giovedì 3 aprile 2008

Diario di un curatore di campagna - 9

(Non so a che giorno siamo, so che vorrei che ne restassero 10)
Un grido d’allarme risuona dalla valle. E come sempre in caso di pericolo risuona di bocca in bocca. Spostano la data delle elezioni! Che giorno è oggi? Dai, il primo aprile era ieri! Sì, ma, forse. Ma siamo in guerra? Che è successo? In Spagna neppure dopo l’attentato alla stazione di Atocha spostarono la data delle politiche. Che può essere capitato? Ma chi l’ha detto? Amato! Amato? Eh…

Beh, viene fuori che tutto sto casino capita per la Democrazia Cristiana. Ma possibile? De Gasperi è risorto con Oberdan, Sauro e Battisti? Non esattamente… è la Dc di Pizza. Chi? Pizza! Ah, già. Margherita? No, Giuseppe. Napoli? No, è di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Beh, non c’è più religione!

Vabbè, ed ora arriva fresco sto Pizza. Una bufala. E’ dal 1994 che prova a risuscitarla la Balena Bianca. Nel 1994 è con Flaiano Piccoli. Dal 2003 è segretario della Dc, ma con quel nome non si può presentare. Così alle europee del 2004 corre sotto le insegne di Paese Nuovo raccogliendo un ragguardevole 0,2%. Nel 2006 ci riprova alleato con Romano Prodi sotto la Lista dei Consumatori bissando a livello nazionale lo 0,2%. Va dato atto che in Calabria, grazie alla presenza di Loiero, si sfondò soglia 5%. Oggi, dopo aver concluso l’esperienza col centrosinistra, ecco Pizza che, con la benedizione di Berlusconi, può tornare a giostrare con lo scudo crociato.

Bene, il ritorno della Dc! Anzi no. Il Viminale pensa, con il solito eccesso di zelo, che il simbolo dello scudo crociato possa mettere in confusione qualche vecchietta siciliana che vede l’Udc presentarsi con lo stesso stemma all’interno del simbolo. Ed ecco Pizza escluso a stracciarsi le vesti. Va dato atto a Pizza, che dal 1969 è orgogliosamente democristiano, un’apprezzabile costanza. E forse non vale neppure la pena interrogarsi sull’effettiva utilità di una lista di Risurrezione come questa. A volte i morti non si rendono conto di esserlo. E quindi ben venga il ritorno della DC dopo la bocciatura del Ministero dell’Interno.

Ora però vanno risolte delle questioni etiche imprescindibili che possono determinare le sorti dell’ordinamento civile della Nazione: essere riammessi va bene, ma questo da il diritto a questa gente di pretendere che una persona come il sottoscritto, che si è già ampiamente rotto le scatole di una campagna elettorale che ha avuto la stessa partecipazione militante di quella del popolo Cubano allo sbarco alla Baia dei Porci, debba continuare per altri 10 o 15 giorni a trottare come un puledro?
A parte il De Profundis di disperazione che, insieme a Veltroni, a Berlusconi, a Casini e persino a Storace a Boselli elevo per evitare che questo strazio si prolunghi anche di sole 24 ore, ci sono altre riflessioni che, facezie a parte, andrebbero di sfuggita esaminate.

1) La Costituzione in art. 61 recita “Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni.” Quei mattacchioni dei Costituenti non hanno inserito nessun “eccetto”, nessun “salvo”, nessun “tranne”. E la ricerca nel pdf non restituisce risultati neppure se digitate Pizza.
2) Il Consiglio di Stato può sindacare su un atto amministrativo come quello emesso dal Ministero dell’Interno. Nessun atto amministrativo né alcuna sentenza possono derogare alla Carta Costituzionale ove non sia da essa esplicitamente previsto il contrario. Il decreto con cui si fissano le elezioni è un atto amministrativo e certo non può andare contro la Costituzione. Non potrebbe farlo neppure la legge. E non è che ci sia molto da interpretare.
3) Il 6 febbraio 2008 il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere. L’anno è stato bisesto (e dunque funesto): 29-6 fa 23. Aggiungiamo 31 di marzo e 13 di aprile. Non sono forte in matematica ma dovrebbe fare 67. Per fare un favore a Pizza possiamo rinviare il tutto a mercoledì 16.
4) Tutto sto ambaradan lo facciamo per una sentenza cautelativa, non per una definitiva. Tradotto: il Consiglio di Stato per evitare danni (e nella sua eterna saggezza c’è riuscito in pieno) al soggetto che accampa un interesse legittimo, sospende l’effetto di un atto amministrativo. Ciò non significa che dia ragione a Pizza.
5) Nel frattempo i militari all’estero hanno già votato. Che fanno? Rimandano le schede indietro?

La verità è che la giustizia amministrativa sta in questi anni prendendo delle decisioni che sotto molti profili decisamente non le competono. Penso, per esempio, alla bocciatura ad opera del Tar del Lazio del Decreto con cui il Ministro Turco innalzava per la cannabis le soglie consentite di detenzione personale. Indipendentemente dal merito (io ero contrario) la giustizia amministrativa non poteva bloccare il provvedimento: era evidentemente un atto politico. Diversa la questione del generale Speciale ove fece benissimo a rispedire al mittente un decreto che dal punto di vista formale era fatto coi piedi. Non si tratta di rispetto delle regole: si tratta semplicemente di buon senso!

Il mio pensiero in questa notte buia e tenebrosa va a Pizza. Dati i suoi risultati strabilianti nelle scorse tornate possiamo aspettarci grandi cose: forse passerà dallo 0,2% allo 0,5%. Caro Giuseppe, mettiti una mano sul cuore. Pensa ai militanti, pensa alle promesse di Berlusconi. Dicci cosa vuoi, cosa ti serve. Un sottosegretariato? Pronti! Un po’ di soldi? Spara! Guarda io queste cose non posso dartele ma c’è un tizio a Palazzo Grazioli che è abbastanza preoccupato perché ogni giorno di più si rischia lo stallo al Senato. Figuriamoci in quindici! Domanda con fiducia! E non fidarti di Clemente quando dice che qualche volta non ciò che promettiamo non lo manteniamo! Stavolta abbiamo fresca fresca una svendita… c’è un’azienda in dismissione. Portati a casa un aereo e un paio di hostess e non se ne parla più.

11 commenti:

Nico ha detto...

... come non condividere il tuo post...

oltretutto essendomi perso l'unico momento vivace della ns. campagna elettorale... ;-)

Anonimo ha detto...

Sotto il profilo giuridico non riesco a capire come si sia radicata la questione.
Ricordo a me stesso che esiste un principio di gerarchia delle fonti che riconosce alla Costituzione Italiana del 1948 il ruolo di fonte primaria.
Non volendo perdersi nella definizione di "fonte del diritto", che secondo Crisafulli è ambigua e contiene una metafora, mi sento di insistere nella mia infinita incapacità di comprendere il nodo della questione.
Intanto va detto che le norme costituzionali, anche grazie alla continua interpretazione della Corte Costituzionale, "sono tutte immediatamente applicabili,se non altro al fine della valutazione di costituzionalità e dell'interpretazione delle altre leggi(Carlassarre, Gazzoni, etc.).
In particolare, poi, le norme contenute all'interno della Carta costituzionale riguardanti la procedura elettorale, delle quali fa parte l'art. 61 Cost., sono addirittura di natura "precettiva".
Cioè sono sempre state direttamente applicabili anche prima dell'intervento interpretativo della corte Costituzionale.
E come rileva Aetius la Carta non ammette deroghe non permettendo proroghe del termine dei 70 giorni.
Il problema non esiste!
Le elezioni non si possono spostare così perchè è incostituzionale.
Non c'è alcun modo di farlo!
In realtà per permettere le deroghe si potrebbe modificare, con la procedura dell'art. 138 cost., lart. 61 cost.-
Ora, questo non è possibile poichè per modificare la legge costituzionale sarebbero necessarie due successive delibere delle Camere prese a maggioranza assoluta o di due terzi, ad intervallo non inferiore ai tre mesi.
E' ciò non è possibile poichè il Parlamento è stato sciolto!
Ne consegue che dal punto di vista del Diritto Costituzionale un'eventuale proroga della data delle elezioni sarebbe da considerarsi "atto di sovranità compiuto al di fuori del rispetto delle forme e dei limiti della costituzione ex art. 1".
Pertento tale atto si configurerebbe come "rivoluzionario"!

Mi scuso per essere stato prolisso, non lo farò più...

Psiconano

Anonimo ha detto...

Sotto il profilo giuridico non riesco a capire come si sia radicata la questione.
Ricordo a me stesso che esiste un principio di gerarchia delle fonti che riconosce alla Costituzione Italiana del 1948 il ruolo di fonte primaria.
Non volendo perdersi nella definizione di "fonte del diritto", che secondo Crisafulli è ambigua e contiene una metafora, mi sento di insistere nella mia infinita incapacità di comprendere il nodo della questione.
Intanto va detto che le norme costituzionali, anche grazie alla continua interpretazione della Corte Costituzionale, "sono tutte immediatamente applicabili,se non altro al fine della valutazione di costituzionalità e dell'interpretazione delle altre leggi(Carlassarre, Gazzoni, etc.).
In particolare, poi, le norme contenute all'interno della Carta costituzionale riguardanti la procedura elettorale, delle quali fa parte l'art. 61 Cost., sono addirittura di natura "precettiva".
Cioè sono sempre state direttamente applicabili anche prima dell'intervento interpretativo della corte Costituzionale.
E come rileva Aetius la Carta non ammette deroghe non permettendo proroghe del termine dei 70 giorni.
Il problema non esiste!
Le elezioni non si possono spostare così perchè è incostituzionale.
Non c'è alcun modo di farlo!
In realtà per permettere le deroghe si potrebbe modificare, con la procedura dell'art. 138 cost., lart. 61 cost.-
Ora, questo non è possibile poichè per modificare la legge costituzionale sarebbero necessarie due successive delibere delle Camere prese a maggioranza assoluta o di due terzi, ad intervallo non inferiore ai tre mesi.
E' ciò non è possibile poichè il Parlamento è stato sciolto!
Ne consegue che dal punto di vista del Diritto Costituzionale un'eventuale proroga della data delle elezioni sarebbe da considerarsi "atto di sovranità compiuto al di fuori del rispetto delle forme e dei limiti della costituzione ex art. 1".
Pertento tale atto si configurerebbe come "rivoluzionario"!

Mi scuso per essere stato prolisso, non lo farò più...

Psiconano

Anonimo ha detto...

Sotto il profilo giuridico non riesco a capire come si sia radicata la questione.
Ricordo a me stesso che esiste un principio di gerarchia delle fonti che riconosce alla Costituzione Italiana del 1948 il ruolo di fonte primaria.
Non volendo perdersi nella definizione di "fonte del diritto", che secondo Crisafulli è ambigua e contiene una metafora, mi sento di insistere nella mia infinita incapacità di comprendere il nodo della questione.
Intanto va detto che le norme costituzionali, anche grazie alla continua interpretazione della Corte Costituzionale, "sono tutte immediatamente applicabili,se non altro al fine della valutazione di costituzionalità e dell'interpretazione delle altre leggi(Carlassarre, Gazzoni, etc.).
In particolare, poi, le norme contenute all'interno della Carta costituzionale riguardanti la procedura elettorale, delle quali fa parte l'art. 61 Cost., sono addirittura di natura "precettiva".
Cioè sono sempre state direttamente applicabili anche prima dell'intervento interpretativo della corte Costituzionale.
E come rileva Aetius la Carta non ammette deroghe non permettendo proroghe del termine dei 70 giorni.
Il problema non esiste!
Le elezioni non si possono spostare così perchè è incostituzionale.
Non c'è alcun modo di farlo!
In realtà per permettere le deroghe si potrebbe modificare, con la procedura dell'art. 138 cost., lart. 61 cost.-
Ora, questo non è possibile poichè per modificare la legge costituzionale sarebbero necessarie due successive delibere delle Camere prese a maggioranza assoluta o di due terzi, ad intervallo non inferiore ai tre mesi.
E' ciò non è possibile poichè il Parlamento è stato sciolto!
Ne consegue che dal punto di vista del Diritto Costituzionale un'eventuale proroga della data delle elezioni sarebbe da considerarsi "atto di sovranità compiuto al di fuori del rispetto delle forme e dei limiti della costituzione ex art. 1".
Pertento tale atto si configurerebbe come "rivoluzionario"!

Mi scuso per essere stato prolisso, non lo farò più...

Psiconano

Guidoxx ha detto...

Ma tu vulive 'a Pizza,
'a Pizza, 'a Pizza...
cu 'a pummarola 'ncoppa,
cu 'a pummarola 'ncoppa,
Ma tu vulive 'a Pizza,
'a Pizza, 'a Pizza,
cu 'a pummarola 'ncoppa...
'a pizza e niente cchiù!...

letizia palmisano ha detto...

pfiu
pericolo scampato... pare

Anonimo ha detto...

A Letizia:
Non c'è mai stato pericolo, a meno che coloro che sono inseriti nelle liste elettorali non vogliano fare la rivoluzione.
Spostare le elezioni sarebbe un atto rivoluzionario perchè contrario all'art. 61 della Costituzione.
Sarebbe come andare al Quirinale
e rapire il Presidente Napolitano...
Capisci quindi che qualcuno si senta offeso solo per il fatto che si parli di queste cose?

Psiconano, ab libitum sfumandum

Anonimo ha detto...

in parte hai ragione
ma in parte no
...oddio sto diventando veltroniano? stef
www.comunicazionepolitica.splinder.com

Anonimo ha detto...

Forse pecco nel sentirmi offeso,
tuttavia polemiche di questo tipo fanno sorgere in me questa domanda:
Qui prodest?
Forse pecco ancora di paranoia ma potrebbe essere che il vero obbiettivo della polemica sia la Carta Costituzionale.
Forse queste polemiche servono a far sì che si crei un fronte favorevole alla modifica di una Costituzione così a prova di Pizza.
Intendiamoci non sono contrario alla modifica della nostra Costituzione, soltanto non mi fiderei di questa classe politica, qualora fosse questa l'artefice del cambiamento.

Detto questo la mia era una valutazione dal p.to di vista giuridico, e anche se vi possono essere svariate interpretazioni dottrinali ritengo che il principio di coerenza sia una delle basi sistema giuridico.
Ne segue che le norme Costituzionali non si possano contraddire, e qualora possa sembrare che si contraddicano, questa contraddizione deve essere sciolta dall'interpretazione.
Perciò se esiste una norma precettiva e perentoria di grado costituzionale, questa (non essendo passibile di interpretazione) deve prevalere nei confronti delle altre, che vanno interpretate in funzione di questa.

Psiconano

Anonimo ha detto...

Franco, Ah Franco, ma ndò stai?
Fatte vivo che ce manchi n' botto!

Marcello Spirandelli ha detto...

scusate l'assenza. Ora che si è votato si ritorna a far di conto