può sussurrare con orgoglio: ich bin ein interista.



da www.inter.it

Il Vassallum no!

Ma l'avete visto Matteoli ieri sera a Porta a Porta? Sarà una mia impressione ma a me il presidente dei senatori di An mette sempre tanta tenerezza. Sarà per quell'accento marcatamente toscano che te lo fa sembrare al tempo stesso bonario ed arguto, sarà per il tono pacato ed austero, sarà per l'autorevolezza della figura. Mi sembra un personaggio d'altri tempi. Conoscendolo da vicino ci si rende conto che è persona d'altra tempra, ma a vederlo in televisione da tutt'altra impressione. E' per questo che vederlo per un istante con una mano davanti agli occhi mi ha fatto una certa impressione.Si parlava di Vassallum e se ne dimostravano i reali effetti: premiare con un generoso più i due partiti maggiori e depauperare di uno sconfortante meno tutti gli altri. I più erano intorno al cinque per cento, i meno intorno all'uno. Basterebbe tuttavia quel meno per restituire ad An circa la metà dei parlamentari attuali. Mi spiegate chi ne potrebbe restar contento? Matteoli no e Ferrero neppure. Una precisazione. Sono un difensore del proporzionale, questo non l'ho mai nascosto. Ho amici dentro Forza Italia ed ero a marciare con loro il 2 dicembre 2006. Continuo a frequentarli, a pranzarci insieme, a scherzarci. Tuttavia trovarmi in un matrimonio forzato con loro grazie al maggioritario osannato da Fini non balza in cima alla lista dei desideri della mia lettera a Babbo Natale. Oggi io posso indignarmi per un assassino uscito durante l'indulto o scagliarmi contro gli straricchi che se ne infischiano dei giovani precari; nel Ppl (scusate, ma ancora non ho capito qual è la sigla corretta) non potrei. Forse è da Fiuggi che non si vota il Presidente, ma Fini non si permetterebbe mai di cambiare dirigenti come figurine o di sciogliere il partito nel giro di un pomeriggio. Questa è la bellezza della separazione e del proporzionale che voglio. Che tuttavia non ha nulla anche fare con il Vassallum. Ha un bel dire il professore che ha dato la paternità alla proposta che da An gli arrivano insulti. Che si aspettava? Fiori e ringraziamenti? Una legge elettorale come quella di Vassallo ha la caratteristica evidente di non servire a nessuno scopo onorevole: sabota la rappresentatività senza garantire la governabilità. Rafforza di qualche poltrona i due primi inter pares senza dar loro la forza di governare da soli. Li costringe in compenso a raccattare ancora una volta alleati depauperati e quindi più incazzati che mai. Unico pregio: fare un po' di pulizia di partitini. Difetto maggiore: rafforzare le entità radicate territorialmente come la Lega e -udite udite- la SVP (ma ditemi, vogliamo proprio regalarlo a Vienna l'Alto Adige?). A meno che i Pd e Ppl non vogliano coalizzarsi e reggere il Paese per sempre felici e contenti, lo scenario è roseo solo per i bottegai. Provi ancora Vassallo a chiedermi applausi.


da http://www.bellacci.biz/



lunedì 10 dicembre 2007

On the road

"S'ode a destra uno squillo di tromba" scriveva il Manzoni. Ed oggi, dopo un mese di piccati tromboni e striscianti sviolinate, si sente finalmente echeggiare un suono limpido, squillante e deciso. Se fossi un giornalista di grido direi che il Presidentissimo mi ha ascoltato. Dato che, però, non ho la presunzione di immaginare che Gianfranco Fini legga queste mie righe sparse, posso affermare quantomeno che, una volta tanto, qualcosa, per un misterioso procedimento osmotico o telepatico, dev'essere filtrato. E non si tratta del solito ruggito del coniglio: questa volta il Capo mi è piaciuto sul serio. Non per l'accanimento terapeutico nei confronti del maggioritario. Non per la riproposizione di tre modelli improponibili. Per la capacità di farsi leader, di definire una via, di agire in modo svincolato dallo spettro berlusconiano. Per aver identificato per la prima volta da anni una politica che vedesse Alleanza Nazionale protagonista. E chi ci ama ci segua. Resto convinto che inseguire un sistema maggioritario che ci costringa a restare separati in casa sia una pessima idea. Tuttavia, per rispolverare un lessico di larussiana memoria, ora le "palle di cemento" le possiamo pure rivendicare. Che le parole siano state quelle giuste lo si evince dalle dichiarazioni dei papaveri Fi/Ppl: "intervento distruttivo", "toni sopra le righe", "grave caduta di stile" sono musica per le mie orecchie, soprattutto tenuto conto che l'attacco finiano non era ad personam ma sul merito. La strada rimane ancora molta e le scosse di assestamento non saranno indolori. Dopo un sisma di queste dimensioni il paesaggio politico cambia, i ponti antichi sono crollati ma nuovi passi si sono aperti fra le montagne. Un primo segnale incoraggiante è stata la sfida a Veltroni. E non mi si dica che è un tradimento del "popolo del centrodestra": il vero tradimento è immaginare che il presunto popolo del centrodestra (dai tratti somatici labili soprattutto al centro) debba contrapporsi militarmente contro quello di centrosinistra. Se si archiviasse l'idea di questo bipolarismo nocivo forse si potrebbe cercare di scalzare il Cavaliere dalla primogenitura che si è ritagliato nella trattativa col Pd. Dall'altra parte del vallo c'è voglia di dialogo. O il sottoscritto non scriverebbe su un blog di sinistra. Dopo anni di Babele dobbiamo imparare a parlare un linguaggio che ci permetta di comunicare accantonando i risentimenti di una stagione politica che ormai appartiene alla preistoria. Prima che cominci a farlo Berlusconi.



da http://josephbriska.altervista.org





sabato 8 dicembre 2007

Morti bianche: uno sfogo

Solitamente il week end non posto commenti politici. Non lo farò neppure oggi. A seguito della tragedia di Torino in cui in un'acciaieria sono deceduti finora quattro operai, una breve riflessione però la voglio fare anche se non è materia che conosca in modo approfondito. L'Italia, lo sostengo da anni, non è un Paese come gli altri. Nella nostra Nazione non vale il ragionamento "negli altri Stati funziona". Siamo italiani, lo siamo da nord a sud. Ci lamentiamo dei romeni, degli albanesi, dei marocchini ma neppure noi, per cultura, abbiamo un eccelso senso della legalità. Ci arrangiamo.
Ho sempre sostenuto che se metteste il francese, il tedesco e l'italiano delle barzellette in un deserto, quest'ultimo, in qualche modo, riuscirebbe a sopravvivere almeno un minuto in più degli altri: ce la caviamo, ci districhiamo. Molte v
olte a discapito degli altri. Siamo abituati a difenderci dalla sopraffazione con i nostri piccoli privilegi, selezioniamo le norme che assolutamente dobbiamo rispettare e le altre le infrangiamo. Abbiamo un senso civico su misura: facciamo la raccolta differenziata, ma, per comodità, usiamo la macchina per fare 100 metri; ci incazziamo se abbiamo mezzi pubblici affollati più dei bus di Calcutta nell'ora di punta, ma se riusciamo facciamo a meno di pagare il biglietto; e se riusciamo a sfruttare qualche stagista per fare manovalanza, siamo più furbi degli altri. Ditemi, chi utilizza un lavoratore subordinato se può utilizzarne a minor costo uno a tempo determinato? E chi non sfrutta l'apprendistato fino all'osso? Dio mio, che sarà mai... questi giovani hanno tutta la vita davanti! Non parliamo poi del rispetto delle norme di sicurezza! Con tutte quelle che ci sono! Eppoi la flessibilità "negli altri Stati funziona". Non così, non così.
Chiedete agli imprenditori quanti soldi dovrebbero spendere per mettere tutto a norma. Prova
te a chiedere agli operai quanto è scocciante portare l'elmetto, gli occhiali di protezione, i guanti, le scarpe antinfortunistiche, i tappi per le orecchie. In fin dei conti che potrà mai succedere? Noi italiani -lo ripeto- siamo diversi. E non pensate che da oggi qualcosa cambi. Domani faranno controlli alla ThyssenKrupp e alla Fiat di Cassino. Dopodomani manderanno vigili del fuoco e Asl dove già sanno esserci le irregolarità più palesi. Irrogate sanzioni, minacciate pene severe. Dopo due anni la patente a punti non produce più alcun effetto e le violazioni sono tornate al livello precedente la sua introduzione. E' l'Italia, bellezza.



da www.corriere.it

venerdì 7 dicembre 2007

INFORMAZIONE DI SERVIZIO

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Regalo di Natale

La politica è un'esperienza umana varia ed eventuale. Ci si diverte nei modi più vari nell'eventualità che si possegga pelo sullo stomaco degno di un grizzly. E' stato il caso del voto di fiducia tenutosi ieri sera al Senato che ha palesato una crisi epocale del sistema politico ed istituzionale italiano.
Tra dichiarazioni di voto esilaranti, errori nel maxiemendamento, i "sta seduto senatò" di Marini e la fiducia al cardiopalmo, si è consumato
sul palcoscenico di Palazzo Madama un'altra rappresentazione che potrebbe a pieno titolo situarsi tra i più alti esempi di commedia dell'arte d'italica fattura. Al tempo stesso si è dimostrato un pressapochismo imbarazzante nel momento in cui il Governo poneva la fiducia sulla presunta introduzione del reato di omofobia che si basava, però, su un articolo errato del Trattato di Amsterdam riguardante tutt'altro. Ma soprattutto è ora evidente che l'Esecutivo prodiano è tanto in crisi da non poter cadere, che la maggioranza è tanto in conflitto al suo interno da non riuscire a metterlo sotto e che l'opposizione è così divisa da non riuscire a salvarlo. Ragionamento incasinato, lo so. Cercherò di spiegarmi.
Il Governo si trova in una situazione in cui è sfiduciato (a parole) da larga parte della sua maggioranza, criticato dai ministri della sinistra estrema, odiato dall'elettorato ed è in un tale caos che nessuno dei suoi componenti può avere
la ragionevole certezza di salvarsi una volta rinunciato al trono su cui siede: per questo Prodi può sbandierare lo spettro del diluvio nel caso di una sua caduta.
La maggioranza è seduta ad un tavolo da poker: ciascun partito vede e cerca di capire chi abbia tutte carte spaiate, chi stia bluffando e chi tenga nell'altra mano una pistola carica. Ognuno ha puntato tutto ciò che aveva, o quasi. Nel caso il Governo vada giù, si gettano pure le carte e qualcuno farà fuoco, mentre il solito Mastella cercherà di scappare col piatto.
L'opposizione invece vorrebbe tenere in piedi l'Esecutivo: Berlusconi è nella fase costitutiva, Casini è nella fase mistica, Fini è fuori fase, l
a Lega fa da sè. Ma nel momento in cui Berlusconi accusa tutti di aver fatto fallire il suo Gabinetto e di essere delle spie comuniste infiltrate, ognuno deve dimostrare di essere più maggioritario degli altri e nessuno può puntellare il Governo in attesa di tempi migliori.
Per fortuna che c'è Cossiga che, dopo aver criticato in ogni modo il Governo, i suoi componenti, la maggioranza e il decreto (il misurino) che stava per votare, ha pronunciato il suo sì. E come proclama il Regina coeli: "resurrexit sicut dixit, alleluja!", "resuscitò come disse, alleluja!"


da http://cinemascope85.files.wordpress.com


giovedì 6 dicembre 2007

Il senso dello Stato

C'è del marcio in Danimarca. Se un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio accusa il Presidente della Camera dei Deputati di avere scarso senso dello Stato qualcosa non va. L'oggetto del dibattito, fino alla serata di ieri, era se le esternazioni di Bertinotti potessero rientrare o meno nella correttezza del dialogo istituzionale. Oggi la materia del contendere verterà su quanto la palese scorrettezza di Palazzo Chigi si sia resa necessaria. Perchè il fatto l'atto del sottosegretario Micheli che sia al limite delle regole dello Stato di diritto non è cosa che sia neppure lontanamente opinabile.
Il Presidente della Camera dei Deputati non è un leader partitico. Viene eletto con una procedura che richiede un particolare quorum ed è il rappresentante di uno dei due rami del Parlamento nella sua unità. E' la terza carica dello Stato. Il Presidente della Camera non può rappresentare una parte politica, ma ne è inevitabilmente espressione. E' l'arbitro dei giochi che avvengono in Parlamento, tanto è vero che non vota neppure, ed è garante del rispetto del Regolamento. Ciò non significa che il Presidente non possa avere un'opinione politica e che non la possa esprimere se ciò non pregiudica il suo ruolo. Il Presidente della Camera dovrebbe astenersi dai giudizi di merito, tuttavia è ormai tesi diffusa che la terzietà non debba corrispondere forzatamente con la completa estraneità. Un direttore di gara è indubitabilmente un tifoso, ma ciò non deve trasparire dalle sue decisioni sul campo.
L'attacco verso la terza carica dello Stato è un attacco a un'Istituzione repubblicana. In un regime parlamentare, dove il Governo si regge sulla fiducia delle Camere e dove il Presidente del Consiglio non rappresenta l'unità dello Stato, la critica al Capo dell'Esecutivo, al contrario, è legittima. Il Parlamentarismo Italiano è andato continuamente indebolendosi, ma finchè non cambia la Costituzione, il Governo dovrebbe rassegnarsi ad essere in una condizione di subalternità nei confronti dell'Assemblea elettiva. E soprattutto non dovrebbe pretendere rispetto senza poi concederlo a sua volta.

Lode all'inviolato (un simpatico intermezzo aspettando Godot)

Visto che è di gran moda dedicare poesie, io, imitatore del sacro Bondi, voglio provarci. Non potendo, per incapacità ed indegnità, comporre versi di mio pugno, prendo in prestito un pezzo di Franco Battiato. Il brano è dedicato al Governo. I protagonisti: l'inviolato (Prodi), l'io narrante (Mastella), il diavolo (Bertinotti).

Ne abbiamo attraversate di tempeste
e quante prove antiche e dure
ed un aiuto chiaro da un'invisibile carezza
di un custode.

Degna è la vita di colui che è sveglio
ma ancor di più di chi diventa saggio
e alla Sua gioia poi si ricongiunge
sia Lode, Lode all'Inviolato.

E quanti personaggi inutili ho indossato
io e la mia persona quanti ne ha subiti
arido è l'inferno
sterile la sua via.

Quanti miracoli, disegni e ispirazioni...
E poi la sofferenza che ti rende cieco
nelle cadute c'è il perché della Sua Assenza
le nuvole non possono annientare il Sole
e lo sapeva bene Paganini
che il diavolo è mancino e subdolo
e suona il violino

Se volete proporre altri nomi sono curioso di sentire la vostra.

mercoledì 5 dicembre 2007

Il bastone e la carota

L'esca è gettata e il pesce comincia a girarci attorno. Berlusconi, dopo l'apertura di ieri, apre a Fini e scaica la colpa del fallimento della Cdl su Casini. Il bastone e la carota. Tanto il risultato sarà sempre lo stesso: il partito unico. Solo che Fini si illude di entrarci da leader designato. Staremo a vedere.

Rien ne va plus

Una certa scuola storica tende a bocciare l'idea di una storia evenemenziale, fatta di date fatali e di momenti di svolta. Si vive di trasformazioni graduali, di mutamenti culturali, di assestamenti del tessuto sociale, di cambiamenti demografici. Non si consuma tutto in una data, a meno che non si voglia farla divenire un simbolo. Se poi esistono davvero i giorni storici sono quelli che non ci aspettiamo, che nessuno conosce. Sono le ore in cui maturano le condizioni del cambiamento.
Queste settimane potrebbero essere il presupposto di una data storica. Ci troviamo di fronte, la prima chance dai tempi della Bicamerale, ad un bivio. Possiamo scegliere il cambiamento o possiamo scegliere che tutto rimanga come prima. Entrambe le soluzioni sono aperte e possibili e logorano il sonno dell'oligarchia al potere.
A ciascuno la sua moneta o il suo teschio, se preferite. Berlusconi può spazzare via l'intero sistema istituzionale e partitico o lasciarsi convincere dalla sirena di Fini a ritornare nel caldo ovile della ricostituenda Casa delle Libertà. Veltroni può rinunciare al potere conferitogli dagli elettori alle primarie ascoltando i tanti capetti del Pd o può esercitare appieno il suo mandato fino ad arrivare all'accordo col Cavaliere anche a costo di sacrificare il Governo Prodi. Bertinotti può subire le manovre dei due macropartiti per scegliere tatticamente di conservare poltrona e Governo o può strategicamente sfasciare tutto per cercare di ostacolare l'emarginazione della sinistra radicale e rivendicare la purezza del suo Partito. Casini può appoggiarsi a Fini contro Berlusconi o cercare di approfittare delle simpatie trasversali verso il modello tedesco per regalare al suo partito quella centralità che gli consentirebbe -soprattutto senza premio di maggioranza- di aspirare all'onnipresenza nei futuri Governi. Mastella e gli altri lillipuziani possono scegliere se conservare i ministeri e venire distrutti o mandare tutto a carte quarantotto e sperare che nulla cambi. Prodi non ha nulla da decidere: ha il piattino che sceglie per lui.
E Fini? Fini ha tre scelte: può decidere di continuare a pregare tutte le divinità pagane affinchè Berlusconi torni indietro, può continuare ad illudersi che la riforma referendaria lo riporterà nel paese delle meraviglie in cui egli è leader designato della Cdl e come vice ha il bianconiglio o può rassegnarsi a governare la destra in un sistema proporzionale. Sarò un nostalgico missino impenitente e filofascista ma io parteggio per la numero tre, a dispetto di tutti coloro che scalpitano per un ministero, un sottosegretariato, un ente, un paio di capponi. A meno che Berlusconi non intenda davvero restare a sguazzare nello status quo perdendo la possibilità di fare il Messia. Signori fate le vostre puntate. Rien ne va plus

martedì 4 dicembre 2007

Per grazia di Dio e per volontà della Nazione

Sebbene la politica viva di momenti, di eventi e di notizie, non è detto che un giorno di silenzio sia scarsamente significativo. Ciò che più importa, infatti, in una politica fatta di leader, è l'umore del capo, la convinzione del capo, la strategia del capo, la determinazione del capo. I leader più intelligenti, a loro volta, cercano di saggiare il volere del popolo. C'è chi lo fa con i sondaggi, chi con la raccolta di firme, chi con i referendum, chi con elezioni. Al tempo stesso si può incidere o meno sulla volontà della cittadinanza, contribuendo a costituirla, come nel caso di Putin, o accettandola, come nel caso di Chavez.
Ciò che lascia più che mai perplessi è il crescente valore in Italia della vita e delle decisioni di un singolo rispetto all'esistenza di una collettività. La bimba che ha avuto ieri Gianfranco Fini (tanti auguri) è stata un tassello o una scusa nella separazione da Berlusconi. L'idea del Cavaliere di formare un nuovo partito non ha dovuto passare per alcuna forma di consultazione, se non per la prova delle firme. L'elezione di Veltroni nel Pd ha provocato cascate di nomine che hanno sconquassato e turbato non poco gli animi a sinistra.
I capi sono sempre esistiti. Tuttavia oggi i contropoteri politici sono più deboli. I contropoteri esterni (società, economia, morale) non hanno bisogno, invece, di gettarsi nella mischia: condizioneranno qualunque contendente si troveranno di fronte. Quest'evoluzione complessiva della politica ha tratti distintivi che richiederebbe uno studio attento utilizzando metodologie comparative: il populismo generalizzato (e non esclusivamente di Berlusconi), i colpi di coda degli ultimi peones, la scarsa democrazie interna dei partiti, la costituzione di oligarchie non più intra-partito ma inter-partito.
La devastazione di quel presidio finora indispensabile alla democrazia quale è stato il partito nasce da lontano ed ha svariate cause. Nel giorno in cui si dice che destra e sinistra non esistono più, potremmo indicare, tra le altre, la caduta delle ideologie. E' singolare, per esempio, che la gens berlusconiana abbia deciso di radunarsi sotto la definizione di "popolo" rinnegando il partito. E' uno degli ennesimi frutti avvelenati dell'antipolitica? Forse, ma è anche molto di più. Non basta un Cola Di Rienzo per ricostituire un Impero. E non è sufficiente un comico per distruggerlo.
Viviamo strani giorni. Il cambiamento è in atto ma le forze della conservazione si oppongono affinchè nulla avvenga. Parisi, Fini, Prodi sono oggi nello stesso schieramento anche se forse loro stessi neppure lo sanno. Chi vincerà la sfida ancora non è possibile saperlo. Giornate come quelle di ieri servono ad affilare le armi. A noi, a tutti noi, anche a quanti fra noi sono deputati, assessori regionali o membri delle direzioni nazionali, non resta altro da fare che stare a guardare e sperare almeno di poterci divertire.

lunedì 3 dicembre 2007

La trasfigurazione di Silvio

Mi ha sempre affascinato il lavoro di "tecnico" della politica. In America, Paese civilizzato e civilizzatore, i tecnici della politica esistono da moltissimo tempo. Senza perdermi in spiegazioni dettagliate, sintetizzerò tutto l'esercito di sondaggisti, consulenti d'immagine, psicologi, scrittori di discorsi, pubblicitari, ricercatori e creatori di scandali che sta dietro ad un politico americano con una dizione che trovo fantastica: "coloro che fabbricano il re". Purtroppo devo confessare che non è un'idea mia ma l'ho presa dal film "City Hall". E' cinica, elegante e geniale al tempo stesso.
La politica in America è sempre stata vissuta e praticata in modo diverso rispetto al nostro. I fabbricanti dei re sono degli scienziati e lasciano le emozioni agli altri. Anzi, proprio le emozioni sono uno dei sottoprodotti che essi cercano di creare nell'elettorato.
Quando ho visto Berlusconi nel suo nuovo abito ho compreso quanto questo modo di far politica stia attecchendo pure da noi. Intendiamoci: per Berlusconi non è una novità. Chi non ricorda il sondaggio americano che sventolava pochi giorni prima delle elezioni politiche? Tuttavia in questi giorni i consulenti del Cavaliere stanno dando il meglio di se stessi. La svolta sta imprimendo nel personaggio dei mutamenti conturbanti. Per dirla con le parole di prima: cinici, eleganti, geniali.
Qualche giorno fa un commentatore di "Prima pagina", programma radiofonico di Radio Tre, rilevava un cambiamento nel gergo berlusconiano: l'ormai famosa parola "ectoplasma" denotava un'evoluzione aulica, colta e tecnica che viene, a mio parere, confermata in questi giorni. Le parole del Presidente in pectore del Pdl (ha vinto popolo o partito?) sono docili o dure conformemente ai sondaggi, ma diverse ai toni da capopopolo dei tempi di Forza Italia. Anche l'abbigliamento è diverso e segna la svolta. Nella giornata a Palermo ricorda in modo inquietante l'orbace della RSI: forse un ammiccamento ai camerati che sbagliano. Le corse in mezzo ai giornalisti, poi, inducono a credere che ci si trovi ad un uomo nuovo, ad un giovincello gioioso ed eccentrico. La figura vista e rivista per 13 anni non è più la stessa ma ha subito la sua trasfigurazione. Il misterioso concetto evangelico trova oggi l'esemplificazione pratica nella metamorfosi conturbante subita dal Cavaliere.
Mentre Veltroni ha subito il "purgatorio" del Campidoglio prima di salire al Paradiso della candidatura a Premier, a Berlusconi per rinnovarsi è bastata una notte. Un cambiamento da tenere d'occhio: il Cavaliere fa l'abito e pure il monaco. Quando comincerà a moltiplicare pani e pesci o a far crescere alberi di zecchini d'oro fatemi un fischio.

venerdì 30 novembre 2007

Questione di stile

Nel mio esordio in questo blog riconosco di esser stato cattivello con la destra. Non si tratta di un pegno pagato ad una presunta natura "sinistrorsa" di questo spazio, quanto dell'espressione di un malessere autentico. I valori e gli ideali non sono in discussione. Non trovo tuttavia un tabù scrivere e dialogare con persone di sinistra, ragionarci insieme e trovare dei punti di accordo. Quello che vorrei facesse pure Alleanza Nazionale. Come si suol dire, è questione di strategia politica. Leggendo il Secolo di oggi, però, mi sono sentito un po' meno solo nella colpa. A destra c'è qualche altro traditore che addirittura osanna Guccini. E non stiamo parlando del riconoscimento della genialità di alcune canzoni tipo "Quattro stracci", " L'isola non trovata" o "Autogrill", di scarso contenuto politico, ma addirittura dell'elogio di "Eskimo", in quanto esplicativa dell'atmosfera che si respirava nella generazione delle lotte studentesche. Ho avviato dunque una riflessione interiore e, con Gaber, mi sono messo in crisi: che cos'è la destra? cos'è la sinistra? Pensando pensando ho capito che il bagno non è più là dove lo si sarebbe cercato, ossia in fondo a destra. Nel percorso verso la verità anch'io ho avuto la mia folgorazione sulla via di Damasco: era bianca, era imponente e bloccava il cammino. Era lo sciopero dei taxi. Senza scendere nel merito della protesta, mi sono interessato delle modalità in cui si svolgeva la negoziazione. I tassisti -destra scioperante- si contrapponevano a Veltroni -sinistra autoritaria- bloccando l'intero centro storico di Roma. Ma come? Lo sciopero non è di sinistra? L'ordine e l'autorità non sono di destra? No, non più. E dopo l'era della concertazione si intendeva introdurre l'era della legalità: prima si torna a lavorare e poi si contratta. Ora non serve un genio per trovare il trait d'union. Con chi? Con la Francia di Sarkozy, naturalmente. Stessa metodologia, stesse conclusioni. Pochi giorni fa lo sciopero del settore pubblico veniva gestito nello stesso modo dal Presidente Francese, in un modo che si pone a metà strada tra la concertazione prodiana e la gestione thatcheriana delle proteste contro la poll tax. Se così Dio è morto e Marx è morto, potrei dire, parafrasando Allen, che neppure Veltroni si sente troppo bene. Non mi equivocate: fisicamente sta una favola. Tuttavia è indubitabile che la sua ideologia sta sterzando un po' a destra. Magari sbaglio. Sarà la posizione assunta sul Decreto sicurezza, sarà la leadership carismatica. O sarà che il bipolarismo ha segnato il suo tempo ed è giunto il momento di trovare nuove soluzioni. An è sulla buona strada, molto più che Berlusconi. E se il Secolo recava, oltre alla celebrazione di Guccini, il processo di canonizzazione di Goffredo Bettini, il beneficio del dubbio me lo potete pure dare

giovedì 29 novembre 2007

Masochismo e palle di velluto

Se la giornata politica a sinistra è stata intensissima, con le discussioni sul pacchetto welfare e la (s)fiducia al governo, la notte, invece che portare consiglio, ha regalato alla destra quell'apoteosi del masochismo che Von Sacher-Masoch, padre del genere, riuscì forse a sfiorare soltanto nelle sue opere migliori. Divertente. Boccaccesca. Raccapricciante.
I prodromi si si coglievano dalle agenzie nel pomeriggio: Berlusconi dopo la cena di Arcore reinventava il Pdl, Fini si beava di aver picchiato come un fabbro a Matrix, Casini si astraeva nella Visio Veltronis. Il trivio. Per fortuna il palinsesto prevedeva le dichiarazioni di voto alla Camera che hanno consentito al sottoscritto di assumere quell'efficacissimo prozac chiamato "mal comune mezzo gaudio". Si profilava poi ricca serata pantofolaia: Gad Lerner e Mentana. L'infedele inizia liscio come l'olio. Sembra un dialogo serioso nel merito. Cose trite e ritrite sui meccanismi elettorali e l'incomprensibile panegirico di An ad maiorem gloriam del referendum. Se anche Sartori sul Corriere consigliava ieri a Fini di lasciar perdere, qualche motivo ci sarà. Ma ancora non è nulla. La Russa comincia a beccarsi con Michaela Biancofiore di Fi. Si vede che non è serata per il capogruppo di An a Montecitorio. Perde le staffe e comincia a fare la lista dei senatori della sinistra che dovevano essere oggetto della transumanza berlusconiana. "Invece l'unico deputato che ha cambiato partito è stato la Santanchè". Passa qualche minuto. Quando alla battuta di Lerner "faccio il cattivo" Ignazio risponde con un lascivo "Sì... fai il cattivo" comincio a sentire i brividi lungo la schiena. Domanda sulla Santanchè: il Secolo denuncia la sua entrata nella società concessionaria di pubblicità per Libero. Ignazio sembra non accusare il colpo e dice di non averne saputo nulla, lanciando più di una frecciatina sul condizionamento che la deputata avrà sul giornale. Tutto tace finchè telefona la Santanchè. Il disastro: un litigio in cui La Russa viene accusato di avere le "palle di velluto" e di essere stato a conoscenza di ogni dettaglio. La Russa nega e rinfaccia di essere stato l'unico a sponsorizzare la portavoce de La Destra in An dato che tutti la ritenevano inaffidabile. Cominciano sottili allusioni sui legami non economici della deputata con Libero e si profila perfino l'ipotesi che la Garnero porti soldi perfino a l'Unità. La scena è gustosa, ma c'è Fini sul 5 e bisogna assistere. Interessante la prima parte: tiro a freccette contro il Cavaliere. Scaltra la seconda: un tentativo di riappropriarsi dei temi di destra. Peccato per la strategia del referendum. Ma una frase del Presidentissimo mi chiarisce finalmente ogni cosa: "Quando faccio una scelta che mi accorgo essere sbagliata, vado avanti ugualmente per quella strada perchè penso che la coerenza sia un valore". Così sì che si va lontano. E vado a letto sereno.

mercoledì 28 novembre 2007

Qualcosa di destra

Ve lo devo confessare: guardando la puntata di Ballarò di ieri sera, mi veniva naturale per disperazione stare a certi tratti (a certi tratti, badate bene) dalla parte di Diliberto. E' mai possibile - mi chiedo - che si continui a ripetere ossessivamente, almeno da parte dell'opposizione, che in questo Paese l'unico problema è la tassazione elevata e l'instabilità di Governo? Io non amo Prodi e non sono un patito delle tasse. Tuttavia credo che il problema in Italia si chiami in un modo solo: assenza di responsabilità. Se ognuno pagasse le tasse, se ciascuno evitasse di giustificarsi continuamente per i propri peccatucci piangendosi addosso, se un comandante dei vigili urbani che utilizza un permesso per disabili accettasse la sanzione che gli viene comminata invece di far ricorso, l'Italia sarebbe più equa, più vivibile e, forse, più ricca. La solita ruffianeria verso l'idolo Sarkozy? Sì ma non solo. Al di là della tirata moralista, che facilmente potrebbe cadere nella demagogia, c'è anche una constatazione. Nonostante ogni tanto Gianfranco Fini faccia qualche incursione sul tema, è evidente che nessuna proposta realmente innovativa dà seguito alle sue parole gridate dal solito pulpito. Perchè? Forse bisognerebbe riconoscere che per troppi anni la destra italiana è rimasta appiattita su un'ideologia di tipo liberal-liberista mutuata da Berlusconi, mentre il male era identificato facilmente ed esclusivamente nel "nemico oggettivo" comunista. Ciò che è riuscito a sopravvivere dalla mattanza nei porti franchi della destra identitaria e nelle sezioni storiche è qualcosa che assomiglia di più ad una serie confusa di riti nostalgici piuttosto che a qualcosa che faccia da testa di ponte verso le altre destre moderne europee. Se An riuscisse a trasformarsi in un partito che andasse a colmare lo spazio nazional-conservatore (e nessuno se la prenda per quel "nazional") forse riuscirebbe a divenire un soggetto serio ma con un bacino elettorale definito e non conflittuale con quello del Pdl. Riuscirebbe, in definitiva, a non venire spazzata via. Ho sentito dati inquietanti: Alleanza Nazionale sarebbe scesa al 9%. Non riesco a stupirmi di queste cifre e secondo me sono ancora passibili di pesanti cali. La via è quella di comprendere che una risposta al vuoto populismo plasticheggiante di Berlusconi c'è ma che non può avere come presupposto il solito "armatevi e partite".

martedì 27 novembre 2007

Capitani coraggiosi

Molti giornali e riviste patinate sono soliti fare una sorta di "pagella", mostrare chi è in ascesa o in discesa in un determinato momento politico o segnalare un personaggio del giorno. Anche se non amo questo genere di classifiche dato che spesso sono proprio le eminenze grigie le vere entità detentrici del potere, se dovessi segnalare uno dei protagonisti dell'attuale fase storica di An, indicherei certamente Italo Bocchino. Mentre Adolfo Urso sta calando precipitosamente, dopo le sue avventate aperture a Berlusconi (ma penso che non sarà una lunga caduta dati i legami instaurati col Presidentissimo tramite la Fondazione Farefuturo), Bocchino è un capitano coraggioso che, sorpassando sulla destra i colonnelli, cerca di ritagliarsi il ruolo di attendente di Gianfranco Fini. Che l'uomo sia dotato di una certa audacia è intuibile - al di fuori di ogni ipocrisia - dal fatto che sia riuscito a sopravvivere per ben 40 anni senza cambiare il cognome che si ritrova. Ma una certa sicurezza di sè l'esponente di An la deve aver dimostrata anche con il gentil sesso dato che parte della sua fortuna e notorietà la deve certamente alla moglie Gabriella Buontempo, figlia del cavalier Eugenio, noto e ricchissimo imprenditore napoletano. La signora Buontempo possiede inoltre lei stessa una società, la Goodtime Enterprise. Tanto per capirci è quella che ha venduto alla Rai la serie "La stagione dei delitti" che anch'io, analfabeta del tubo catodico, ho sentito nominare. Si dice anche che Bocchino debba la sua attuale fortuna pure ad un'altra donna, anch'ella campana ed esponente "alta" di Forza Italia; ma sulla vita privata preferiamo non speculare.
L'on. campano, tuttavia, non nasce dal nulla: è giornalista professionista, editore de l'Indipendente, deputato dal 1996 e candidato nel 2005 alla presidenza della Regione Campania per l'attuale ectoplasma. Capogruppo in Commissione Affari costituzionali, maneggia le materie che sono il cavallo di battaglia di An: sicurezza, immigrazione e riforme. Certo è uno dei più attivi personaggi del Partito. Segnalo una sua iniziativa editoriale recente e veramente ben fatta: Con (che sta per conservatori). La grandezza del personaggio, a mio modo di vedere, sta nel riuscire ad essere uomo d'iniziativa senza però porsi in concorrenza con il Presidentissimo, nel saper ben manovrare (in un modo non sempre chiarissimo) sia in ambito politico che economico e nell'essere dotato di energia e gioventù. La lezione di Pinuccio Tatarella, che rivendica orgogliosamente come suo maestro, trova effettivamente un seguito. Non per niente ieri Bocchino era tra i due che accompagnavano Fini all'incontro con Veltroni. Forse lui sa che la legge elettorale così com'è per An proprio non va. Ma scontentare il Presidente è uno sport che in An è meglio non praticare se si difetta di paracadute. Urso docet.

lunedì 26 novembre 2007

A beautiful mind

Scusate ma qualcuno me lo deve spiegare. Nella ridda di voci politiche che si rincorrono incessanti, negli strilli concitati delle tifoserie che in questi giorni si stanno impegnando sulle televisioni e sui giornali, le uniche parole che sembrano avere un significato, dato che vengono ripetute con una certa costanza, sono “proporzionale” e “maggioritario”. Io non sono un matematico, né un esperto di scienze statistiche, né un sondaggista, ma qualcosa sui sistemi elettorali lo so. Allora perché mi sembra che i discorsi che fanno i nostri politici non abbiano senso?
Seguite il filo del discorso, in modo da correggermi e farmi capire. Innanzitutto parlare di “maggioritario” e “proporzionale” ha tanta ragionevolezza quanto cercare di spiegare la pittura illustrando solo che cos’è il bianco ed il nero. Esistono talmente tante varianti! Si dice che un sistema proporzionale acuirebbe il frazionamento partitico, ma la stessa riforma che si vorrebbe introdurre col referendum non va a trasformare il sistema elettorale in maggioritario quanto a modificare il criterio di attribuzione del premio di maggioranza. In questo senso assomiglia alla legge Acerbo del periodo fascista che era proporzionale e che tuttavia rese possibile la dittatura.
Il problema di questi giorni non è quindi quello di stabilire se affidarsi al maggioritario o rigettarsi nelle braccia del proporzionale, quanto quello di stabilire che tipo di proporzionale si vuole. Si fronteggiano due scuole di pensiero: i due partiti maggiori ambirebbero ad un proporzionale in cui si potessero decidere le alleanze dopo le elezioni, con una soglia di sbarramento tale da far fuori i piccoli partiti. E fin qui ci arrivo: il maggioritario porterebbe nelle realtà locali a dei patti di desistenza e renderebbe comunque impossibile la libertà di movimento all'indomani del momento elettorale. Ciò che non comprendo, tuttavia, è la ragione che spingerebbe questi grandi partiti a respingere la riforma proposta dal referendum. Ma ponendo pure il caso che l’impossibilità di duplicare i nomi in lista in diverse circoscrizioni e la volontà di forgiare sistemi elettorali ad immagine e somiglianza dei due nuovi macropartiti sia ragione sufficiente per aborrire il voto, non riesco a immaginare le ragioni che porta Alleanza Nazionale a sostenerlo. Parteggiare per un sistema che da la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento alla lista di maggioranza relativa potrebbe essere saggio per le due formazioni al 30%, ma non per quella al 14%. I casi sono due: o Fini crede di riuscire a pareggiare i voti del Cavaliere o spera che il nuovo Pdl sia tanto debole rispetto al Pd da ricondurre Berlusconi a più miti pensieri e da farlo tornare all’ovile. A dire il vero ce ne sono pure un paio di scorta, di casi: che Fini non conosca appieno le conseguenze delle sue azioni (che in preda allo sconforto abbia voluto replicare l’esperienza giamaicana?) o che io non sia tanto machiavellico da penetrare la sua beautiful mind. Nel qual caso, ve ne prego, qualcuno abbia la compiacenza di spiegare pure a me!

domenica 25 novembre 2007

Le streghe son tornate

Quando si finirà con le rivendicazioni? Quand'è che si potrà dire che la donna finalmente è uguale all'uomo? Quando saranno al 50% dappertutto? E' davvero questo l'obiettivo? Allora perchè ieri nessuno ha condannato il fatto che nella guardia d'onore montante al Quirinale le donne fossero il 100%? Io credo che la parità sia un valore. Ma come sempre si equivoca: la parità deve essere nelle condizioni di partenza e nelle regole, non nel risultato. Perchè credo che ci siano lavori dove naturalmente le donne eccellano. Ma vale anche il contrario. Con eccezioni naturalmente. Se si parla di violenza, poi, sono naturalmente d'accordo con le femministe in ogni caso. Mi lascia perplesso tuttavia includervi anche la violenza psicologica. Il 90% delle donne ritiene di esservi stato sottoposto. Provate ad andare a chiedere ai mariti se anche loro ritengono di far parte delle vittime di questo tipo di pressioni... E' evidente che nel matrimonio o nel rapporto di coppia (anche gay) ci siano momenti in cui si cerca psicologicamente di forzare la mano. E come sempre farsi scudo di una debolezza è il modo preferito di chi vuole autolegittimarsi a passare a fare violenza.
Per dirla fuori dai denti: un corteo contro la violenza sulle donne le cui componenti caccia no indiscriminatamente gli uomini che vorrebbero entrarvi è come un corteo contro la mafia che cacci ogni siciliano che vorrebbe manifestare. Una vera e propria idiozia. Così come condannare il decreto sicurezza perchè non è utile alle violenze domestiche. La verità è che nessuna norma porterà alla parità tra uomo e donna. E' solo questione di cultura e di mentalità. Ed è bene che il movimento femminista, che poteva aver senso negli anni settanta e già allora eccedeva, si metta in testa che non si cambia nulla rivendicando una presunta superiorità femminile, ma sia molto più utile formare ed informare la società senza creare ulteriori conflitti e fratture. Anzi il modo migliore per forgiare una società nuova è fare figli ed educarli. E se anche qualcuno mi darà del vecchio, nessuno mi leverà mai dalla testa che non ho visto donna più donna di una madre che porta in braccio suo figlio.

venerdì 23 novembre 2007

Nella sfera di cristallo

Stasera voglio dilettarmi in una predizione. E se fosse che domani un giornale aprirà con il coinvolgimento della Forleo nella fuga di notizie sulle intercettazioni ai dirigenti Rai-Mediaset? Beh, sarebbe abbastanza facile, dato che l’inchiesta Hdc coinvolge anche Fiorani. E indovinate di chi si è occupata la Forleo nei mesi scorsi? Proprio di Fiorani. Un imputato cui si è dedicata con passione ed approfonditamente. Può mai essergli sfuggito che era coinvolto anche in un’indagine sull’Hdc? Ininfluente sul crack della Popolare di Lodi? Forse. Ma ecco un’altra strana coincidenza: i giornalisti di Repubblica che rivelarono il contenuto delle intercettazioni delle telefonate tra D’Alema, La Torre, Fassino e Consorte sul caso Unipol sono gli stessi che hanno rigettato in campo la questione del conflitto d’interessi. Emilio Randacio e Walter Galbiati. Ma chi lo sa, può essere pure che abbondino le talpe nel tribunale Milano. Mettiamo però solo per un attimo che sia veramente la Forleo ad aver aperto il vaso di Pandora… Che avreste fatto al posto suo per cautelarvi? Beh, forse avreste chiamato l’avvocato, prima. Andate un po’ a vedere chi è il suo avvocato… Giulia Bongiorno. Come dite? La stessa di Fini? Un deputato di An? Ma no, vi sbagliate… è una coincidenza. Eppoi si sa che a pensar male si fa peccato.

La piccola fiammiferaia

Qualcuno sorriderà, ma da piccolo una fiaba che mi rendeva sempre molto triste era la piccola fiammiferaia, la povera bimba che in una notte di freddo e di gelo, senza aver venduto un fiammifero, si ferma in un angolo e accendendone uno dopo l'altro sogna le cose più belle finchè arriva la nonna defunta che a seguito delle preghiere della piccina se la porta con sé in paradiso. Non vi lamentate se non vi ho commosso: non era quello l'obiettivo. Non sono un fautore del conservatorismo compassionevole. Questa notte però ho letto qualcosa che mi ha richiamato alla mente la scena della bimba cenciosa e abbandonata, quasi fosse la celeberrima medeleine nel tè di Proust. Si tratta di una lettera aperta a Berlusconi tratta da una newsletter chiamata "Il punto" che viene redatta dall'on. Marco Zacchera, un deputato che ammiro e di cui condivido molte battaglie. Ne riporto un brano: "“Adesso che facciamo”? Perché è difficile dire che la Destra del 2007 sia ancora “fascista” e quindi automaticamente fuori dal gioco (anche perché i più “fascisti” da tre mesi sono i suoi più fedeli alleati) e pensare di arrivare al 51% emarginandoci è difficile non tanto nei numeri quanto per il fatto che in questi anni la Casa delle Libertà è cresciuta ed è viva nei fatti.Per carità: magari si litiga per posti ed assessori, ma si è comunque molto più coesi di prima perché si ragiona con gli stessi parametri. [...] La CDL c’è, Cavaliere, ed è un delitto distruggerla anche perché senza di lei non ci sarebbe stata, e rischia adesso di perdere l’anima. Una CDL dove servono tutti gli ingredienti del menu, da Casini a Bossi, mentre altri nuovi arrivi rischiano di essere incompresi ed indigesti. Insomma: forse fa bene Forza Italia a cambiare la giacca, occorre un po’ di tempo perchè cali la tensione tra i due protagonisti – lei e Fini - dettata soprattuto da situazioni contingenti e da caratteri diversi, ma poi occorre ritrovarsi, discutere, imparare da errori passati per non cascarci più." Non è una campana fuori dal coro. Molti esponenti di An tendono la mano, in attesa che il Cavaliere ci ripensi, che in fin dei conti torni indietro. Nessuna concessione in più, certo: Adolfo Urso ci aveva provato nell'Esecutivo del Partito e Fini tra poco se lo mangiava.
Vorrei ora che vi dilettaste in un'analisi del testo da liceo e scopriste le piccole differenze di tono tra il brano precedente e un articolo pubblicato ieri dal Giornale a firma di Stenio Solinas: "«Dalle fogne li ho fatti uscire e nelle fogne li faccio tornare». Testo e musica di Silvio Berlusconi. Per chi sta in via della Scrofa e dintorni, tutto il resto è noia e questo è quel che resta di una lunga marcia verso il nulla.Erano partiti che erano ancora brutti, sporchi e cattivi, la più «impresentabile» fra le forze politiche della cosiddetta Prima Repubblica, quella per la quale era stato addirittura inventato un arco costituzionale ad escludendum: i reprobi, i reietti, i ghettizzati, i neofascisti. [...]Tredici anni dopo, Alleanza nazionale è un partito senza identità che nella corsa affannosa del suo presidente verso il centro e verso una successione all’insegna del centrismo moderato se lo ritrova ora occupato più di prima e in più con il suo fianco destro questa volta presidiato da altri. La nuova legge elettorale vedrà i grandi partiti scegliersi gli eventuali alleati di governo non prima delle elezioni, ma dopo. Il cerchio si chiude e c’è sempre una nemesi politica e anche una lezione. Chi con Berlusconi guarisce, di Berlusconi perisce." La morale della fiaba? Mai tendere la mano verso a chi ghermisce un machete.

giovedì 22 novembre 2007

Torna a casa Lassie

Non me l'aspettavo. Dov'è l'orgoglio di essere destra? Dimenticato, forse, alla buvette di Montecitorio, sotto la scrivania di qualche ministero di cui si sente la nostalgia. Fini: "La Cdl è archiviata. Ripartiamo dal popolo del centrodestra. ". Dopo l'Esecutivo Nazionale una svolta di così grande spessore nessuno se l'aspettava. E' come dire "non mi piace l'anguria, ma apprezzo il cocomero". Una contraddizione in termini. Di fronte alla prova di tanto coraggio forse davvero Alleanza Nazionale merita di venire assorbita dal nuovo buco nero di Berlusconi. Dicevo nei giorni scorsi che An si scioglierà soltanto nel momento in cui lo deciderà il suo Presidente. E forse lo sta già facendo.
I due poli e l'equatore

Tanto tuonò che piovve. Nel giorno dell'epifania del simbolo del Pd, si proclama tra squilli di tromba l'inizio dell'era delle riforme. Veltroni andrà in visita ai due contendenti. Fini lunedì, Berlusconi mercoledì, il consulente matrimoniale giovedì. Venerdì lo psichiatra ed il sabato si riposò. In effetti il momento è caotico anche se nel frattempo i gruppi parlamentari continuano ad agire esattamente come prima. Ascoltando le discussioni alla Camera non sembrerebbe cambiato nulla: la solita sinistra, la solita destra. I pochi che coglieranno il senso profondo del momento ne approfitteranno. Tutti gli altri si accoderanno. La classe dirigente di Alleanza Nazionale purtroppo rientra tra coloro che si affeziona all'immutabilità: si culla nella sua indispensabilità e nel frattempo prepara le sue adunate oceaniche. Il mezzo milione di Roma non si trasferirà certo a piazza San Babila. E anche se fosse? Che sono 500 mila contro 21 milioni di firme? Che dite? 7? Sono stati riconteggiati. Il buon La Russa da l'idea di uno che avrebbe continuato volentieri a dormire: "dialogheremo col nuovo partito di Berlusconi esattamente come dialogavamo con Forza Italia". Il dialogo sincero e schietto del condannato col boia. In effetti qualcosa anche i colonnelli lo devono avere captato, dato che quando uscirono lunedì dall'Ufficio politico erano furibondi a quanto mi riferisce qualcuno. Il sogno era così bello: ancora qualche mese - non importa quanti - di agiata opposizione e poi di nuovo al Governo. E forse è per questo che Ignazio, a quanto mi risulta, non era poi così ostile all'idea della fusione con Berlusconi. Ma le voci arrivano confuse in Transatlantico e magari si finisce per capire male. Nel frattempo Tabacci ci propone una "cosa bianca" insieme all'Udc. Va bene, buona idea. Basta che non sia quella che usava Mele.

mercoledì 21 novembre 2007

Il nemico alle porte

Ricordate Stalingrado? Come non potreste... Alleanza Nazionale sta vivendo qualcosa del genere. L'impressione è che le difese debbano reggere, a tutti i costi. Il capo in tv da il meglio di sè ma sono le retrovie che devono rimanere in linea. Nessun ventre molle è ammesso. I colonnelli hanno rinnovato il giuramento di fedeltà. Le bandiere garriscono al vento. Ora tocca a Berlusconi muovere. Io mi aggiro tra le linee facendo un po' il soldato un po' il cronista di guerra. Non posso evitare di confessarvelo: adoro questi momenti di tensione. Durkheim è considerato il padre della sociologia perchè studiò i suicidi in guerra e scoprì che erano pochissimi. Perchè? Beh, per il senso di solidarietà che s'innesca tra commilitoni (non m'azzardo ad usare la parola camerati). Ho sentito dei ragazzi di Azione Giovani. Sarà per lo spirito dannunziano, per l'amore della battaglia, per la vocazione alla bella morte: stavamo bene. Non tutti tra loro la pensano alla stesso modo. Ho sentito pure dire da qualcuno che Berlusconi ha ragione. Eppure sono tutti lì, in linea. Non è ammirevole? Forse stupido, ma ammirevole. Anzi vi dirò di più. Molti attendevano questo momento. Il tempo delle scelte: la capacità della destra di vivere per il giorno del giudizio. Azione Giovani è compatta, Alleanza Nazionale è compatta. Allora ho capito: An sopravviverà. Sopravviverà a Berlusconi, sopravviverà al proporzionale. Sarà per quell'ideale vetusto chiamato onore che sembra esistere ormai solo in film come 300. Sarà per una fedeltà incrollabile, testarda, idiota. Se deciderà di sciogliersi sarà per la scelta del suo Presidente. Nessuno deciderà al posto suo. E perdonatemi se oggi sembro un po' nostalgico pure io.