
Alleanza Nazionale era già questa un contenitore, ma più che altro un bel pacco regalo: la cenere sotto cui poteva ancora covare la brace. Alcuni appartenenti a questo partito come il sottoscritto ne erano consapevoli e si cullavano nell'idea che sul lungo periodo, grazie ad iniezioni moderate dall'esterno, le due pulsioni avrebbero potuto temperarsi e dar vita ad un partito conservatore di matrice europea: democratico, nazionale e popolare. Con la fusione finale che ha portato al Popolo della Libertà tutto questo si è mutato in un'illusione. Cossiga ebbe ad esprimere la convinzione che questo nuovo soggetto fosse esattamente quello che dicevo prima: un partito conservatore, liberale, democratico, nazionale e popolare. A mio avviso sbaglia. Le correnti che si incontrano in questo coacervo sono tante e tanto varie da non poter giungere a questa definizione. Stefania Craxi ricordava che sono presenti moltissimi socialisti. Rotondi era in Campidoglio insieme a Cicchitto. Comunisti pentiti come Sandro Bondi ne fanno parte. C'è il liberismo, il movimento radicale, una parte del mondo cattolico, le istanze filo-israeliane e filo-americane. Ed inoltre l'universo composito di Alleanza Nazionale. Per non parlare dei berlusconiani tout-court. E' difficile dire che questo possa chiamarsi soltanto conservatorismo nazionale, liberale, popolare.
Dopo le elezioni e soprattutto dopo le vittorie ragranellate in ogni ordine e grado di amministrazione non è più pensabile tornare indietro. Da qui si può solo procedere. La mia opinione a questo proposito è nota: avrei preferito qualcosa di diverso. Ma accetto la realtà e non mi rifugio nell'utopismo. Oggi qualcosa di diverso non potrebbe essere praticabile. Viviamo in un ecosistema ed in questo dobbiamo adattarci a sopravvivere. Non possiamo pensare di spostarci con la gravità di Giove se siamo sulla Terra. E se devo guardare al futuro vedo questi saluti romani, queste croci celtiche come un segno del passato che verranno progressivamente riassorbite ed infine cancellate. Credo invece che un conservatorismo nazionale e popolare sia una corrente che può sopravvivere all'interno del Pdl. Una corrente, ne sono cosciente. Non una definizione che potrà mai includere o definire questo movimento politico nuovo. Abbiamo voluto un bipolarismo che assomiglia tanto ad un bipartitismo: dovremo imparare a viverci dentro. Con la vittoria di Alemanno però si chiude un ciclo, sancito peraltro in modo inequivocabilie dall'elezione di Gianfranco Fini a Presidente della Camera dei Deputati. Oggi la sfida si gioca sulla costituzione del Popolo della Libertà. Sulla sua organizzazione interna, sulla sua democrazia interna (che non è per nulla scontata). A questo punto nessuno si deve fare infinocchiare dall'idea che il vecchio partito di massa sia morto e sepolto. Dobbiamo costruire spazi di dibattito che non si basino soltanto sui personalismi dei leader e sulla spartizione delle cariche. Se saranno partiti all'americana quelli nati nelle scorse elezioni dovremmo imparare le vie del lobbismo, che non sono soltanto espressioni delle classi economiche e finanziarie ma devono essere anche pulsioni culturali di associazioni e think-tank. Americani? Ok, ma non a metà.